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Perde un martello e trova un tesoro di epoca romana: l’incredibile storia del tesoro di Hoxne

Il 16 novembre 1992 un operaio inglese che cercava il martello perso con un metal detector riportò alla luce uno straordinario tesoro di epoca romana.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Una parte del tesoro di Hoxne. Foto / Facebook British Museum
Una parte del tesoro di Hoxne. Foto / Facebook British Museum

Stava cercando il suo martello, perso mentre lavorava in un terreno nella campagna inglese. Lo ha ritrovato grazie ad un metal detector, che però ha permesso anche di trovare un incredibile tesoro di epoca romana: qualcosa come 14.865 monete romane in oro, argento e bronzo provenienti da tutte le province dell'Impero, assieme ad oltre 200 pezzi di vasellame in argento e di gioielleria in oro. Se il valore storico è inestimabile, un "prezzo" che il Treasure Valuation Committee inglese valutò attorno a 1,75 milioni di sterline, nel lontano 1993 quando tutto il materiale era stato recuperato. Era il 16 novembre del 1992 infatti quando venne scoperto il tesoro di Hoxne, nella contea del Suffolk inglese. Una storia che ancora oggi è straordinaria.

La storia del ritrovamento

Il ritrovamento è avvenuto per caso, quando Peter Whatling chiese al suo amico Eric Lawes di aiutarlo a cercare il suo martello, perso durante dei lavori nel terreno vicino. Lawes, giardiniere in pensione, aveva infatti un metal detector con cui trovarlo da prestargli. Quando l'attrezzo suonò, pensavano di averlo ritrovato: e invece, in quel terreno alle porte di Hoxne, trovarono alcuni utensili e monete sotto il terreno. Ne informarono subito i proprietari e la polizia, smettendo di cercare altro: il giorno dopo, sul posto arrivarono gli archeologici del Suffolk Archaeological Unit che fecero riemergere dal terreno l'intero tesoro, rimasto sepolto per quasi 1.500 anni. Ironicamente, venne fuori anche il martello di Whatling, che venne donato al British Museum a "ringraziamento" di quella incredibile scoperta.

Il tesoro di Hoxne

L'importanza di quel tesoro è straordinaria: oltre al valore stesso degli oggetti e delle monete ritrovate, ha permesso di riscrivere diverse pagine della Britannia romana. In primis perché le monete, una volta analizzate, si è scoperto provenire da diverse zecche dell'impero: la più "lontana" era stata coniata ad Antiochia, in Medio Oriente, altre ancora nelle province asiatiche, balcaniche, galliche, germaniche e, naturalmente, italiane come Roma, Ravenna, Aquileia e Milano. Ma non solo: la moneta più "recente" si è scoperto risalisse al 407 dopo Cristo, e che dunque il tesoro non venne sepolto prima dell'anno successivo, il 408 dopo Cristo. Il periodo era quello in cui Roma abbandonò la Britannia, richiamando le legioni a difendere il continente dalle invasioni barbariche.

La cassa forse nascosta durante le invasioni barbariche

Impossibile capire con certezza a chi appartenessero monete e oggetti, tutti finemente decorati e fatti d'oro e d'argento. Nella zona si supponeva esserci una villa romana, a pochi chilometri di distanza. L'ipotesi è che appartenesse a qualche famiglia benestante, ma non necessariamente ricca: forse quella di un militare romano che decise di seppellirli lì e poi tornare a prenderle in un secondo momento. Ma non è mai stata del tutto scartata l'ipotesi secondo cui si trattasse di una sorta di proventi di una razzia da parte dei popoli barbarici, che forse li avevano sepolti lì per poi tornare a riprenderli successivamente. Due ipotesi che forse non saranno mai pienamente dimostrate, ma l'importanza del tesoro di Hoxne, che ha permesso di osservare da vicino e perfettamente conservate diversi oggetti, suppellettili e monete romane, resta invariata anche a trent'anni di distanza.

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