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Teatri e cinema riaperti il 27 marzo, gli esercenti contrari: “Sarà eutanasia delle sale”

La data del 27 marzo per la riapertura in zona gialle di teatri e cinema non raccoglie soltanto consensi. Gli esercenti delle sale cinematografiche sono preoccupati: “Riaprire a fine marzo, messo che le condizioni sanitarie possano favorire questa ipotesi, potrebbe significare la chiusura per sempre di centinaia e centinaia di cinema. Riaprire per poi morire è una certezza.”
A cura di Redazione Cultura
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La sale cinematografiche non ci stanno: "Per quanto ci riguarda, i cinema non sono nelle condizioni di riaprire a fine marzo così come sta cercando di fare il ministro Franceschini". Il comunicato pubblicato da Ueci, in attesa che anche altre associazioni esprimano il loro parere, dopo le riunioni previste nei prossimi giorni, parla chiaro. "La data ipotizzata del 27 marzo (la festa del teatro), sta diventando una data simbolica se non anacronistica poiché la morsa dei contagi non consentirà un allenamento, anzi quasi sicuramente vedrà un peggioramento sulla mobilità e non solo". Il 27 marzo, infatti, è la data indicata nei giorni scorsi dal titolare del MiBac come primo giorno possibile della riapertura per i teatri e i cinema nelle regioni in fascia gialla (le uniche in cui sarebbe consentito aprire per il momento).

Tuttavia, al di là del simbolo rappresentato dalla coincidenza con la Giornata internazionale del teatro, che tradizionalmente arriva in quella data, stante le prime reazioni di teatri (soprattutto privati) e sale cinematografiche non sembra spirare su questa decisione un vento particolarmente positivo. A parte le dichiarazioni di valore simbolico sul valore della cultura, come quelle del ministro e di esponenti di primo piano della cultura italiana, come Riccardo Muti, tra gli esercenti non sembra esserci il consenso sperato per questo tipo di misura.

"Tenendo conto delle situazioni e delle decisioni che si stanno vagliando in merito alla ripresa delle attività cinematografiche, anche considerando il peggioramento della situazione della curva pandemia, è inopportuno e dannoso aprire a macchia di leopardo – recita la nota dell'Unione esercenti cinema italiani – Le continue dichiarazioni dei politici corrono il rischio di arrecare molti danni ai cittadini e alle imprese (…) Cinema, teatri e musei furono chiusi per decreto il 26 di Ottobre, incomprensibilmente. Infatti, quelle strutture, non solo avevano applicato rigorosamente i protocolli sanitari, ma erano anche stati capaci di farli rispettare al pubblico. Tutti lo hanno riconosciuto. A distanza di oltre quattro mesi dall’ultima chiusura, il paese affronta la terza ondata del virus, precipitando in una situazione sanitaria nuovamente drammatica."

Il tema è quello della fiducia dei consumatori e della loro disposizione d'animo, nel momento in cui ovunque si parla di terza ondata, ad uscire e "consumare": "Con quale stato d’animo le imprese possono guardare ad una quasi imminente riapertura così come dichiara di voler fare il ministro Franceschini? Vogliamo essere molto chiari. Riaprire a fine marzo, messo che le condizioni sanitarie possano favorire questa ipotesi, potrebbe significare la chiusura per sempre di centinaia e centinaia di cinema. Riaprire per poi morire non è una semplice ipotesi. È una certezza. È utile ricordare che nel periodo in cui i cinema rimasero aperti, le perdite furono ingenti, quasi dell’80% e i ristori, che pure ci sono stati, sono risultati largamente insufficienti poiché, il settore, in un solo anno è rimasto chiuso per due lunghi inverni, periodo nel quale si tengono in piedi i bilanci aziendali".

E infine: "Apprezziamo molto, Sig. Ministro Franceschini la volontà di riapertura degli spazi culturali. Ci lasci dire che non ne abbiamo condiviso la chiusura di ottobre. I cinema sono differenti dai teatri e dai musei, i cinema vivono di film e di film di ogni paese, America compresa, senza di essi, non prenderebbero vita. Sarebbe opportuno concentrare energie vitali e indirizzi politici e di governo per il rilancio delle sale cinematografiche per quando ci sarà una normalizzazione sanitaria, concedendo alle imprese ristori ulteriori per traghettarle nella fase post pandemica senza subire troppi danni irreversibili. E inoltre, sarebbe davvero necessario offrire agli operatori del settore i necessari indennizzi perché possano affrontare la transizione verso la riapertura, con la auspicabile buona salute aziendale utile per un futuro che, molto probabilmente, si presenta davvero come una grande incognita per un mercato che la pandemia ha sconvolto completamente. È necessario conoscere profondamente il mercato cinematografico per prendere decisioni rispetto alla riapertura sulla quale il Ministro sta puntando. Noi lo conosciamo bene e ci assumiamo la responsabilità di dirlo ad alta voce: pensare di riaprire i cinema fra un mese non è per nulla saggio. Sarebbe una vera e propria Eutanasia."

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