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In Romagna c’è un teatro che usa i suoi fondi per salvare gli altri teatri in difficoltà

Con i teatri chiusi e le difficoltà dovute alla pandemia, Ravenna Teatro ha deciso di destinare l’intero importo dei fondi d’emergenza ad alcune realtà teatrali sparsi sul territorio italiano. Un gesto di solidarietà ma soprattutto un gesto politico concreto di sostegno a quelle realtà ingiustamente considerate di serie B dal sistema di attribuzione dei sostegni statali.
A cura di Redazione Cultura
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Un teatro che sceglie e di usare le proprie risorse per sostenere gli altri teatri in difficoltà. Cose che succedono in Italia, al tempo della pandemia e dei Dpcm che chiudono le sale. Nello specifico accade in Emilia Romagna, dove Ravenna Teatro ha annunciato di voler sostenere quelle realtà chiuse dai provvedimenti governativi messi in atto per contenere la pandemia e che con difficoltà (per usare un eufemismo) riescono a reperire, tra i mille rivoli del sostegno pubblico al mondo dello spettacolo, le risorse necessarie per andare avanti. Questo il messaggio scritto sui propri social dal Centro di Produzione Teatrale fondato nel 1991, nato dall'unione di Teatro delle Albe e Drammatico Vegetale, punta di diamante della produzione teatrale (e non solo) del nostro Paese:

Ravenna Teatro vivendo questo tempo di attesa e chiusura al pubblico anche come momento di possibilità, ha deciso di destinare l’intero importo dei fondi d’emergenza ad alcune realtà teatrali: artisti in residenza tra il 𝑇𝑒𝑎𝑡𝑟𝑜 𝑅𝑎𝑠𝑖 e l’atelier-laboratorio 𝑉𝑢𝑙𝑘𝑎𝑛𝑜 a San Bartolo; spazi teatrali generanti e necessari; gruppi che pongono particolare attenzione al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Tra i gruppi che si occupano di infanzia e adolescenza.

Tra le realtà che Ravenna Teatro ha deciso di sostenere (come si vede è forte l'accento sul mondo dell'infanzia e dell'adolescenza) ci sono il Teatro Coppola/Teatro dei cittadini di Catania, "gestito dal 2011 da un collettivo formato da musicisti, teatranti, maestranze e comuni cittadini che decisero di occupare la struttura con la volontà di restituire alla città un bene comune sottratto all'incuria e all'indifferenza delle amministrazioni", e lo IAC – Centro Arti Integrate di Matera, che si occupa di promozione e produzione teatrale dal 2010, in una strada al confine tra la città antica e quelle nuova e dal desiderio del teatro, "della possibilità di incontro, ascolto e sguardo che il teatro crea e che, dal 2016, realizza Nessuno Resti Fuori – festival di teatro, città e persone che ogni anno porta in un quartiere periferico della città l'esperienza del teatro e delle arti performative, attraverso laboratori, spettacoli e incontri di approfondimento, con la finalità di rendere tutti partecipi di processi di attivazione, creazione e condivisione."

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