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Da fotografia a babbano: 5 parole che hanno cambiato il nostro modo di pensare

Panorama, burocrazia, e perfino babbano: l’invenzione di questi termini, in diverse epoche, ha letteralmente cambiato il modo in cui l’uomo si è relazionato al mondo circostante. Ecco perché.
A cura di Federica D'Alfonso
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Ogni parola nasconde una storia segreta. "Se conosci l'origine di una parola", sosteneva Isidoro di Siviglia già nel VI secolo: "tutto può essere compreso più chiaramente". Molte parole hanno assunto il potere di influenzare il modo in cui le nuove generazioni parlano o agiscono: studiare la “biografia” di una parola ci può aiutare a comprendere la storia dell'individuo che l'ha coniata e l'età in cui ha vissuto ma anche, e soprattutto, la nostra epoca.

L’inaspettato inventore di “Twitter”

Il celebre uccellino blu di Twitter è ormai quotidianità per la maggior parte di noi. Ma da dove viene la geniale illuminazione di creare una parola così significativa sia dal punto di vista del suono che del significato? Ebbene la parola sembra essere stata coniata, o almeno utilizzata per la prima volta, niente di meno che da Geoffrey Chaucer. Essa infatti compare per la prima volta (anche con la variante arcaica “twiterith”) nella traduzione che il poeta inglese fece della “De philosophiae consolatione” di Boezio.

La liberazione del “panorama”

Una parola che suggerisce, anche nel suono, l’ampiezza degli spazi che descrive: orizzonti sconfinati e paesaggi mozzafiato, sinonimo di una visione a tutto tondo e senza ostacoli. Il suo significato letterale è riconducibile al termine “onniveggente”, e suggerisce le potenzialità illimitate di lettura della realtà proprie dell’essere umano: non è un caso dunque che il termine sia stato introdotto intorno al 1789, anno del crollo della prigione della Bastiglia. Alla presa della fortezza si associa un cambiamento culturale repentino, tanto inaspettato quanto potente, che il termine stesso tenta di suggerire, anche se il suo primo utilizzo attestato sembrerebbe essere quello del definire un congegno visivo inventato dall'artista irlandese Robert Barker.

L’invenzione della “burocrazia”

Il cantante Harry McClintock nel suo brano “Big Rock Candy Mountain” sogna di raggiungere un paradiso spensierato in cui hanno “impiccato il cretino che ha inventato il lavoro”: non sappiamo chi esso sia, ma conosciamo il responsabile dell’invenzione di un altro termine ostile ai più, ovvero la “burocrazia”. La parola fu letteralmente inventata dal nulla dal francese Jean Claude Marie Vincent de Gournay nei primi anni dell’Ottocento, unendo la parola francese “scrivania” (bureau) al suffisso greco “il potere di” (crazìa). Non ci aspetteremmo mai che lo stesso uomo che è riuscito a pensare un termine così noioso e terribile possa aver anche inventato l’espressione “laissez-faire”, lasciando alla gente la possibilità di pensare come meglio crede.

La “fotografia”

Una delle parole più usate al giorno d’oggi è in realtà il risultato di un caso fortuito: il termine fu fissato nel vocabolario comune nel 1839 da Sir John Herschel, che mirabilmente scelse questo termine anziché le numerosissime varianti presenti allora. Se non fosse stato per lui, oggi parleremmo di “stampe solari”, “fotogenici” o “eliografi”.

Essere un “babbano”

Ebbene sì, nella lista delle parole che hanno avuto il potere di cambiare il modo in cui pensiamo c’è anche questa. La prima apparizione del termine “babbano”, in inglese "muggle", avviene nel libro “Harry Potter e la Pietra Filosofale” del 1997, per raccontare quell'affascinante mondo diviso fra gli uomini privi di poteri soprannaturali e i maghi. Si tratta di un termine che ha ormai assunto un significato stabile, che va anche al di là della finzione letteraria inventata dalla Rowling, la quale non è la prima donna ad aver inventato un termine nuovo e del tutto inusuale: dobbiamo a Jane Austen l’invenzione della parola ormai entrata nell'italiano comune “outsider”.

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