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Amministrative Turchia: Erdogan in netto vantaggio

Circa 53 milioni di turchi sono chiamati alle urne per scegliere sindaci e amministratori locali. Diversi gli scontri a livello locale tra clan opposti che hanno causato morti e feriti.
A cura di S. P.
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Ore 22.56 – L'oltre 50% delle schede scrutinate sembrerebbe confermare quanto precedentemente annunciato, ovvero una conferma dei turchi per il partito di Erdogan a differenza di quanto ci si potesse attendere rispetto ad un leader che i suoi avversari politici definiscono un dittatore e che, nelle ultime settimane, si è prodigato in decisioni impopolari come il blocco di Twitter. La Turchia resta divisa per zone di competenza, coi socialdemocratici che tengono le città europee come la terza del paese, Smirne. Le due città principali, ovvero Istanbul ed Ankara (specie quest'ultima) sono quelle più in bilico, dei cui esiti si sarà con certezza nella mattina di domani. Nella prima l’uscente Akp Kadir Topbas ha un buon vantaggio nei risultati parziali sul candidato dell’opposizione Mustafa Saigul. Ad Ankara l’islamico Melih Gokcek, il sindaco uscente, e Mansu Yavas, il candidato del Chp, sono testa a testa. In generale il paese resta diviso in aree, con quella centrale ad elezione "islamica" di colore giallo, quello riferito al partito Akp. I curdi del Bdp conservano le grandi città del Kurdistan, i nazionalisti del Mhp vincono sul Mar Nero.

Ore 21.00 – Erdogan in testa con il 50,4%. I primi risultati provenienti da uno spoglio parziale, narrano di una supremazia forte per l'attuale presidente Erdogan alle elezioni amministrative. Il suo partito islamico Akp si attesta al momento al 50.4%, contro il Chp, principale partito di opposizione al 24,9%. Dati ancora parziali, riferiti ad uno spoglio poco oltre il 20 % dei seggi e soprattutto riferito alla parte geografica storicamente più aderente al partito islamico (per quanto questo non significhi una ovvia inversione di marcia quando lo spoglio andrà avanti). A Istanbul il partito di Erdogan ottiene il 52,9%, 38,6% per il Chp. Risultato similare ad Ankara quando lo scrutinio era ancora al 5%, con un Akp al 48% circa e il Chp intorno al 40%.

Ore 15.00 – Turchia: voto nel sangue, otto morti – Elezioni amministrative nel sangue in Turchia dove a metà giornata si contano già otto morti negli scontri tra clan e bande rivali in alcune zone del Paese. Il bilancio ufficiale diffuso dalle autorità locali segnala inoltre anche una trentina di feriti in seguito ai tafferugli e ai combattimenti, in alcuni casi anche con armi, scoppiati in questa giornata di voto. Gli scontri si sono verificati in particolare in alcuni comuni rurali del Paese in cui da tempo clan rivali si contendono la carica di capo-villaggio. Sei le persone rimaste uccise in un singolo episodio nel villaggio di Yuvacik, nella provincia sudorientale di Sanliurfa, al confine con la Siria, dove i clan si sono fronteggiati a colpi di arma da fuoco. Molte le persone che sono rimaste ferite invece in un distretto della stessa provincia dopo un'altra lite tra famiglie rivali. Infine, nella provincia meridionale di Hatay, due uomini sono rimasti uccisi in una sparatoria tra i parenti di due candidati alla municipalità del villaggio di Golbasi. Intanto nel seggio elettorale dove era atteso anche il Premier Recep Tayyp Erdgan, blitz delle Femen che hanno fatto irruzione a seno nudo nell'edifico gridando "no alla dittatura" e slogan contro il governo turco e "la sua politica di chiusura di internet, di stato di polizia e di islamizzazione forzata della Turchia".

In Turchia si vota oggi per le elezioni amministrative: fino alle 17, circa 53 milioni di turchi di 81 province sono chiamati alle urne per scegliere sindaci e amministratori locali. Gli occhi sono puntati sulle grandi città, da Istanbul ad Ankara e Smirne. Visti gli eventi che si sono susseguiti negli ultimi mesi, dagli scandali di corruzione alle proteste di Gezi Park al tentativo di bloccare Twitter e Youtube, il voto di oggi è decisivo per il premier Recep Tayyp Erdogan. Il futuro di Erdogan, al potere da 12 anni, appare in bilico: accusato di corruzione, autoritarismo, nepotismo, il premier ha annunciato che lascerà se il suo partito islamico Akp non sarà più la prima formazione del Paese. Nonostante il calo di consensi per Akp, tuttavia, secondo quanto emerge dai sondaggi il partito di Erdogan riuscirà ad avere la meglio in molte parti del Paese. Alle politiche del 2011 l’Akp ha ottenuto il 50%, il principale partito di opposizione il 25.9%.

Nuove misure dopo le elezioni – Per il dopo elezioni il premier ha già annunciato nuove misure autoritarie: dai poteri speciali per i servizi segreti alle nuove norme sul controllo della giustizia passando per un possibile blocco di Facebook, dopo Twitter e YouTube. A giocare a favore del consenso a Erdogan ci sono un'opposizione sfaldata e l'appoggio solido della classe media musulmana. Chi appoggia il premier è convinto della sua versione dei fatti sulle intercettazioni che mostrerebbero il suo coinvolgimento nello scandalo corruzione: per Erdogan si tratta di un complotto organizzato dai seguaci del religioso Fethullah Gulen, un tempo suo alleato ma ora suo rivale.

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