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Divario Nord-Sud: a Milano stipendi 2,5 volte più alti che a Vibo Valentia

Si amplia la distanza fra Nord e Sud. Se gli stipendi medi crescono in entrambe le aree, lo fanno “con velocità notevolmente diverse”, al punto che si arriva ad “una differenza di oltre 8mila euro annui”. Il tasso di occupazione è al 70,6% al Nord e al 47% nel Mezzogiorno, mentre il livello di inattivi è quasi il triplo al Sud.
A cura di Giorgio Tabani
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"Al Nord, nel 2016 il reddito medio di un lavoratore dipendente è stato di circa 24.400 euro contro i 16.100 euro di un lavoratore del Mezzogiorno", con "una differenza di oltre 8mila euro annui".  Questo è il dato che spicca fra quelli resi noti dall'Istat, che ha pubblicato per la prima volta una serie di indicatori del Benessere equo e sostenibile relativi alle 110 province e città metropolitane italiane. Gli stipendi medi sono cresciti in tutto il nostro Paese, ma lo hanno fatto "con velocità notevolmente diverse", aumentando la forbice fra Nord e Sud. La distanza iniziale, "che nel 2009 misurava 6.300 euro a vantaggio del Nord sul Mezzogiorno, si è quindi notevolmente accentuata. Il reddito da lavoro dipendente nella provincia in maggiore vantaggio, Milano, è circa due volte e mezzo quello della provincia più svantaggiata in assoluto, Vibo Valentia".

I dati del nostro istituto di statistica mostrano una spaccatura netta: "le prime 22 province in termini di reddito da lavoro dipendente sono tutte del Nord, ad eccezione di Roma, che è terza in Italia con 23.300 euro circa, dopo Milano (29.600 euro circa) e Bologna (25.600 euro circa)". Nella parte bassa della classifica "si concentrano tutte le province della Calabria e della Campania tranne Napoli; Foggia, e Lecce per la Puglia; Matera in Basilicata; Trapani, Messina, Agrigento, Enna e Ragusa in Sicilia; le province sarde di Sassari e Nuoro". Non si tratta di una novità, l'ultima volta ad evidenziarlo era stato a dicembre l'Osservatorio JobPricing, nella sua periodica indagine sulle retribuzioni nel settore privato.

La distanza si assottiglia se, invece, si guardano le pensioni. L’importo medio annuo è in Italia di "circa 17.700 euro nel 2015, più elevato al Centro (18.800 euro circa) e più basso al Mezzogiorno (15.600 euro circa)". Anche qui la differenza è aumentata nel tempo, anche se di poco, data la stabilità di questo tipo di redditi. "Il netto divario Nord-Sud è confermato dalla distribuzione provinciale: nella coda della distribuzione si trovano soltanto province del Mezzogiorno, ad eccezione di Fermo (14.600 euro circa), nella parte più alta soltanto province del Nord e del Centro". Nel 2015 il 10,7% dei pensionati italiani non arriva ai 500 euro lordi mensili, una percentuale quasi doppia nel Mezzogiorno (15,3%) rispetto al Nord (7,9%).

Un ampio divario anche per quanto riguarda il mercato del lavoro. "Il tasso di occupazione è al 70,6% al Nord e al 47% nel Mezzogiorno", mentre gli inattivi (coloro che non lavorano né sono in cerca di un’occupazione) raggiungono invece "il 37% nel Mezzogiorno, un livello pressoché triplo di quello del Nord (12,5%)". Il territorio di Bolzano è quello che occupa la prima posizione in Italia nel 2016, con un elevatissimo tasso di occupazione, al 78,2%, associato a un esiguo numero di inattivi, al 4,8%. Indicatori simili per Trento, la gran parte dell'Emilia-Romagna, Belluno e Treviso in Veneto, Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, mentre nel nord-ovest del Paese si evidenza la situazione delle province di Cuneo, Verbano-Cusio-Ossola, Aosta, Milano, Lecco e Lodi. "In nessuna provincia del Mezzogiorno l’occupazione raggiunge il 60% mentre il tasso di mancata partecipazione al lavoro è sempre ben al di sopra del 20%", tranne che nel caso dell'Abruzzo. Le zone più problematiche del Sud, secondo questi dati, sono quelle di Napoli e Caserta in Campania, Foggia, Barletta-Andria-Trani, Brindisi e Lecce in Puglia, tutte le province calabresi e tutte le siciliane (tranne Ragusa), oltre che Medio Campidano e Ogliastra in Sardegna.

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