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Di Maio blinda il Decreto dignità: “In Parlamento poche modifiche, solo aggiunte per eliminare burocrazia”

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio assicura che il Decreto dignità non subirà grossi cambiamenti in Parlamento: “Le Camere devono avere la possibilità di discutere e migliorare il provvedimento, ma non faremo annacquare” le norme. Allo stesso tempo, il vicepresidente del Consiglio afferma di non voler porre la questione di fiducia sul decreto.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il Decreto dignità non subirà grosse modifiche in Parlamento, almeno nelle intenzioni del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, principale autore del provvedimento. Intervenendo su Radio 1, il vicepresidente del Consiglio spiega di non voler ricorrere alla questione di fiducia sul decreto e precisa quale potrebbe essere l’iter della misura, adottata in Consiglio dei ministri, alle Camere: “Il Parlamento deve avere la possibilità di discutere il decreto e di migliorarlo, credo non ci sia bisogno della fiducia ma, lo dico da capo politico del M5s, non arretreremo sulle norme”. Di Maio replica così a tanti settori imprenditoriali che chiedono modifiche sostanziali: per il ministro, però, migliorare “significa aggiungere e non annacquare” le norme. In sostanza gli emendamenti potranno essere finalizzati a “eliminare qualche altra scartoffia burocratica per le imprese o aumentare le pene per le aziende che delocalizzano”.

Il governo potrebbe non ricorrere alla fiducia, secondo quanto spiega ancora il vicepresidente del Consiglio: “Non credo ci sia bisogno perché il Parlamento deve avere la possibilità di discutere e migliorare il provvedimento”. E il ministro del Lavoro assicura che non ci sarà possibilità di cambiare “la stretta sui contratti a tempo determinato”. Di Maio attacca poi Silvio Berlusconi sulla questione del divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo: “Ho inserito questa norma ed è questo che fa arrabbiare Berlusconi, perché ha televisioni e mondo del gioco del calcio che prendono soldi dai concessionari del gioco d'azzardo. Le pubblicità non si potranno più fare perché padri e madri di famiglia stanno precipitando nella spirale del gioco d'azzardo, tentati da pubblicità che a volte sono con personaggi famosi. La legge la si può migliorare anche con una stretta sulle concessioni e non solo sulla pubblicità”.

Di Maio vuole cambiare le regole sui migranti

Di Maio parla anche della questione migranti e spiega che l’obiettivo è quello di “cambiare le regole di ingaggio della missione” Eunavformed, con la quale “gli unici porti sono quelli italiani”. Su questo tema il ministro del Lavoro non risparmia un attacco all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Un anno fa sono stato a parlare con Frontex e mi spiegarono che il governo Renzi diede la disponibilità di portare i migranti nei porti in cambio di punti di flessibilità usati per il bonus degli 80 euro. Noi chiederemo flessibilità senza barattarla in cambio dell'apertura dei porti”.

Per Di Maio a livello europeo deve cambiare la misura: “Sull’immigrazione queste navi devono portare i migranti in tutti i porti”. Secondo il vicepresidente del Consiglio l’Italia non è sola in Europa su queste posizioni: “Anche la Germania sta iniziando a cambiare linea sull’immigrazione, il problema è arrivato fin nel cuore dell’Europa. Vale per l’immigrazione e per l’austerity. Sono rimasti in pochissimi a dire che va tutto bene nell’Unione europea”. Inoltre, secondo Di Maio, “mentre gli altri stanno precipitando nel consenso come nel caso di Macron, il governo italiano è il più forte con un consenso altissimo”.

Di Maio smentisce la lite con Grillo

Il vicepresidente del Consiglio e capo politico del M5s smentisce lo scontro con Beppe Grillo, riportato su alcuni organi di stampa. Di Maio precisa che le frasi di critica  del fondatore del M5s allo stesso ministro, riportate da un quotidiano, “non sono vere”. “Ho sentito Beppe Grillo durante tutta la formazione del governo e mi fa sempre piacere avere consiglio da lui”, afferma Di Maio per mettere a tacere le voci di un contrasto con Grillo per la linea del governo troppo appiattita sulle posizioni della Lega.

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