101 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Acquisti in ritardo e prezzi non regolamentati: perché la campagna vaccini in India è un disastro

Una scarsa pianificazione, acquisti frammentari e prezzi non regolamentati sono solo alcuni dei motivi che hanno reso la campagna vaccinale in India un disastro. Bassissima la percentuale della popolazione indiana vaccinata finora, mentre il governo guidato da Narendra Modi che ha aperto le vaccinazioni all’intera popolazione senza avere le dosi necessarie a coprire la richiesta, ha dato il via alla produzione interna del vaccino a quattro aziende statali.
A cura di Chiara Ammendola
101 CONDIVISIONI
Immagine

Ritardi nell'acquisto dei vaccini, la mancata apertura alla produzione interna delle dosi necessarie e soprattutto un libero mercato al quale gli Stati Federali stanno rispondendo facendo aumentare i prezzi. Sono solo alcuni degli errori della campagna vaccinale in India che hanno portato il paese sull'orlo di una crisi sanitaria senza precedenti. I cittadini, secondo quanto riportato dalla BBC, non riesco a prenotare il vaccino che gli spetta e i pochi che riescono a farlo attraverso uno smartphone o un pc spesso vengono "rimandati indietro" perché non ci sono dosi disponibili. L'India alla prese con le feroci conseguenze della seconda ondata che ha messo in ginocchio il Paese e con una probabile terza ondata di Covid-19 in arrivo, rischia di trovarsi nuovamente impreparata, in particolare per quanto riguarda la copertura vaccinale.

Due i vaccini approvati finora in India: Covishield e Covaxin

Il primo errore del governo federale del primo ministro Narendra Modi è stato quello di consentire l'accesso alla campagna esclusivamente attraverso la piattaforma CoWin del governo, dunque solo attraverso chi ha una connessione internet e un dispositivo mobile, facendo crescere così il digital divide del Paese. Il secondo è stato di aprire le vaccinazioni a circa 960 milioni di indiani senza avere le dosi necessarie da inoculare, ovvero più di 1,8 miliardi di dosi. "L'India ha aspettato fino a gennaio per effettuare ordini per i suoi vaccini, quando avrebbe potuto preordinarli molto prima. E ha procurato quantità così irrisorie", afferma Achal Prabhala, coordinatore di AccessIBSA, che si batte per l'accesso ai farmaci in India, Brasile e Sud Africa. Tra gennaio e maggio 2021, l'India ha acquistato circa 350 milioni di dosi dei due vaccini approvati: il vaccino di AstraZeneca, prodotto come Covishield dal Serum Institute of India (SII), e Covaxin dall'azienda indiana Bharat Biotech. Acquisti giunti in ritardo, quando la seconda ondata di Covid-19 di fatto aveva già travolto il Paese. Ad aprile il governo avrebbe tentato un inversione di rotta stanziando 610 milioni di dollari a SII e Bharat Biotech per aumentare la produzione.  Ma l'amministratore delegato del SII, Adar Poonawalla in un'intervista rilasciata al Financial Times ha spiegato che inizialmente il governo indiano aveva ordinato solo 21 milioni di dosi. Il secondo ordine sarebbe stato fatto solo a marzo, ovvero due mesi fa, per un totale di 260 milioni di dosi.

Esportate dall'India in piena emergenza più di 66 milioni di dosi 

Ad aumentare le falle nella campagna vaccinale c'è stata anche la decisione del governo di non coinvolgere la vasta fascia di capacità produttive dell'India come le fabbriche biologiche che avrebbero potuto essere riutilizzate nella produzione dei vaccini stessi. Anche in questo caso, solo di recente quattro aziende statali hanno avuto l'ok per produrre il vaccino Covaxin, che è parzialmente finanziato con fondi pubblici. Eppure solo qualche mese fa il governo indiano aveva dichiarato a gran voce di aver sconfitto il Covid, tanto da decidere di esportare gran parte dei vaccini prodotti. Sul tema, Sambit Patra, portavoce del Partito del popolo indiano (Bjp), al governo in India, ha dichiarato che l'84 per cento dei vaccini esportati è uscito dal Paese nell'ambito di obblighi commerciali e di licenza dei due produttori. Secondo Patra, fino all'11 maggio sono stati inviate in altri Paesi 66,3 milioni di dosi, di cui solo 10,7 milioni di dosi come donazioni e il resto nell'ambito degli obblighi contratti dai produttori. Le previsioni di un miglioramento delle condizioni si sono comunque scontrate con la seconda ondata che ha trovato la popolazione non vaccinata e gli ospedali incapaci di dare le cure necessarie ai propri cittadini, tanto che nelle ultime settimane 14 impianti di azoto sono stati convertiti alla produzione di ossigeno. Nel Paese che di fatto è uno dei più grandi produttore mondiale di farmaci al mondo, sono state somministrate soltanto 157 milioni di dosi: dunque solo il 12 per cento della popolazione è stata vaccinata.

Diversi Stati hanno annunciato di voler importare vaccini da Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson

Un altro tema fondamentale è quello del prezzo dei vaccini che le due aziende produttrici hanno fissato a due dollari. Nelle ultime settimane però l'idea di poter abbassare ulteriormente il costo è naufragata dinanzi all'ok da parte del governo lo scorso 1 maggio ai singoli Stati Federali e agli ospedali privati di poter acquistare direttamente dai produttori. "L'approvvigionamento centralizzato di grandi quantità avrebbe consentito un calo dei prezzi sotto i due dollari. Invece è aumentato", ha spiegato Achal Prabhala. Il risultato secondo gli esperti è così si venga a creare un vero e proprio mercato libero per i vaccini che sono stati sviluppati e prodotti con finanziamenti sia pubblici che privati. Diversi stati hanno ora annunciato l'intenzione di importare altri vaccini da Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson. Ma nessun produttore è in grado di garantire la fornitura nei prossimi mesi poiché i paesi più ricchi hanno preordinato le scorte. Lo Sputnik V è stato approvato, ma non è ancora chiaro quando verranno lanciati i vaccini.

101 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views