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Perché le rate dei mutui sono salite così tanto e non torneranno più come prima: lo spiega un economista

Nell’ultimo anno le rate dei mutui a tasso variabile sono cresciute molto rapidamente, in alcuni casi anche più del 60%. Dietro questo aumento c’è la decisione della Bce di tornare ad alzare i tassi d’interesse, dopo più di dieci anni, per mettere un freno all’inflazione. Il professor Valerio Pesic, dell’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato a Fanpage.it cosa ci si può aspettare in futuro.
Intervista a Prof. Valerio Pesic
Professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all'università "La Sapienza" di Roma
A cura di Luca Pons
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Da quasi un anno, il tasso d'interesse dei mutui in banca ha iniziato una risalita che ha portato le rate a crescere di oltre il 60%, in alcuni casi. Il motivo è che la Banca centrale europea ha deciso di alzare i tassi d'interesse, come non faceva da più di dieci anni. In particolare, da prima della crisi economica del 2007-2008.

Il suo scopo è limitare l'inflazione, ovvero il rialzo dei prezzi che colpisce soprattutto le famiglie più povere. L'effetto concreto, però, è che si alzano anche i tassi d'interesse – e quindi le rate – per i mutui in banca, vecchi e nuovi. Così, moltissime famiglie si trovano a dover pagare molto più che in passato. Valerio Pesic, professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all'Università La Sapienza di Roma, spiega a Fanpage.it come siamo arrivati in questa situazione, cosa succederà in futuro e cosa si può fare per tutelarsi.

Perché le rate dei mutui hanno iniziato a salire

Innanzitutto, perché la Bce ha iniziato ad alzare questi tassi, soprattutto in modo così "rapido ed energico", come lo definisce il professore? Il motivo ha a che fare con la "forte dinamica dei prezzi" registrata nell'ultimo anno. "C'è la necessità di calmierare le dinamiche di inflazione. Queste sono un pericolo, un fattore di instabilità per le imprese ma soprattutto per le famiglie, perché fanno salire i prezzi, specialmente quelli dei beni consumo". E questo colpisce soprattutto le fasce economicamente più deboli.

Negli ultimi dieci anni (abbondanti) i tassi di interesse erano stati decisamente bassi."Dopo la grande crisi finanziaria del 2010-2011, prima la Fed e poi la Bce avevano abbassato di molto il costo del denaro. Inoltre, per aiutare la ripresa dell'economia avevano inondato il mercato di liquidità". C'era molto più denaro in circolazione, e questo ha in qualche modo preparato il terreno per l'aumento dell'inflazione.

La scintilla è stata il rialzo improvviso del prezzo dell'energia, legato anche alla guerra in Ucraina. Di colpo l'inflazione è schizzata alle stelle, i prezzi hanno iniziato a salire rapidamente e le banche centrali – prima la Fed statunitense e poi la Bce europea – hanno dovuto intervenire. Oggi si trovano davanti a "un dilemma, perché da una parte l'inflazione deve essere contenuta, ma dall'altra il rialzo dei tassi indebolisce chi ha contratto dei debiti, come alcune imprese  e in particolare le famiglie che hanno contratto un mutuo", commenta Pesic.

Le banche ci guadagnano facendo degli extraprofitti?

Nel concreto, quando la Bce ‘aumenta i tassi di interesse' stabilisce che ci sia un rialzo di alcuni tassi, di cui il più importante è il cosiddetto tasso di rifinanziamento principale. "Questo tasso è quello pagato dalle banche, per avere liquidità dalla banca centrale. Le banche non hanno un denaro proprio, lo prendono a prestito – soprattutto dai clienti, da altre banche e dalla Bce – e poi lo investono. Per questo, il tasso di riferimento della Bce influenza tutti gli altri".

Quindi, la Bce alza i prezzi per le altre banche e queste scaricano gli aumenti sui loro clienti. Alcuni hanno parlato di "extraprofitti" fatti dalle banche in questo periodo, che andrebbero tassati di più per sostenere chi è in difficolta. Secondo il professor Pesic, non è proprio corretto dal punto di vista tecnico: "Le banche cambiano i loro tassi a seconda del costo del denaro che devono pagare" quindi, come un'azienda che alza i prezzi se la materia prima costa di più, non è detto che abbiano un maggiore guadagno.

D'altra parte però "non è da escludere che ci possa essere un beneficio, almeno in questa fase di transizione. È possibile che le banche decidano di alzare i loro tassi attivi in anticipo, rispetto a quelli passivi". Anche qui, una cosa non del tutto diversa da un'azienda che vede i prezzi che salgono continuamente, e quindi decide di alzare anche i suoi in anticipo. Nel caso delle banche, poi, nel tempo arriva comunque "un sostanziale allineamento, come sembra di verificare dalle proposte che si cominciano a vedere sul mercato".

Inoltre va tenuto in considerazione che "quando le banche decidono i tassi d'interesse sui prestiti, devono tenere conto della possibilità che possono aumentare le insolvenze". Se qualcuno non è in grado di pagare, le banche possono perdere tutto il capitale prestato.

Cosa succede se i tassi d'interesse restano così alti

La conseguenza più immediata del rialzo dei tassi, mentre l'inflazione man mano scende e ci si aspetta che i prezzi rallentino ancora, è che le rate dei mutui salgono. "Sia chi oggi ha un mutuo a tasso variabile, sia chi vuole ‘accendere' un nuovo mutuo a tasso fisso o a tasso variabile, si trova con rialzi importanti nelle rate". La stima delle associazioni del settore – come il sindacato dei banchieri Fabi – è che, nel giro di un anno, le rate siano arrivate a salire più del 60%.

"E non solo", spiega il professore. "Non tanto in Europa, ma negli Stati Uniti si sono iniziate a vedere anche più insolvenze". Famiglie e aziende che avevano contratto un mutuo e che poi non sono riuscite a stare dietro all'aumento delle rate. "Se uno si indebita al massimo delle sue possibilità, e poi i tassi si alzano, non è più in grado di ripagare quel debito. Questa sembrerebbe essere una delle concause che ha contribuito alle recenti situazioni di crisi di alcune banche locali negli Stati Uniti".

Per il momento, però, sembra che il rischio di vedere un maggior numero di insolvenze non riguardi l'Italia. Sia perché i rialzi della Fed sono stati più rapidi e decisi di quelli della Bce, sia per una differenza ‘culturale' tra Paesi: "Negli Usa c'è la tendenza a indebitarsi di più, soprattutto da parte delle famiglie. In Europa, e soprattutto in Italia, questa tendenza è decisamente minore. Però non è una conseguenza che si può escludere".

Quanto si andrà avanti così, cosa succederà dopo e cosa si può fare

Chiarito perché la situazione sia è questa e quali sono i rischi, un'ultima domanda è spontanea: quanto durerà ancora? Rispondere è "difficilissimo", sottolinea Pesic. "Tutte le autorità di vigilanza si stanno muovendo con estrema cautela". Per di più l'inflazione, soprattutto in Europa, è legata allo scoppio della guerra in Ucraina. "Chi è in grado di fare una previsione affidabile su come andranno i mercati del grano, del gas o del petrolio tra un anno, in questa situazione? L'auspicio, più che la speranza", è che dovremmo "aver scontato il momento di massimo rialzo", anche perché "la crisi da carenza di beni energetici almeno per il momento è sembrata meno grave di quanto si era prospettato".

Ma attenzione: non bisogna pensare che i tassi torneranno quelli di prima. "Non penso che ci sarà un grande ribasso. Diciamo che prima eravamo abituati un po' ‘troppo bene' perché ci siamo trovati in una situazione anomala: la situazione di prima non era fisiologica, ma il ritorno alla normalità è stato brusco". Come detto, per oltre dieci anni la Bce ha mantenuto dei tassi di interesse bassissimi. Ma era una scelta "artificiale", che ora probabilmente non tornerà neanche quando si sarà superata la fase di rialzi e di alta inflazione.

D'altra parte, dal 2009 fino a novembre 2022 il tasso di rifinanziamento principale non era mai andato sopra il 2%, ma era a causa di una "situazione straordinaria e particolarmente negativa per l'economia". Dal 2004 al 2008 (anno della crisi), cioè in una situazione di "normalità", il tasso aveva sempre oscillato tra il 2% e il 4%. Oggi è di nuovo al 4%, anche se ci è arrivato con una salita ripidissima. Prossimamente "potrebbe avere un leggero ribasso quando sarà terminata questa fase, ma difficilmente si tornerà ai livelli degli ultimi anni".

E allora cosa si può fare, per tutelarsi e affrontare al meglio la "nuova normalità"? Il consiglio è semplice: "Bisogna valutare con attenzione le proposte delle diverse banche. Al momento ci sono sono offerte anche interessanti, penso a dei tassi fissi che oggi possono risultare competitivi perché mettono al sicuro da eventuali rialzi futuri. Nella situazione attuale è particolarmente importante scegliere in modo informato e non fermarsi alla prima offerta che si incontra". E soprattutto, cercare per quanto possibile di indebitarsi in un modo che sia "compatibile con la propria capacità di rimborso", quindi assicurarsi che anche in caso di aumenti il debito non diventi insostenibile.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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