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Guerra in Ucraina

Con la guerra la Russia ha raddoppiato gli incassi per la vendita di gas, petrolio e carbone all’Ue

Dall’inizio dell’anno la Russia ha guadagnato 44 miliardi di euro dalla vendita di prodotti energetici all’Ue, il doppio di quanto incassato nello stesso periodo del 2021.
A cura di Giacomo Andreoli
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Dall'inizio del conflitto in Ucraina la Russia ha raddoppiato gli incassi per la vendita del gas e del petrolio in Europa. A dirlo è il Centro finlandese per la ricerca sull'energia e l'aria pulita (il Crea). Il motivo è l'aumento generalizzato dei prezzi, che ha portato nelle casse di Mosca quasi 63 miliardi di euro in due mesi. Di questi 44 vengono proprio dall'Unione, contro i 22 delle stesso periodo del 2021, a fronte di una diminuzione dei volumi.

Insomma, meno risorse energetiche, ma a prezzi decisamente più alti. Per il Centro le importazioni di petrolio sarebbero scese del 20%, quelle di carbone del 40%, mentre per il gas c'è stato un lieve aumento. Il principale acquirente, come da anni a questa parte, è la Germania, che ha comprato prodotti energetici per un valore totale di 9 miliardi di euro.

In questo scenario, secondo gli analisti finlandesi, le sanzioni varate dall'Ue faranno solo salire ancora di più i prezzi, con il risultato di vanificare gli sforzi di Bruxelles per impedire a Putin di usare gas e petrolio per finanziare la guerra e ricattare l'Europa. Si tratterebbe quindi di una sorta di "buco" nel meccanismo delle sanzioni, con i Paesi del Vecchio Continente, che, volenti o nolenti, continuano a finanziare le operazioni militari russe in territorio ucraino. Secondo l'analista principale di Crea, Lauri Millivirta, l'unico modo per fermare la guerra sarebbe "un rifiuto dei prodotti energetici russi", anche se questo avrebbe effetti economici di breve periodo molto duri per l'Unione. In particolare nazioni come la Germania e l'Italia sarebbero costrette a politiche di austerity simili a quelle degli anni '70: in pratica razionare i consumi, soprattutto di gas, limitando fortemente le prospettive di crescita del Pil e avvicinando lo spettro della recessione.

Secondo il Fondo monetario internazionale, comunque, dopo l'aumento del 4,7% del 2021, il Pil russo si contrarrà quest'anno dell'8,5% e il prossimo del 2,3%.

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