Oggi Marracash mette tutti d’accordo e negli stadi certifica che è lui il king del rap italiano

Che la trilogia di Marracash abbia messo un punto per la musica italiana – e non solo del genere – è qualcosa su cui non ci sono grosse discussioni: oggi che possiamo guardare per intero al prodotto finale composto da Persona del 2019, Noi, loro e gli altri del 2021 e È finita la pace del 2024 ci rendiamo conto che la maturità raggiunta dal rapper di Barona ha pochi eguali in Italia. Proprio quando in Italia la trap prendeva il sopravvento, in cui l'egotrip tornava sempre più in voga, in cui le "popolari" erano qualcosa da rivendicare rappando di auto, scarpe e orologi, mescolando voglia di rivalsa e simboli dell'avercela fatta, Marracash pubblicava un album introspettivo, in cui rifletteva su di sé, mettendo nero su bianco conquiste, cadute e dubbi (martellanti dubbi).
E forse era giusto che quella trilogia trovasse uno spazio ampio per poter essere restituita dal vivo al pubblico, per questo gli stadi del rapper sono un approdo giusto. E lo scrive chi non ama la musica negli stadi, la lontananza dall'artista, la possibilità di vederlo principalmente sugli schermi, spesso con un audio non proprio ottimale, benché lo sappiamo, esiste il concetto di comunità che perdona qualsiasi cosa. Il cantante ha voluto mettere su un concerto impegnativo, sia per quanto riguarda la scenografia che la scaletta: il concept prevedeva un'idea fantascientifica e uno sdoppiamento tra Marracash, appunto, e Fabio.

Insomma, il rapper ha voluto giocare molto anche col concetto di identità, fortissimo in tutta la trilogia e ha diviso lo show in sei capitoli, sviluppandosi "come un epic movie dal vivo: al centro della scena il conflitto tra Fabio, l’uomo, e Marracash, l'artista, raccontato attraverso il repertorio dei suoi più grandi e recenti successi" come spiega la nota stampa. Ieri sera Marracash è stato protagonista allo stadio Comunale di Torino, noi abbiamo visto il concerto allo stadio Maradona di Napoli ma cambia poco, lo spettacolo è quello, futuristico, con video a legare le parti e il rapper che recita anche alcune parti (con tanto di camei, come quello della manager Paola Zukar).
Nessun ospite sul palco, perché se deve essere un racconto di sé, Marra non ha bisogno di comprimari: con lui, sul palco, arriva solo Madame, che duetta con lui in Madame – L'anima, e poi accompagna il pubblico dal quinto al sesto capitolo cantando la sua Per il tuo bene. Per quanto ci riguarda il simbolo di questo concerto sono stati i due adolescenti, amici, che hanno guardato il concerto abbracciati per tutto il tempo, cantando ogni parola e ballando: Marracash ha dimostrato di riuscire a parlare a un pubblico ampio, nonostante temi mai semplificati, anzi, come fa col lavoro, spesso affrontati con strumenti non sempre facilmente interpretabili.

Però la musica è anche questo, Marracash è riuscito a coinvolgere un pubblico ampio, senza seguire la moda della trap, come hanno fatto altri, ma rinforzando la propria identità e la propria età, in un'evoluzione che non abbiamo visto spesso. La scaletta è quella, riprende i tre album – più canzoni come Bastavano le briciole, Brivido, Nulla accade e Niente canzoni d'amore -, la gente impazzisce su canzoni come G.O.A.T, Nemesi, ovviamente Love. Il live serve anche a capire oltre ai numeri in streaming, quali sono le canzoni che i fan amano davvero, l'intensità del canto, il boato quando dopo le prime note i fan capiscono di quale canzone si tratta, ma una delle vittorie di Marra è stato riuscire a rendere classiche le canzoni di questi album, non si è sentita la mancanza delle canzoni più vecchie, queste bastavano, sono già hit.