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Aereo precipitato in Nepal, le possibili cause: i piloti hanno confuso le leve e spento i motori

Secondo un’ipotesi ancora preliminare l’aereo della Yeti Airlines con a bordo 72 persone precipitato nella regione di Pokhara, nel Nepal centrale, il 15 gennaio, sarebbe caduto a causa di un errore umano.
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A cura di Davide Falcioni
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Era il 15 gennaio scorso quando un aereo della Yeti Airlines con a bordo 68 passeggeri e quattro membri dell'equipaggio è precipitato nella regione di Pokhara, nel Nepal centrale: nessuna persone riuscì a sopravvivere all'incidente, che evidenziò le già note carenze nella sicurezza delle compagnie aeree nepalesi, non a caso bandite dallo spazio aereo dell'Unione Europea.

A confermare la scarsa preparazione dei vettori del Paese asiatico è il risultato preliminare di un'inchiesta condotta da una commissione nepalese di esperti, chiamati a stabilire quali potrebbero essere state le cause del disastro: ebbene, stando a quanto emerso uno dei due piloti del velivolo, il più esperto, avrebbe confuso le leve dei comandi, attivando quella che ha spento entrambi i motori del velivolo facendolo precipitare al suolo.

L’Atr 72-500 di Yeti Airlines era decollato il 15 gennaio alle 10.32 dall’aeroporto di Kathmandu diretto verso il nuovo scalo di Pokhara, meta turistica che porta verso le vette dell'Himalaya. Un minuto prima di atterrare il velivolo si è schiantato uccidendo tutte le persone a bordo. Quel giorno erano in programma quattro tratte tra Kathmanadu e Pokhara, andata e ritorno con gli stessi piloti: il comandante esperto Kamal Kc, 22 mila ore alle spalle, e Anju Khatiwada, pilota anche lei, con 6.500 ore di volo accumulate. I due avevano già effettuato una tratta senza problemi, andata e ritorno. Così sono decollati per un nuovo volo dalla capitale nepalese.

Stando a quanto emerso dall'analisi delle scatole nere ci fu una diminuzione improvvisa della potenza di entrambi i motori dell’Atr. Il documento parla di “feathered condition” dei propulsori. "Significa che le eliche vanno in bandiera, cioè parallele alla direzione del volo", ha spiegato al Corriere un esperto. "I motori di fatto non generano più né spinta, né resistenza". Normalmente tale manovra si esegue "quando il motore pianta e bisogna creare la minore resistenza possibile con l’elica: invece di metterla perpendicolare all’aria, la si mette parallela". In pratica i due motori non avevano più potenza.

Ma cosa è accaduto? L'ipotesi prevalente è che uno dei due piloti abbia erroneamente scambiato le leve, che si trovano una accanto all’altra. Tale manovra avrebbe fatto crollare la potenza dei motori determinando la caduta al suolo del velivolo.

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