Scoperti resti di infanti di 3000 anni fa in Anatolia: il mistero della Struttura circolare ittita

Resti di infanti, ossa e denti, ma anche ceramiche, resti animali, DNA e archeobotanica sono i risultati dello scavo archeologico della Missione Archeologica Italiana, guidata dall’Università di Pisa presso il sito di Uşaklı Höyük, sull’altopiano dell'Anatolia centrale. Il ritrovamento di questi resti umani servono a ricostruire probabili pratiche rituali di epoca ittita, ovvero il regno fondato nel XVII secolo a.C. che durò circa 500 anni, ma anche chiarire "aspetti finora poco noti relativi alla cosiddetta Struttura Circolare di età ittita, scoperta nel 2021, contribuendo a definirne la funzione e il contesto d’uso" come scrive l'Università toscana il cui team è coordinato da Anacleto D’Agostino, professore di Archeologia e Storia dell'Arte dell’Asia occidentale.
L'importanza del ritrovamento dei resti di 7 infanti
Stando a quanto scrivono gli archeologi i ritrovamenti più significativi sono ovviamente i resti dei 7 infanti che sarebbero in correlazione con la cosiddetta Struttura Circolare di età ittita, che è stata scoperta nel 2021 e dovrebbe essere un'architettura di pietra che dovrebbe avere una funzione di culto e in cui le ossa non sono disposte nelle tombe "ma associate a frammenti ceramici, cenere e resti animali". Non esistono ancora delle chiare prove su questa tipologia di rituale ma le ultime scoperte potrebbero portare a pensare che si trattasse di un’area destinata alla loro deposizione e che potrebbe avere avuto un ruolo centrale nella definizione dello spazio sacro dell’insediamento in rapporto al culto del Dio della Tempesta.

A cosa è servito lo scavo in Anatolia
A spiegarlo è proprio il professore D'Agostino che dice: "Il legame tra i resti e l’architettura monumentale appare ormai evidente. Siamo di fronte a uno spazio che probabilmente aveva una funzione rituale connessa con le pratiche comunitarie e i suoi valori simbolici della popolazione che vi ha abitato nel corso del Tardo Bronzo". Il ritrovamento oltre che delle ossa degli infanti, anche di un dente aiuterebbe anche a ottenere la datazione certa e fornire, scrive l'Università, dati fondamentali sulla composizione biologica delle genti che abitavano il sito nel periodo ittita. Il ritrovamento di utensili hanno anche permesso di comprendere meglio quelle che erano le abitudini quotidiane, alimentari e rituali della popolazione.