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Marattin spiega la riforma fiscale: “Tagliamo le tasse per tornare a far crescere l’Italia”

Il presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin, spiega in un’intervista a Fanpage.it in cosa consisterà la riforma fiscale: il governo emanerà una legge delega entro fine luglio sulla base del documento predisposto dal Parlamento, che il deputato di Italia Viva illustra partendo dalla riduzione dell’Irpef per il ceto medio, passando per l’abolizione delle microtasse e arrivando alla mancata riforma della patrimoniale e del catasto.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le commissioni Finanze di Camera e Senato hanno approvato il documento sulla riforma fiscale che Palazzo Chigi utilizzerà come linee guida per la legge delega, attesa entro la fine di luglio. Il presidente della commissione della Camera e deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, spiega in un’intervista a Fanpage.it quali sono i punti principali del documento che porterà a una riforma del fisco: “Dopo 50 anni è ora di ripensare strutturalmente il nostro fisco con due stelle polari: la crescita e la semplificazione. La semplificazione perché il nostro è uno dei sistemi più complicati del mondo e la crescita perché l’Italia ha un enorme problema di crescita da 20 anni e tutti gli sforzi devono essere rivolti a quello”.

Tra le misure per la semplificazione del fisco ci sono “lo sfoltimento delle tasse, l’abolizione dell’Irap, il riassorbimento in altri tributi, lo statuto del contribuente, riunire le norme in un unico codice tributario”. A queste misure si aggiungono quelle “sulla crescita, che di fatto vanno a ridurre il carico fiscale sui ceto medio-bassi”. Per quanto riguarda le prossime tappe, “entro fine mese il governo ha annunciato la legge delega che dovrebbe riprendere gli indirizzi parlamentari, poi andrà nei due rami del Parlamento e poi avremo i decreti che sono il luogo in cui le deleghe fiscali si esplicano”.

Riforma fiscale, la riduzione dell'Irpef per il ceto medio

Uno dei punti principali della riforma è la riduzione dell’Irpef per il ceto medio, Marattin spiega cosa questo vuol dire concretamente: “L’aliquota marginale effettiva, che vuol dire ogni volta che guadagno 100 euro in più quanto va allo Stato e quanto rimane in tasca a me, già a livello di reddito bassi, sui 18-20mila euro l’anno, sta al 40%. Se guadagno 1.500 euro al mese e il mio datore di lavoro mi dice se voglio lavorare per guadagnare un po’ di più, su 100 euro 40 vanno allo Stato. Con questi livelli di tassazione su quei livelli di reddito, questo Paese a crescere non torna più. Se uno che guadagna 1.500 euro lo disincentivo così tanto a lavorare, a offrirsi di più sul mercato del lavoro, questo Paese a crescere quando ci torna?”.

Sì a microtasse da abolire, nessun accordo su patrimoniale

Altra tematica è quella delle microtasse che il documento parlamentare chiede di abolire: “Noi abbiamo fatto un elenco” delle tasse da eliminare. “Ce ne sono diverse, piccole, la maggior parte delle quali non sono neanche conosciute – prosegue Marattin – sono microtasse, con un gettito molto molto piccolo, tutte insieme incubano circa 500 milioni, ma il punto è che allo Stato costa più mantenerle e riscuoterle di quanto non facciano gettito. Pensiamo che il sistema sia più semplice senza di loro”. Non è stato invece trovato un accordo sulla patrimoniale: “Non siamo riusciti a trovare un accordo preciso sugli interventi da fare sul settore patrimoniale. Nessuna forza politica ha proposto di aumentare il gettito delle imposte patrimoniali, che già ora è superiore alla media europea. Nessuno ha chiesto di tirar fuori più soldi dal patrimonio, molti avrebbero preferito avere un riordino o una redistribuzione. Posso dire che eravamo vicini a un accordo all’ultimo momento, è saltato, ma il confronto prosegue perché le cose che non sono in questo documento non sono un tabù”.

Riforma del catasto, Marattin: temevano titoli su stangata su casa

Nell’accordo saltato rientrava anche la riforma del catasto, che avrebbe riguardato soprattutto le case di pregio: “Posso dire, senza svelare troppo, che le cose sono cambiate rispetto a qualche tempo fa – spiega il deputato di Iv – quando non si poteva nominare la parola catasto. Stavolta la geografia delle forze politiche aveva fatto un passo avanti, ma all’ultimo istante qualcuno non se l’è sentita di vedere il giorno dopo un titolo di giornale che diceva ‘stangata sulla casa’, anche se di stangata non si sarebbe trattato perché è una riforma a parità di gettito, scrivevamo che andava favorita la piccola proprietà immobiliare. Io ritengo che se ne dovrà riparlare”.

I costi della riforma fiscale

Da un punto di vista politico secondo alcuni osservatori nel documento è prevalsa la linea del centrodestra: “Prima di questa iniziativa il centrodestra era unito nel chiedere la flat tax, non solo non c’è ma neanche l’hanno portata al tavolo”, replica Marattin. Che aggiunge: “In materia fiscale tutti i partiti negli ultimi anni hanno cercato di inseguire lo slogan più orecchiabile, invece di fare proposte abbastanza serie e realistiche. La diminuzione delle tasse sul ceto medio o la parte relativa alla tassazione ambientale o al miglioramento della riscossione, volendo scendere nella dicotomia destra-sinistra, non credo siano proposte di destra. Credo che il documento sia equilibrato e che tutti i partiti abbiano dimostrato grande senso di responsabilità, nessuno escluso”. Infine, sui costi della riforma, per il presidente della commissione Finanze di Montecitorio è presto per avere cifre precise: “Dobbiamo aspettare, non credo che entro il 31 luglio si risolverà il nodo delle risorse”.

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