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Consiglio d’Europa boccia l’Italia: “Non garantite parità sul lavoro e giusta retribuzione a donne”

Il Consiglio d’Europa critica l’Italia (insieme ad altri 13 Paesi europei) per non aver fatto abbastanza per garantire le pari opportunità tra donne e uomini sul posto di lavoro: “L’Italia non ha rispettato l’obbligo di adottare misure per promuovere il diritto alle pari opportunità delle donne nel mercato del lavoro”. E, allo stesso modo, viene segnalata una violazione anche per quanto riguarda le diverse retribuzioni.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’Italia non ha messo in campo misure per le pari opportunità sul luogo di lavoro e non garantisce una pari retribuzione alle donne. La bocciatura delle politiche italiane arriva dal Consiglio europeo dei diritti sociali (Ceds) del Consiglio d’Europa, che si esprime sul reclamo presentato dall’Ong University Women of Europe. Il Ceds ha valutato i casi di 15 Paesi europei, ritenendo che l’unico a fare quanto dovrebbe per assicurare la parità tra uomo e donna sul lavoro è la Svezia. Bocciatura per tutti gli altri, a partire dall’Italia, che “non ha rispettato l’obbligo di adottare misure per promuovere il diritto alle pari opportunità delle donne nel mercato del lavoro”.

La bocciatura del Consiglio d’Europa per l’Italia

Secondo il giudizio dell’organismo del Consiglio d’Europa, “l’Italia ha violato i diritti delle donne perché ha fatto insufficienti progressi misurabili nel promuovere uguali opportunità per quanto concerne una pari retribuzione”. Strasburgo cita lo stesso esecutivo italiano: “Il governo stesso ha riconosciuto che mancano misure positive per riconciliare la vita personale e professionale”. L’esempio citato è quello delle mancate sovvenzioni per servizi educativi come gli asili nido.

Bocciati 14 Paesi Ue, si salva solo la Svezia

Il giudizio ha riguardato 15 Paesi Ue: Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia e Svezia. E tutti hanno presentato importanti criticità, fatta eccezione per la Svezia. Questi 15, comunque, sono gli unici stati che hanno accettato il giudizio del Ceds. La Svezia non ha riportato violazioni ed è stato anche l’unico Paese, insieme a Belgio e Cipro, a dimostrare di aver compiuto reali progressi nella promozione della parità di retribuzione. Da Strasburgo viene sottolineato come il problema non siano le leggi, perché ovunque viene riconosciuta – come principio – la stessa retribuzione. Però non basta. Il nodo è che mancano le politiche che permettano di raggiungere realmente la parità tra uomini e donne. “I governi europei devono intensificare urgentemente gli sforzi per garantire pari opportunità professionali”, afferma Marija Pejcinovic Buric, segretario generale del Consiglio d’Europa.

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