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Ministro Egitto: “Trovati i documenti di Regeni”. Genitori: “Oltraggiosa messa in scena”

“Il passaporto di Giulio Regeni”, assieme ad altri suoi documenti, è stato rinvenuto in un appartamento abitato da familiari di un componente di una banda sgominata al Cairo: lo ha annunciato il ministero dell’Interno egiziano. I familiari dell’italiano però credono si tratti di un depistaggio.
A cura di Susanna Picone
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Tra conferme e smentite l’Egitto rilancia la pista della criminalità organizzata sull'omicidio di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano trovato morto al Cairo lo scorso febbraio. Una “fonte della sicurezza” citata dal quotidiano filo-governativo El Watan ha affermato che i componenti della banda di sequestratori uccisi al Cairo “sarebbero legati all'omicidio” del giovane italiano. Secondo questa fonte cinque persone sono state uccise, tutti componenti di una banda specializzata nel rapimento di stranieri che operava con divise della polizia. A prova dell'uccisione dei cinque presunti criminali i media egiziani hanno anche diffuso diverse fotografie. Il ministero dell'Interno del Cairo, a sostegno di questa tesi, ha fatto sapere in un comunicato diffuso dall’agenzia ufficiale Mena che il portafoglio di Giulio Regeni con i suoi documenti è stato trovato in una sacca all’interno di un appartamento abitato da familiari di uno dei componenti della banda ucciso dalle forze di sicurezza.

Procura egiziana: "Regeni ucciso perché si sarebbe ribellato ai rapitori" 

Giulio Regeni sarebbe stato ucciso dagli uomini della banda di rapitori uccisi ieri dalla polizia egiziana perché si sarebbe ribellato al sequestro messo in atto dal gruppo. È questa la nuova ricostruzione dei fatti diffusa da fonti di sicurezza del Cairo sul caso del giovane studente italiano morto in Egitto. In particolare, secondo quanto apprende l'Ansa da una fonte della Procura generale egiziana, la circostanza sarebbe stata rivelata dai parenti del capobanda morto ieri. La sorella e la moglie dell'uomo, durante un interrogatorio, avrebbero riferito agli inquirenti egiziani che il giovane ricercatore friulano resisteva e quindi sarebbe stato ucciso.

Le foto dei documenti di Giulio Regeni

Le foto dei documenti di Regeni – a casa di un familiare di uno dei banditi sarebbero stati trovati il passaporto del giovane italiano, la tessera dell'università di Cambridge, quella dell'American University al Cairo e le carte di credito – sono state diffuse tramite la pagina Facebook del ministero degli Interni egiziano insieme al comunicato degli arresti. Gli investigatori italiani presenti in Egitto per indagare sul caso Regeni sono stati informati dalla polizia egiziana dell'uccisione dei membri della banda ma hanno espresso forti dubbi sulla veridicità di questa versione. Le ultime notizie in arrivo dall’Egitto sembrano riportare l’inchiesta indietro ai primi giorni, quando le autorità del Cairo spingevano verso la criminalità comune. I pm di piazzale Clodio attendono ora comunicazioni ufficiali da parte della magistratura del Cairo.

“Gli apparati di sicurezza hanno concluso le indagini e informato la parte italiana dei risultati. Il ministero ringrazia la parte italiana per la sua piena cooperazione nella fase precedente che ha contribuito a ottenere a questo risultato”, è quanto si legge a conclusione del comunicato del ministero dell'Interno egiziano pubblicato dall'agenzia Mena sulla banda di sequestratori sgominata e sul rinvenimento dei documenti di Regeni.

I genitori di Regeni: "Oltraggiosa messa in scena"

Per l’Italia, comunque, il caso Regeni non è affatto chiuso. Investigatori e inquirenti italiani hanno sollevato diversi dubbi sulla svolta di cui parlano i colleghi egiziani e hanno precisato che “non c'è alcun elemento certo che confermi che siano stati loro”, riferendosi ai cinque uccisi a Il Cairo in uno scontro a fuoco con la polizia. Gli inquirenti hanno ricordato anche che, a due mesi dalla morte del giovane, l'Italia è ancora in attesa di documenti e atti fondamentali dell'inchiesta egiziana. Dura anche la reazione dei familiari di Giulio Regeni: "Siamo feriti ed amareggiati dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sulla barbara uccisione di nostro figlio Giulio che, esattamente due mesi fa, veniva rapito al Cairo e poi fatto ritrovare cadavere dopo otto giorni di tortura. Siamo certi – aggiungono i genitori di Regeni – della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena che peraltro è costata la vita a cinque persone, così come sappiamo che le istituzioni, la nostra procura ed i singoli cittadini non ci lasceranno soli a chiedere ed esigere verità".

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