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Il lato violento di Cenerentola e Biancaneve: tradotte le fiabe originali dei Fratelli Grimm

Un filologo germanista americano, Jack Zipes, ha ritradotto le 156 fiabe dei fratelli Grimm dal tedesco, operando però un accurata ricerca filologica che ha il pregio di restituire le storie nella loro veste più autentica: popolare, violenta e, a tratti addirittura scabrosa. I Grimm infatti raccolsero queste fiabe dal folklore dell’epoca, che le tramandò in una veste assai poco rassicurante.
A cura di Luca Marangolo
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La storia della fiaba in quanto genere letterario nella cultura occidentale è di estremo interesse. La fiaba è il genere letterario per eccellenza in cui la fantasmagoria penetra, si mescola e si sovrappone al racconto. Essa è un racconto popolare e le rivisitazioni “colte” sono rare: abbiamo alcuni autori come Perrault, Andersen o Clemens Brentano, che hanno rivisitato in modo colto la tradizione della fiaba, creando un modello per quella che diverrà la novellistica per l’infanzia. Poi ci sono altri autori come il grande letterato napoletano Giovanbattista Basile e i due filologi tedeschi Jacob e Wilhelm Grimm. Questi ultimi, come Basile nell’Italia del Seicento, hanno pubblicato, nel 1812, una raccolta di fiabe popolari tedesche, che fanno emergere con grande chiarezze quanto edulcorate, patinate e lontane dal cuore folclorico che interessa la fiaba, siano tutte le altre opere di Perrault, Andersen, Brentano.

Le fiabe dei fratelli Grimm sono crude, violente, oscure: sono piene di dettagli scabrosi, metafore sessuali e perverse; sono la raccolta che meglio testimonia quanto la fiaba, nella tradizione occidentale, sia un vero e proprio coacervo di tensioni psichiche che oscillano fra il superato e il rimosso: sono il luogo dove il popolo condensa angosce, paure, ed esorcizza l’insicurezza verso l’ignoto, verso il perturbante, lo sconosciuto.

Così viene fuori che la primissima edizione delle fiabe dei Grimm, del 1812, tradotta fin da subito anche in lingua inglese, è ben diversa da quella che entrata nel canone dei libri per l’infanzia e nell’immaginario post-moderno. Le decine e decine di edizioni che si sono succedute dall’Ottocento ad oggi hanno, attraverso un lavoro di progressiva riscrittura, depurato l’angoscioso impianto originario delle storie dei Grimm, rendendole sempre più adatte ad una placida lettura per bambini, laddove si ha un’idea molto diversa, oggi, di quello che è giusto leggere ai nostri figli la sera.

Uno studioso americano, Jack Zipes, dell’università del Minnesota, ha ritradotto, per la prima volta da allora, la raccolta di storie nella vera patina delle fiabe dei fratelli Grimm, facendo riemergere tutta l’angosciosità di certi particolari.

Grazie all’iniziativa di Zipes ora gli americani, rintronati da decenni dalla voce d’usignolo della Cenerentola disneyana, potranno scoprire che la matrigna, pur di sistemare una delle sorellastre di Cenerentola col principe, incita le Anastasia e Genoveffa a tagliarsi un pezzo di piede. È solo uno dei particolari violenti e scabrosi che si possono trovare nelle fiabe dei Grimm e che ci dicono la verità sulla storia della fiaba. Il mondo delle fiabe è un mondo violento, dove la madre di Biancaneve ordina al Cacciatore di accoltellarla fino a farla sanguinare a morte, e dove Hansel e Gretel vengono abbandonati dai genitori nella foresta perché questi non hanno i mezzi economici per dar loro da mangiare.

Sono solo alcuni esempi che mettono in risalto i risultati del lavoro filologico di Zipes, che ha ripreso l’intero corpus Grimmiano –156 storie- andando a ritroso, edizione dopo edizione, alla ricerca delle varie correzioni che gli stessi Grimm- per un senso cristiano di decenza e pudore- hanno apportato alla raccolta originale. Un esempio clamoroso è la storia Wie Kinder Schlachtens miteinander gespielt haben: Come dei bambini giocavano a massacrarsi a vicenda, in cui si racconta di come un bambino taglia la gola di suo fratello mentre giocano al macellaio e al maiale.

Esempi di quanto il patrimonio delle fiabe sia molto diverso da quel che ne è risultato dalla lunga e lenta rielaborazione culturale tramite la quale la cultura di massa del Novecento ha trasformato, edulcorato e rielaborato queste storie: facendo diventare “classici” storie che, in realtà possono dire molto di pulsioni violente sotterranee, un sottobosco di tensioni e angosce di cui la fiaba, in occidente, è stata un incredibile sfogo metaforico.

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