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La Corte dei Conti boccia il decreto Rilancio: “Serviva di più per gli investimenti”

La Corte dei Conti offre un giudizio negativo sul decreto Rilancio varato dal governo, sostenendo che andasse fatto molto di più in tema di investimenti: “Il decreto non indica chiare linee di sviluppo, né prevede, pur all’interno di un pacchetto rilevante quale quello in esame, risorse aggiuntive”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il decreto Rilancio non soddisfa la Corte dei Conti, che dà un giudizio non esattamente positivo sul provvedimento varato dal governo per fronteggiare la crisi economica che ha seguito l’emergenza sanitaria. La Corte offre un giudizio nella memoria sul decreto che ha inviato alla commissione Bilancio della Camera, spiegando che di fronte a questa pandemia è fondamentale “poter contare su un impulso dal lato degli investimenti pubblici che dia respiro alla ripresa e che incida, inoltre, sul potenziale di crescita attraverso un miglioramento della produttività”. Sotto questo aspetto, in particolare, il decretonon indica chiare linee di sviluppo, né prevede, pur all'interno di un pacchetto rilevante quale quello in esame, risorse aggiuntive”.

La preoccupazione della Corte dei Conti riguarda anche la ripresa della domanda, che potrebbe “non realizzarsi con immediatezza, sia per problemi legati alla necessità di convivere con il virus, che potrebbero far procrastinare le scelte degli operatori soprattutto in termini di investimenti, sia per il contrarsi delle disponibilità finanziarie delle famiglie, sia, infine, per il ristagno del commercio internazionale da cui dipende una parte significativa del fatturato del nostro sistema produttivo”.

Per questa serie di motivi, secondo i magistrati contabili bisognerebbe poter contare “su un impulso dal lato degli investimenti pubblici”, con risorse predisposte appositamente. Si tratterebbe di soldi “da destinare ad ampliare il volume di opere da realizzare, accrescendo l'impulso già nel breve periodo, ma anche da investire per potenziare le strutture tecniche delle diverse amministrazioni pubbliche da cui dipende il recupero di capacità progettuale e di gestione delle opere durante e dopo la loro realizzazione. Il restringersi dei margini di intervento sul fronte delle risorse e i tempi della traduzione operative di tali processi rendono non rinviabile un impegno su questo fronte”.

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