Jovanotti: “Da bambino speravo che i miei si separassero. Mia madre? Morta con la scomparsa di mio fratello”

Jovanotti sta per arrivare a Roma con il suo tour, dopo che ha fatto tutti sold out nel suo giro nei palazzetti e così si racconta ancora una volta, ripercorrendo le sue radici, in un racconto più intimo che artistico al Messaggero. Lui, un artista che negli anni è riuscito a cambiare riuscendo sempre a mantenersi attuale, non sa di polvere, non deve per forza pescare nei successi degli anni 9o, insomma, non funziona con la nostalgia ma ancora riesce a portare pezzi in testa alle classifiche, come avvenuto con Montecristo, per esempio.
"Quando canto canzoni allegre sento di essere nel mio elemento e trovarmi in ciò che mi è congeniale – spiega nell'intervista -. Star bene e guardare al bello è in fondo la mia aspirazione più profonda. Le canzoni romantiche che parlano della bellezza dell'amore o del romanticismo sono poche, mentre sulla fine del sentimento ne trovi quante ne vuoi. A me piace l'euforia, quell'epifania amorosa che è superiore a tutto: essere in due, bastarsi, volersi ancora, ogni giorno. Mitè successo, è la mia fortuna e la benedico".
Ma è soprattutto un racconto familiare quello che fa il cantante, quello dei suoi genitori e del suo rapporto con loro: "Facevano parte di una generazione in cui non c'era scelta. Quando ero bambino speravo si mollassero perché, forse sbagliando, avevo l'illusione che se si fossero lasciati sarebbero stati entrambi più felici. Litigare era il loro linguaggio. Li sentivo discutere spesso" dice e aggiunge che erano "Una coppia molto tradizionale in cui la mamma è passivo-aggressiva e il mio babbo, nei toni, è solo aggressivo. Dico queste cose con amore perché il mio babbo non è mai stato un violento".

L'adolescenza non è stata semplicissima, pochi rapporti sociali e la musica a dargli una prospettiva, aveva la musica ma anche "la voglia di avere successo e di diventare qualcuno per me stesso" a spingerlo, poi il successo, quello vero, con le persone che lo aspettavano sotto casa e i genitori a dover fronteggiare una situazione straordinaria: "Sentivo che i miei erano un po' destabilizzati dalle conseguenze della mia notorietà e anche al di là della loro stessa volontà, avevo finito per trasformarmi in un personaggio anche in casa".
Poi c'è un fatto segnante nella sua vita, ovvero la morte del fratello Umberto, scomparso per la caduta di un aereo ultraleggero su cui viaggiava. Jovanotti racconta che subito dopo la comunicazione del decesso fu lui a mettersi in viaggio da Cortona perché capì che il padre non ce la faceva, corse infrangendo i limiti di velocità e quando arrivò lo portarono nel campo dove era caduto l'aereo: "Fu una cosa molto forte e per la prima volta nella vita mi accasciai in ginocchio. Io e Umberto eravamo visceralmente legati e la nostra famiglia era una vera famiglia. La sua mancanza per noi rappresentò il crollo della colonna portante di tutta la struttura".
E quello fu anche il momento in cui sua madre quasi si lasciò andare, mentre il padre ebbe quasi una reazione opposta: "La mia mamma ne è morta. Il mio babbo reagì diversamente: diventò più affettuoso, comunicativo e generoso. Non che non lo fosse, ma quelle qualità si accentuarono in maniera commovente. Mamma invece si chiuse. Quando le portavo Teresa, che era piccolina, faticava a relazionarsi perché aveva paura di emozionarsi e proiettarsi nel futuro".