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Pagamenti elettronici: ecco i problemi che non vengono considerati nella lotta al contante

Le politiche di incentivi ai pagamenti elettronici, contenuti nel piano anti-evasione del governo, non tengono sempre conto di alcuni aspetti problematici, come la questione delle commissioni imposte dalle banche e quella della privacy dei cittadini. Sui pagamenti telematici manca infatti uno schema standardizzato dei prelievi bancari sui Pos, così come una giusta trasparenza rispetto all’accumulo dei dati personali dei contribuenti.
A cura di Annalisa Girardi
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Uno dei principali obiettivi della manovra del governo giallorosso è quello di portare avanti un duro piano anti-evasione, che si traduce in corpose politiche di incentivi ai pagamenti elettronici e di lotta al contante. Sono diverse le misure proposte nel decreto Fiscale in questo senso: dalla lotteria degli scontrini, ai rimborsi fino al 10% sui pagamenti tracciabili in settori a rischio evasione, al tetto sul contante e alle sanzioni per quei commercianti che non autorizzano il pagamento tramite Pos.

Nel nostro Paese il contante continua ad essere largamente utilizzato e prediletto rispetto ai pagamenti tracciabili. Secondo uno studio della Bce risalente al 2017, in Italia 86 transazioni su 100 avvengono in cash, mentre la media dell'Eurozona è di 79 su 100. Questo non avviene certo per mancanza di altri strumenti: infatti, come precisa Bankitalia, solo l'1,6% delle persone prese in esame non è in possesso di carte di credito o bancomat. La scelta del contante risponde allora sicuramente a un fattore culturale, ma spesso, in un Paese dove i livelli di evasione fiscale sono elevati, anche a un tentativo di non consentire la rintracciabilità del denaro.

La posizione delle banche

In audizione al Parlamento sulla legge di Bilancio il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, si era detto positivo sul fatto che gli incentivi proposti dal governo possano effettivamente ridurre l'evasione fiscale: "È plausibile che nel medio periodo possa contribuire a ridurre la propensione a evadere", portando a "un aumento delle transazioni elettroniche dell’ordine del 10%". Allo stesso tempo Bankitalia ha anche sottolineato di guardare con "favore a iniziative che incentivano l’uso di strumenti innovativi e che riducono i costi delle transazioni".

Un altro punto importante riguarda le commissioni sui Pos: "Le commissioni applicate dalle banche e dagli intermediari che gestiscono i Pos variano al variare del settore di attività. A fronte di una commissione media intorno all’1% del valore della transazione, si riscontrano livelli molto minori per la grande distribuzione che, grazie al peso contrattuale, riesce a ottenere condizioni più favorevoli". Sarebbe in questo senso importante standardizzare lo schema di commissioni, in modo che "professionisti e artigiani paghino commissioni in linea con quella media".

La questione dei dati

Le misure italiane sono in linea con le proposte della Commissione europea per il contrasto dell'evasione. Una delle ultime prevede una sorta di fatturazione elettronica anche per le transazioni dei pagamenti telematici: gli operatori delle carte di credito dovranno comunicare tutti gli estratti conto alle autorità tributarie e i dati raccolti finiranno direttamente all'Agenzia delle Entrate che opererà tutte le verifiche e gli accertamenti opportuni. Con questo piano l'Ue ritiene di poter contrastare le frodi transfrontaliere per quanto riguarda l'Iva nel commercio sul web, recuperando circa 1,2 miliardi di euro dalle frodi online.

Tuttavia, questa serie di provvedimenti, le misure contenute in manovra così come la proposta della Commissione, vanno ad incidere su un aspetto molto delicato, cioè quello della privacy e del controllo sui dati dei cittadini. Informazioni sempre più preziose in quanto fondamentali per la supervisione e il controllo delle dinamiche economiche nella società dei consumi.

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