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Sal Da Vinci: “Rossetto e caffè mi ha cambiato la vita, ora sogno il ritorno a Sanremo”

Il 6 settembre Sal Da Vinci festeggia 40 anni di carriera con un grande concerto in Piazza del Plebiscito, che sarà poi trasmesso su Canale 5. A Fanpage.it, l’artista racconta i ricordi del primo Sanremo, il teatro con il padre Mario Da Vinci e il successo inaspettato di Rossetto e Caffè.
A cura di Vincenzo Nasto
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Sal Da Vinci, comunicato Stampa
Sal Da Vinci, comunicato Stampa

Il prossimo 6 settembre, dopo oltre 40 anni tra musica, teatro, spettacoli musicali da record, Sal Da Vinci si esibirà da protagonista sul palco di Piazza Plebiscito. In un evento tanto atteso (che verrà trasmesso prossimamente su Canale 5), con un'orchestra dal vivo diretta da Adriano Pennino da 45 elementi, ci sarà finalmente l'abbraccio del cantante campano nei confronti di una città che, anche attraverso gli ascolti di Rossetto e caffè ha dato l'ennesimo cambiamento a una carriera che ha vissuto di alti e bassi. Proprio Rossetto e caffè sancisce una nuova direzione musicale di Da Vinci, com'è possibile osservare anche nei singoli L'amore e tu e Non è vero che sto bene: la stessa che potrebbe portare, il prossimo febbraio, per la seconda volta il cantautore sul palco del Festival di Sanremo. I ricordi dell'esordio al Festival, il primo spettacolo con il padre Mario Da Vinci e il successo inaspettato di Rossetto e caffè in quest'intervista.

Com'è nata l'idea di un concerto in Piazza Plebiscito del 6 settembre?

Ho sempre sognato di fare un concerto tutto mio con una grande orchestra, disponendo di grandi mezzi in una piazza importante come Piazza del Plebiscito. Ci sono stato più volte, ma solo come ospite in partecipazioni televisive o ospite di qualche collega. Questa invece è la prima volta che realizzo un concerto interamente mio, cresciuto piano piano nei mesi. L’idea di farne una grande festa si è sviluppata man mano, e oggi siamo davvero alla fase finale. Per me è sorprendente non solo aver trovato una squadra, ma anche essere riuscito a coinvolgere amici che verranno a trovarmi.

Infatti, continuano gli annunci degli ospiti che saliranno sul palco.

Ho trovato grande accoglienza da parte di tutti gli ospiti. Alla prima telefonata che ho fatto, hanno accettato con entusiasmo. Naturalmente qualcuno non potrà esserci per motivi lavorativi, ma chi parteciperà lo farà con grande affetto. Condivideranno con me non solo le mie canzoni, ma io canterò anche i loro successi. Sarà uno spettacolo diverso da tutti quelli che ho portato in tour fino a oggi.

Cosa rappresenta per te?

Un’evoluzione importante, non un semplice concerto, ma una casa aperta agli amici musicisti, con cui condivido un rapporto che va oltre il lavoro. È una vera rimpatriata, e ci saranno persone non solo da Napoli e dalla Campania, ma anche dal resto d’Italia e dall’estero. Sono felicissimo

Chi è il primo che hai contattato?

Sicuramente ci sono stati alcuni amici che mi hanno sostenuto subito, come Renato Zero, che mi ha incoraggiato sin dalla prima chiamata. Anche Gigi D’Alessio mi ha appoggiato e condiviso questa bella notizia dall’inizio. Inoltre, tutto il progetto è stato un work in progress con il mio staff e colleghi. Non volevo solo una festa, ma anche lasciare qualcosa di bello e onesto al pubblico. Successivamente, si è aggiunta la possibilità che il concerto venga registrato e trasmesso in prima serata su Canale 5, e questo lo rende ancora più speciale. Dal punto di vista televisivo, lavoro con il mio fidato collaboratore Ciro Villano, con cui condivido questo progetto da anni, ma anche Ernesto Lama e con Adriano Pennino, mio direttore musicale e produttore. Avrei potuto portare in scena semplicemente il mio tour, già pronto, ma ho voluto creare uno spettacolo totalmente diverso, con ospiti, racconti e una scenografia imponente. È un vero evento.

Cosa ti ha insegnato il teatro in questi anni, soprattutto quello napoletano, di cui sei stato protagonista?

Io nasco come attore bambino, quasi per gioco, catapultato su un palco grazie a mio padre che mi ha trasmesso questa passione. Nel 1975, con James Senese e altri musicisti, nacquero le prime canzoni. Il mio debutto da solista risale al settembre 1985, quindi quest’anno festeggio quarant’anni di carriera musicale. Non ricordavo certi momenti, ma è bello riscoprirli. Non vivo questi quarant’anni come un compleanno da celebrare e basta, ma come una memoria viva che continua a darmi forza.

Che ricordi hai della prima commedia con tuo padre Mario Da Vinci?

La prima commedia che ho cantato con mio padre fu Miracolo di Natale, nel 1976. Era settembre e debuttai davanti al pubblico per la prima volta. Poi, nel 1985, ho scoperto la mia voce da solista, e sono quindi 40 anni da quel momento.

Che significa per te il termine gavetta?

La mia carriera è stata segnata dalla gavetta, senza la quale oggi non sarei qui. Ho avuto più cadute che successi, ma ogni volta mi sono rialzato. È stato un viaggio incredibile, fatto di sogni che a volte si sono infranti e altre volte si sono realizzati a metà. Ho scritto melodie e canzoni che poi, grazie ai miei collaboratori, sono diventate veri progetti discografici, con arrangiamenti e produzioni che hanno dato vita a numeri importanti e a una carriera solida.

C'è un momento in cui hai percepito un cambiamento negli ultimi anni?

Sì, con con Vincenzo D’Agostino e Luca Barbato, una new entry. abbiamo formato un gruppo di lavoro che ha portato sul tavolo diverse melodie. La prima canzone di debutto è stata Rossetto e caffè, che ha fatto e continua a fare il giro del mondo. La sento cantare ovunque. Nonostante abbia già quattordici, quindici mesi, non è più un tormentone, ma quasi un evergreen. È una canzone che va oltre i confini del nostro Paese, con qualcosa di sorprendente e magico.

Ma anche L'amore e tu e Non è vero che sto bene stanno raccogliendo consensi.

Negli scorsi giorni, a Castel di Sangro, ad esempio, c’erano oltre 20.000 persone e ho cantato queste canzoni nuove. Lì ho potuto testare la grande vicinanza del pubblico, che ha deciso di portarle nel cuore e abbracciare questa nuova fase della mia musica.

Esiste ormai "la canzone di Sal Da Vinci"?

Inevitabilmente sì. È stata una linea che abbiamo deciso di seguire. Anche L’amore è tu e Non è vero che sto bene, come tante altre canzoni che usciranno, sono nate nello stesso periodo della scrittura di Rossetto e caffè. La musica è così: a volte nascono brani che vanno oltre le mode e trovano spazio ovunque. Questa canzone è partita dal basso e ha scalato grazie al pubblico che l’ha portata subito nel cuore, diventando un passaparola positivo. Non mi sarei mai aspettato che potesse cambiare la mia vita, fare numeri così grandi e aprire una nuova fase della mia carriera. La musica, come la vita, è fatta di curve, di salite e discese, e accompagna sempre il nostro cammino.

Qual è stata l'immagine più chiara di questo cambiamento?

Io all’inizio non me ne rendevo conto. Sentivo che c’era qualcosa di diverso, ma uscivo da tre anni e mezzo di silenzio discografico e non avevo mai pubblicato un brano a giugno, in pieno periodo estivo. Solitamente le canzoni estive escono a maggio. Inoltre era un’autoproduzione distribuita da un’etichetta spagnola, quindi non mi aspettavo nulla di tutto questo.

Cosa ti ha impressionato di più?

Quando ho visto che la canzone cresceva ovunque, mi hanno detto che avrei presto ricevuto il disco d’oro. E così è stato: dopo un mese e mezzo è arrivato, poi il platino, poi il doppio platino. Nessuno se lo sarebbe aspettato, nemmeno io.

E poi arriva Warner: c'è un senso di rivalsa?

Non amo vivere la musica come una gara. Ma quando tutto è cresciuto intorno a me, ho capito che serviva allargare il bacino e avere un supporto più strutturato. Così è arrivata la Warner, che ha creduto nel mio progetto e mi sostiene. È un po’ come giocare a calcio: inizi in quartiere con gli amici, poi passi a un campionato più importante, e lì hai bisogno di una squadra più grande.

C'è stato un periodo in cui ti sei sentito disconnesso dalla musica e dal tuo pubblico?

Onestamente no. Non mi sono mai sentito incompreso. Il pubblico capisce sempre, magari con i suoi tempi. Non posso lamentarmi della mia carriera, anche se è stata rocambolesca. Non mi sarei aspettato di iniziare a 7 anni e arrivare fin qui, ma il pubblico mi ha sempre sostenuto. Ho fatto teatro musicale, ho lanciato messaggi sociali, ho lavorato su tanti fronti e la gente mi ha seguito. Al Teatro Augusteo, ad esempio, ho fatto 30 date di fila che sono diventate 40 per le repliche. È una grande soddisfazione. Certo, non sempre coincide con quello che passa nelle radio o nello streaming, ma il pubblico a teatro mi ha dato la sua fiducia e questo per me vale tantissimo.

Sarebbe anche l'ora, dopo 17 anni, di ritornare anche in un altro teatro, come quello dell'Ariston?

L’anno scorso sono stato invitato dai The Kolors e abbiamo cantato una versione nuova della mia Rossetto e Caffè: è stato un momento emozionante. Ma la partecipazione da concorrente dipende sempre dal direttore artistico. Se nascerà una bella canzone, ci proverò. Sanremo è fatto anche di scelte artistiche che vanno oltre il singolo brano, perché bisogna costruire un grande spettacolo.

E che ricordi hai della tua prima partecipazione?

Nell’84 mio padre mi portò al Festival e promisi a me stesso che sarei tornato solo come cantante. Negli anni ’90 ci provai più volte senza riuscirci, finché nel 2009 arrivò l’occasione giusta, con un brano scritto insieme a Gigi D’Alessio e Vincenzo D’Agostino. Fu un Sanremo spettacolare: venni eliminato, venni fui e arrivai fino al podio, a pochi passi dal miracolo. Un’esperienza bellissima che porto nel cuore.

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