Marco Carta dopo il malore: “Un problema già anni fa, adesso devo operarmi per rimuoverlo”

C'è un senso di rivalsa e accettazione nelle parole di Marco Carta, vincitore di Amici ben 18 anni fa e successivamente premiato con la vittoria del Festival di Sanremo 2008 con La forza mia. Dopo i problemi di salute dello scorso 4 agosto, con il ricovero ospedaliero, il cantante è ritornato a parlare del suo tour, che lo ha riempito di un affetto anche "inaspettato" da parte del pubblico, ma soprattutto ha ricordato alcuni dei momenti salienti della sua carriera. Dal primo incontro con Pippo Baudo al rapporto con Maria De Filippi, passando per la sua esperienza ad Amici che ha cambiato l'algoritmo discografico del programma. Qui l'intervista a Marco Carta.
Prima di tutto, come stai?
Adesso molto meglio, mi sto prendendo cura di me. Si è riacutizzato un problema che avevo già avuto diversi anni fa: c'era stata un'operazione importante che però non aveva risolto del tutto la situazione. Possiamo dire che aveva tamponato momentaneamente.
Quindi dovrai essere rioperato?
Sì, dovrò affrontare un nuovo intervento per eliminarlo definitivamente e non avere problemi in futuro.
Nel frattempo è ripartito il tour: com'è stato?
Il tour sta andando benissimo. È stato un anno intenso, ricco di date, di numeri e soprattutto di affetto. Questo è quello che mi ha colpito di più, anche perché non era scontato. Credo che sia così un po’ per tutta la musica in generale post-Covid. Per me è stato anche un po' inaspettato tutto questo affetto.
Qual è stata la percezione, la risposta del pubblico dopo l'uscita del singolo Fantasia?
Una risposta forte, chiara, che non lascia spazio a commenti o interpretazioni. Non si tratta solo di numeri, e nemmeno di quelli che possono essere opinabili — parlo di streaming e robe varie, che stimo tantissimo, per carità, ma sappiamo tutti come oggi certe dinamiche possano girare in un certo modo. Diciamo che il pubblico è il bene tangibile, l’affetto vero, quello che senti.
Hai avuto paura che questo affetto fosse diminuito?
Beh, il Covid è stato un momento molto difficile. Io sono molto attivo, non mi fermo mai, e fu motivo di grande preoccupazione. Nel momento in cui non puoi più lavorare e ti viene limitata in parte anche la libertà è stato pesante. Per fortuna non è durato troppo a lungo.
Qual è stata l'emozione più grande nel ritornare sul palco?
Sicuramente aver fatto, 3 anni fa, i primi concerti in Italia post-pandemia mi ha fatto sentire come uno scolaretto alle prime armi. Posso dire che è stato indimenticabile. Le emozioni più assurde sono quelle belle, anche se a volte portano agitazione.
C'è stato un periodo di disaffezione, non solo con la musica, ma anche con tutta l'industria che la circonda?
No, non mi è mai successo nella vita. Per me la musica è un bisogno. Sarebbe talmente brutto pensare di poterne fare a meno che non ci provo neanche. Una volta, dietro le quinte di Domenica In Pippo Baudo mi disse: "Potrà capitare che ti sentirai lontano dalla musica, succede a tutti gli artisti". Io ero molto preoccupato perché stavo per entrare in scena e c’erano tanti giornalisti. Le sue parole mi rassicurarono tantissimo.
Che ricordi hai del conduttore appena scomparso?
Un colosso, anche fisicamente. Durante il nostro incontro, in quell'istante, mi era sembrato protettivo, come lo è stato per tantissimi artisti. Mi ricordo un articolo che uscì nei giorni successivi alla mia vittoria a Sanremo in cui disse che aveva capito dove questo ragazzo vuole arrivare, ma voi (i giornalisti, ndr) non ve ne siete ancora accorti. Allora non ero in grado di esprimermi bene sotto i riflettori, ero molto emozionato. Quelle sue parole furono una grande spinta.
E tu in che momento della tua vita eri?
Fortunato, sicuramente. Avevo appena vinto il Festival di Sanremo, ed ero anche il primo cantante proveniente da un talent a raggiungere certi traguardi. Dicevo: "Ho fatto 30, ora voglio fare 32". Per me la musica era riscatto. Venendo da una famiglia normale, con tante difficoltà, senza genitori, sono cresciuto da solo. La musica era un mezzo enorme di riscatto, non solo artistico ma umano.
Chi è stato fondamentale in quel periodo?
La mia famiglia, che mi ha sempre tenuto con i piedi per terra. Poi Fabrizio Pausini, il papà di Laura. Per me fu come un padre. Io non avevo mai avuto una figura paterna, e lui mi ha dato tanto, più sul piano umano che musicale. Aveva una cura nei miei confronti incredibile, come se fossi il figlio maschio che non aveva mai avuto. Lo porto ancora oggi nel cuore con enorme gratitudine.
E Maria De Filippi?
Secondo me lei ha capito la mia fame, la mia voglia di arrivare. Non so come abbia fatto, ma l’ha capita benissimo, forse meglio di chiunque altro. E io ho capito che Maria è una donna che si concede a poche persone, ma quando lo fa, lo fa totalmente.
C'è stato un momento di incertezza nel tuo cammino?
C'è stata ansia per il futuro: la paura di non essere abbastanza in quel momento. Col tempo ho capito che quella era solo una richiesta che facevo a me stesso. Volevo essere bravo per gli altri, ma in realtà dovevo esserlo per me. È stato un percorso di consapevolezza.
Questo dovrebbe essere il diciottesimo anno dalla tua partecipazione ad Amici.
Sì, fa strano pensare che sia passato già così tanto tempo.
Il primo ricordo che ti viene in mente?
Io ho cominciato a fare i provini con l’idea che, appena avessi compiuto 18 anni, sarei potuto essere scritturato. Nella mia testa era un progetto, ci credevo fortemente. È vero che poi è successo, ma è stato difficilissimo: mi hanno scartato quattro volte di fila. Solo alla quinta sono entrato. E anche lì ho rischiato, perché poteva saltare di nuovo. È stato un terno al lotto, alla fine.
Che ricordo hai dei provini?
All’inizio andavo a Cinecittà, giornate intere di provini. Esser stato scelto dopo 4 rifiuti per me significa molto: ho dimostrato di non mollare mai. Io ci ho creduto così tanto che chiunque altro avrebbe rinunciato. Tra l’altro Maria mi disse: "Questa cosa mi ha fatto capire tanto, perché ci ha fatto vedere dove abbiamo sbagliato noi". E lei si riferiva al fatto che io, ad Amici, sono stato tra i primi a imporsi come artista, rompendo un meccanismo che fino a quel momento era dominato dai pregiudizi.
Dal punto di vista discografico?
Esatto. Il pubblico era pronto, il consumatore era pronto, ma il mondo discografico no. C’erano pregiudizi enormi contro chi usciva da un talent show. La discografia avrebbe dovuto seguire l’onda del pubblico, del consumatore. E invece ci è arrivata solo con il tempo.
Come credi di aver stravolto questo algoritmo?
Io ero un po’ ribelle, caratterialmente. Quindi forse questa cosa mi ha aiutato. Ma ero ribelle solo quando sentivo davvero di avere qualcosa da dire. Magari sbagliavo i modi, ma ci tenevo che al centro ci fosse la musica.
Una caratteristica che hai avuto sin da piccolo.
Sì, alle superiori, per esempio, avevo una prof a cui non stavo simpatico. Io raccontavo alla mia famiglia che non facevo assolutamente niente mentre loro dicevano: "È una persona più grande, la devi rispettare, devi seguire le istruzioni che ti danno. Che abbia ragione o meno, non ci interessa: ti devi comportare educatamente”.
Quindi il fatto che loro continuassero a seguirmi, anche quando io avevo ragione, è stato fondamentale. Oggi è tutto un po’ diverso. Se non vuoi fare un lavoro oggi, nel 2025, puoi anche non farlo. Ma ai miei tempi non si poteva fare niente di testa propria.
Cosa succede dopo la vittoria di Amici?
Ricordo gente che ha bloccato degli aeroporti. Non me lo sarei mai immaginato. Da un giorno all’altro ti cambia la vita. Non capisci più niente, ti chiedi se davvero era quello che volevi.
In quel momento non eri nemmeno sicuro che fosse davvero quello che desideravi?
All’inizio sì, ero sicurissimo. Poi ho capito che era un pacchetto completo: cose bellissime, ma anche cose brutte da respingere.
Per esempio?
Avevo solo 22 anni, non ero pronto né addestrato. Giornalisti e fan ti pedinavano, ti rincorrevano, ti riconoscevano ovunque in Italia e anche fuori. Non potevi accendere e spegnere l'interruttore tra cantante e persona: era la tua vita, ed era cambiata per sempre.
Com'è cambiata nel tempo la percezione?
Non esistono più 2 versioni di Marco: lavoro anche nella mia vita quotidiana. Perché il pubblico che ci segue merita di essere ringraziato, e io voglio essere sempre disponibile. È chiaro: fa parte anche dell’educazione che ho ricevuto e di quella dei miei fan.
C'è stato un momento in cui non sei stato compreso appieno dalla stampa?
Allora, probabilmente sì. Ma io non sono stato "liscio" (leggero). Dovevo esserlo di più, soprattutto all’inizio. Dovevo essere più accondiscendente, un po’ più paravento. Non mi sarebbe costato molto, ma è una cosa non mi è mai appartenuta. Io sono fatto così, è il mio DNA sardo. A volte sono stato un po’ spigoloso, un po’ chiuso.
I commenti che ti hanno fatto più male?
Hai vinto Sanremo, ma il disco non basterà. Oppure altri commenti, durante le interviste in tv, anche Domenica In post-Sanremo, che oggi non si potrebbero più dire. All’epoca si dicevano cose senza filtri.
Adesso meno?
Credo che oggi ci sia più paura, perché se dici qualcosa di sbagliato, i social ti massacrano. All’epoca non c’erano i social: quello che veniva detto rimaneva lì, senza conseguenze. Chi faceva il commento sembrava vivere in un altro pianeta. Oggi invece, se sbagli, paghi con la gogna mediatica.
E allusioni a vita privata, ma anche a casi mediatici come la questione Rinascente?
Certe cose non hanno bisogno di essere commentate, perché parlano i fatti. Oggi non avrei bisogno di dire nulla. La storia ha già parlato. E questa per me è la cosa più bella: la serenità di non doverci più pensare.
C'è qualcosa che ti è mancato, dal punto di vista musicale?
Io vorrei sempre che la mia musica fosse ascoltata di più, dal primo all’ultimo disco. Anche quando ho fatto quattro dischi di platino, ho capito che quel desiderio rimane. Non mi basta mai, perché sono fatto così. Con la mia musica non sono mai sceso a compromessi, neanche con i miei manager. Abbiamo sempre discusso e ho portato avanti le mie idee.
Una di queste potremmo trovarla sul palco del Festival di Sanremo?
Sarebbe bello tornare con un pezzo forte, importante. Spero non mi facciano invecchiare, ho già 40 anni (ride n.d.r)