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A Gaza una neonata è morta di freddo: “Tende distrutte dalle piogge, la vita è diventata insopportabile qui”

A Khan Younes non c’è riparo alla pioggia e dal gelo. La piccola Rahaf Abu Jazar, di soli otto mesi, è morta di freddo stamattina nella tenda in cui era sfollata. Il racconto a Fanpage.it di un operatore umanitario: “A Gaza i bambini sono privati di tutto”.
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Khan Younes oggi
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“Stamattina, mentre guidavo per andare al lavoro, le strade erano piene di buche e di acqua a causa delle forti piogge, quando un bambino mi ha detto: ‘Per favore, guidate piano così non ci bagniamo i vestiti, perché non ne abbiamo altri’. Questa è Gaza, dove i bambini sono privati di tutto, anche delle cose più semplici come un cambio di vestiti”, inizia così il racconto di Sami Abu Omar  – operatore umanitario gazawi dell’ong italiana ACS.

A Khan Younes le piogge torrenziali si mescolano alle acque reflue e a quelle fognarie, inondando di fango ed escrementi le tende. I bambini cercano di ripararsi, ma non c’è riparo all’acqua e al freddo gelido.

Freddo che a Khan Younes ha ucciso la piccola Rahaf Abu Jazar, di soli otto mesi. Stamattina e dopo una lunga nottata di tempesta, la madre ha ritrovato il suo corpo gelido e immobile, nella tenda che da più di due anni è diventata la loro casa.

“Israele continua ad impedire l'ingresso delle attrezzature necessarie per la riparazione delle nostre case, che ha completamente distrutto”, continua l’operatore umanitario che prima che arrivasse la tempesta aveva avvertito: “Date le continue sofferenze di decine di migliaia di famiglie sfollate che vivono in tende da oltre due anni, e data l'inadeguata protezione fornita da tende logore, teloni e tessuti strappati, i rischi sono particolarmente gravi nella zona costiera densamente popolata e nelle valli, dove si prevede che centinaia di tende possano allagarsi e crollare durante la tempesta. Invitiamo tutte le organizzazioni e le associazioni umanitarie che operano nella Striscia di Gaza ad attivare lo stato di massima emergenza e a coordinarsi sul campo con tutte le parti per implementare le operazioni di soccorso e chiediamo ai mediatori di fare pressione su Israele affinché attui il protocollo umanitario in conformità con l'accordo di cessate il fuoco e garantisca l’entrata nella Striscia di nuove tende (per chi non ha un riparo), corde o picchetti aggiuntivi per fissarle, teloni di plastica per coprire le tende dalla pioggia, coperte per proteggersi dal freddo, abbigliamento invernale per bambini, donne e anziani”.

Niente di tutto ciò è stato fatto entrare a Gaza, e la piccola Rahaf è morta proprio per questo: di freddo, per la mancanza di un riparo e di vestiti caldi.

Oggi 125.000 tende, ovvero oltre il 90% delle tende nella Striscia, sono state completamente distrutte dalle piogge.

“Tutte le tende a Gaza sono adatte solo per gite, escursioni e campeggi temporanei, non per essere alloggi e ripari, lasciando le persone in condizioni umanitarie insopportabili”, continua Sami.

Intanto il maltempo rende impossibile ricaricare i propri dispositivi: l’energia elettrica a Gaza continua a essere alimentata a pannelli solari e senza sole non è possibile ricaricare i propri cellulari.

Così anche con Sami le comunicazioni durano molto poco. “La pioggia è ancora fortissima, le tende sono affondate e noi siamo inzuppati”, conclude l’uomo, “il freddo, il sovraffollamento e la mancanza di servizi igienici nella Striscia di Gaza aumentano il rischio di malattie e infezioni. La vita qui è diventata insopportabile”.

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