Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Abbiamo camminato 5 ore per tornare a casa, l’abbiamo trovata distrutta”: il racconto di una famiglia a Gaza

Centinaia di migliaia di sfollati gazawi si sono messi in marcia verso il nord della Striscia per tornare a quelle che un tempo erano le loro case. Wessam, studentessa di Gaza, ha raccontato a Fanpage.it il ritorno alle macerie della sua casa.
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La studentessa il giorno del diploma e la sua casa in macerie
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Era la tarda mattinata di ieri quando Wessam con la madre, il padre e i due fratelli si è messa in viaggio tra altre centinaia di migliaia di persone: dal sud della Striscia verso il nord, verso Gaza City, verso le rovine delle case, verso i corpi dei cari ancora sotto le macerie, verso il futuro, tra la gioia del cessate il fuoco e l’odore nauseante del sangue versato.

Una marcia di dignità e speranza da Deir Al Balah fino al quartiere Al-Zaytun: “La gente era emozionata. Mentre camminavo lungo Al-Rasheed Street, c'era una grande folla. Alcuni stavano tornando per ricongiungersi con coloro che erano rimasti nel nord di Gaza, mentre altri stavano tornando alle rovine delle loro case”, racconta a Fanpage.it Wessam, studentessa gazawi di 26 anni, “è stato incredibilmente lunga la strada, non ci sono più mezzi di trasporto a Gaza, abbiamo camminato per tutto il tempo su Al Rashid street fino a quando non abbiamo raggiunto Al-Zaytun. È stato un viaggio lunghissimo, le strade erano bloccate da persone ovunque. Centinaia di migliaia di sfollati in cammino per tornare al nord. Durante la traversata c’era distruzione ovunque, i robot esplosivi usati dall’esercito israeliano per costringerci a sfollare hanno distrutto tutto, è stato terribile”.

Dalle immagini dall’alto scattate ieri su Al-Rasheed Street si vede un fiume umano marciare verso il nord, “il sacro ritorno” l’ha definito Bissan Owda, giornalista di Gaza, in un video pubblicato sul suo profilo Instagram. Ma di sacro resta poco tra le macerie di un territorio reso lunare da due anni di incessanti e spietati bombardamenti israeliani.

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“Ieri siamo finalmente potuti tornare al nord, nella nostra casa ad Al-Zaytun dopo essere stati sfollati a Deir Al Balah, ma dopo più di 5 ore di cammino a piedi dal sud al nord di Gaza, casa mia non c’era più”, continua Wessam con la voce spezzata dalle lacrime, “casa mia era completamente distrutta. Quando l’ho vista, quando ho visto le pareti della mia cameretta giacere tra le macerie, sono scoppiata a piangere. È così doloroso vedere tutti i tuoi ricordi ridotti in macerie, tutto lo sforzo e l’amore che hai usato per costruire la tua casa giacere a terra”, continua mentre ci manda le immagini della casa distrutta.

Wessam prima del 7 ottobre 2023 studiava letteratura inglese, si era diplomata dopo mille difficoltà, tra le guerre precedenti e la fatica economica di portare avanti gli studi. Adesso sogna di continuare l'università in Italia.

Wessam il giorno del diploma
Wessam il giorno del diploma

“Al-Zaytun un tempo era una delle zone più verdi della Striscia, piena di alberi, case e vita, Al-Zaytun vuol dire alberi d’ulivo, ma come potete vedere in queste immagini gli alberi sono stati tutti recisi. Ad un certo punto abbiamo sentito rumore di colpi da arma da fuoco allora alcune persone ci hanno detto che la nostra area è ancora classificata come zona rossa e che i militari israeliani sono ancora lì. Quindi abbiamo deciso di tornare al sud ancora una volta, siamo arrivati molto tardi di notte, dopo più di 10 ore di cammino avanti e indietro, ma non avevamo altra scelta: non abbiamo più un posto per noi al nord”, continua la giovane.

La casa della studentessa distrutta
La casa della studentessa distrutta

E mentre Gaza è ancora in festa per la proclamazione del cessate il fuoco, per qualcuno è già arrivato il momento più difficile di questi due anni: fare i conti con ciò che resta e quello che sarà.

"È stata una delle situazioni più difficili che abbia mai affrontato nella mia vita. Vedere la mia casa distrutta è stato davvero molto doloroso. La carestia e la perdita dei nostri cari che abbiamo subito durante la guerra non erano sufficienti, hanno voluto distruggere anche la nostra unica casa. Questa non era solo una casa, ma ospitava circa 10 famiglie. Ora siamo di nuovo tutti senza tetto, di nuovo tutti sfollati. Hanno distrutto la piccola gioia che abbiamo provato per il cessate il fuoco”, conclude Wessam dalla sua tenda nel campo sfollati di Deir Al Balah.

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