270 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Dj Fabo, la fidanzata: “La battaglia pubblica e la morte furono le sue vittorie utili”

Durante il processo a Marco Cappato sulla morte di dj Fabo, a parlare è la fidanzata di Fabiano Antoniani: “Scegliere di rendere pubblica la sua battaglia lo ha fatto sentire vivo e utile”. La ragazza riferisce anche una frase a lei detta dal fidanzato riferendosi alla sua morte: “Per me questa è una vittoria”.
A cura di Stefano Rizzuti
270 CONDIVISIONI
Immagine

“Non devi sentirti sconfitta, per me questa è una vittoria”. Poche semplici parole che Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, disse alla fidanzata Valeria poco prima di andare a morire in una clinica svizzera con il suicidio assistito. A riferire queste parole è stata la stessa fidanzata durante la testimonianza nel processo a Marco Cappato, che con dj Fabo ha fatto il viaggio in Svizzera. Valeria ricorda come quella di Fabiano fu una battaglia “pubblica” grazie alla quale si sentì di nuovo “vivo e utile”. Fece anche lo sciopero della fame per non essere fermato, ricorda la fidanzata a cui disse ancora: “Ora sarò energia nell’universo”.

“La libertà per lui era un valore molto importante su cui ha basato tutta la sua vita e scegliere di rendere pubblica la sua battaglia lo ha fatto sentire vivo e utile”, ha detto in aula Valeria Imbrogno. I giudici della Corte d’Assise di Milano sono chiamati a decidere se Marco Cappato ha perpetrato il reato di aiuto al suicidio per la morte di Fabiano, cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale. “Io sono campionessa europea di boxe – ha spiegato Valeria – e gli dissi un giorno che stavo combattendo ma sentivo che la Signora Morte stava vincendo e mi sentivo sconfitta. Mi rispose che non dovevo sentirmi sconfitta perché quella per lui era una vittoria”.

“Mi ha chiesto lui di morire e io ho cercato di contrastarlo”, aggiunge la fidanzata di Fabiano Antoniani. La ragazza racconta ancora che Fabiano "aveva dolori costanti, come dei forti crampi, ma costanti. Mi diceva ‘non so neanche perché sto cercando di sopravvivere perché la mia vita così non ha senso perché non è vita'. Lui mi ha chiesto di prendere informazioni e mi ha detto che doveva morire. ‘Per me quesa non è più una vita, sto sopravvivendo di quantità'". "Quando Fabiano nel luglio del 2016 ha detto che avrebbe fatto lo sciopero della fame e della parola, ho capito che non si sarebbe tornati più indietro" e che la sua decisione di ricorrere al suicidio assistito "era irrevocabile".

In aula è intervenuta anche la madre di dj Fabo, Carmen: “Spero che questa sia la volta buona per l’approvazione della legge sul biotestamento. Mio figlio ha lottato tanto per questo”. Proprio negli ultimi mesi, soprattutto dopo la morte di Fabiano, la discussione sul biotestamento è tornata centrale e l’obiettivo di parte del Parlamento italiano è approvare questa legge entro la fine della legislatura. La madre ha poi raccontato, in lacrime, le ultime parole che ha detto al figlio: “Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada”. Riportando quella frase Carmen Carollo si è messa a piangere in aula e il pm Tiziana Siciliano si è alzata e le ha dato un fazzoletto. Siciliano prima dell’inizio della testimonianza ha detto di sentirsi “addolorata di doverla accompagnare su questa strada”, riferendosi alla deposizione sulla morte del figlio. “Io e Valeria – ha raccontato ancora la madre – abbiamo molto barato con lui ma lui non era stupido, lottava sì e poi si è arrabbiato molto perché pensava che noi rallentassimo la sua morte ed era vero”. La donna ha anche definito “meravigliosi i colloqui” tra il figlio e Cappato: “Tra loro si era creato un rapporto di amicizia, parlavano di tante cose, gli parlava della sua musica, ed era diventato una persona molto importante per lui”.

L'infermiere che ha assistito per due anni Fabiano ha testimoniato in aula sottolineando che dj Fabo "voleva morire": "Mi diceva ‘fai finta che hai sbagliato qualcosa, così muoio'. Tutti i giorni aveva dalle 50 alle 70 contrazioni. Non ce la faccio più, mi diceva: ‘Sono un uomo, non sono un bambino e mi sento inerme. Vado a letto e vedo nero e riapro gli occhi e vedo ancora nero. Senza la musica, senza la gente, sono in coma cerebrale'. Si sentiva umiliato, non poteva fare niente. Non ho mai assistito un paziente che stava così male, gli altri almeno potevano vedere o mangiare".

270 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views