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Il nuovo thriller di Scott Turow: “Racconto l’America dei bianchi arrabbiati che votano Trump”

Scott Turow è lo scrittore di legal thriller più famoso al mondo, nel suo ultimo Presunto Colpevole affronta temi caldi nel Paese, dalla cancel culture alla questione razziale. L’intervista a Fanpage.
A cura di Francesco Raiola
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Scott Turow - ph Daniele Badolato / Lapresse
Scott Turow – ph Daniele Badolato / Lapresse

Presunto Colpevole, l'ultimo libro di Scott Turow – edito da Mondadori e tradotto da Sara Crimi e Laura Tasso -, è un'immersione oltre che in un legal thriller, come ci ha abituati lo scrittore americano, anche nell'America profonda, quella "dei bianchi arrabbiati, quelli che si sentono ignorati e insultati da chi è al potere". Quest'ultimo libro del maestro del genere, infatti, racconta uno spaccato di Stati Uniti, raccontando il ritorno di Rusty – protagonista di Presunto innocente -, questa volta nelle vesti di un avvocato della difesa che dovrà difendere il figliastro Aaron, un ragazzo nero – e questo non è un dettaglio, visto che la questione razziale è centrale nel libro – che è stato l'ultimo a vedere la sua compagna, Mae, dopo una fuga nonostante fosse in libertà vigilata. Presunto colpevole è anche un manuale di scrittura, di come la scelta dell'ambientazione e delle caratteristiche dei protagonisti sono fondamentali per la costruzione del plot, a cui si aggiungono dettagli per raccontare l'America di oggi, dalle droghe, alle prigioni, passando per i bagni per le persone transgender e la cancel culture dei libri da parte della destra. Abbiamo intervistato Scott Turow in occasione del suo passaggio in Italia per il Salone del Libro di Torino.

Questo libro è l’esempio perfetto di come sia fondamentale la scelta dell’ambientazione (un luogo wasp e rurale) e dei protagonisti (un ragazzo adottivo nero) per regalare una spinta importante alla storia. Come nasce Presunto colpevole?

Era da un po' che avevo in testa l'idea di scrivere ancora una volta un libro che parlasse di Rusty. E poi c'è un altro elemento, ovvero il fatto che Adriane (Glazier, la moglie, ndr) ed io avevamo una casa in campagna a circa 80 chilometri a nord di Evanston, in Illinois, che è dove ci rintaniamo quando torniamo a Chicago. È una casa in mezzo alle fattorie, in una zona rurale. Un mattina mi sveglio presto, mi guardo attorno e mi dico che effettivamente nessuno scrive mai di questa America, nessuno scrive mai di questo contesto rurale e e ci ho riflettuto perché è un contesto rurale particolare.

In che senso?

È troppo distante dalla città per essere un sobborgo, ma comunque vicino a sufficienza da attirare i giovani, questo è stato il motore principale di questo libro. Ovviamente c'era anche un'ultima idea che mi è venuta, ovvero mi sono detto "Potrebbe essere interessante se Rusty, in questo caso, diventasse un avvocato difensore".

È un libro pieno di politica e attualità: quella razziale è una delle questioni affrontate, dall'atteggiamento della Polizia fino alla scelta di un avvocato bianco per non spaventare la giuria. Come nasce questo libro?

Beh, sai, i libri crescono e alla gente piace sempre pensare che l'arte sia tutta una questione di ispirazione, invece c'è tanto lavoro duro quando vuoi scriverlo. Quando ho cominciato a pensare alla trama e ad Aaron, affinché le sue azioni avessero un senso, ho pensato che avrebbe dovuto essere qualcuno che era isolato a livello personale e dopo aver delineato la trama al mio editore, mi è venuta questa idea: l'ho chiamato e gli ho chiesto come si sarebbe sentito se Aaron fosse stato nero. Ovviamente in questo momento questa questione è radioattiva nell'editoria americana, che è forse l'industria più woke degli Stati Uniti. C'è stata una lunga pausa alla fine della telefonata, però sapevo che avrebbe avuto senso per spiegare le sue azioni, era qualcuno che non era mai stato completamente parte di questa comunità di uomini bianchi arrabbiati. E poi avrebbe anche aiutato a spiegare un altro aspetto, ovvero quello che è il suo rapporto così forte che lo lega appunto a Mae.

Perché?

Perché il suo rapporto con lei va al di là, trascende quello che è l'elemento razziale, ovviamente, in un certo senso la reazione della gente nei loro confronti è simile per motivi diversi. Le reazioni al colore della sua pelle sarebbero state come le reazioni al fatto che lei fosse così bionda.

Droghe, problemi razziali, carceri non accoglienti, bagni per persone transgender, cancel culture. Qual è l'America in cui tu e Aaron vi muovete?

Uno dei temi delle nostre ultime elezioni è stato proprio il tipo di atmosfera che hai appena descritto, dove ci sono litigi sui libri e sulle biblioteche per bambini o in cui la gente firma le email col pronome di genere, he/him. Penso che ci siano molti americani che non sono felici di vivere in un mondo in cui questi problemi vengono loro imposti e, come indico nel libro, questo avviene da entrambe le parti. Le persone che si identificano a sinistra pensano che tutti gli impulsi alla censura provengano da destra, mentre se parliamo di bagni per le persone transgender le persone a destra vogliono che tutti vadano nel bagno del loro sesso di nascita. A volte queste questioni mi fanno sorridere.

Scott Turow e la copertina di Presunto colpevole
Scott Turow e la copertina di Presunto colpevole

Però l'impressione è che il narratore abbia un'idea più progressista di queste questioni.

Direi proprio di sì.

Non so se ha letto le offese che Trump ha rivolto a Taylor Swift e Bruce Springsteen: le chiedo, come intellettuale e scrittore, come ci si confronta con un Presidente come Trump e perché, secondo lei, così tante persone lo hanno votato.

La risposta breve è che tantissimi americani non nutrono un grande rispetto per gli intellettuali, per gli artisti in generale, quindi sì, ascoltano la musica di Taylor Swift, ma poi se ti dice che vota per Kamala Harris non gliene frega niente, perché non hanno un grande rispetto per questo tipo di figure. Quello che avviene è che chi ha una cultura, chi è un artista, chi è un intellettuale viene visto come elitista, appartenente a un'élite che addirittura sta molto antipatica a questo tipo di americani, che poi sono quelli che vivono nel contesto di cui io parlo in Presunto colpevole. Come spiego nel libro, la loro rabbia non è senza ragione: queste persone si sentono abbandonate in queste zone rurali o piccole città e si sentono ignorate o addirittura disprezzate dal resto del Paese e hanno generalmente ragione. Solo che poi cosa succede? Votano per Trump e vengono snobbati ancora di più, li considerano ancora più rozzi,  quindi è un po' un cane che si morde la coda.

In che modo le serie tv influenzano la scrittura?

Sai, cerco di non lasciare che Hollywood abbia alcun impatto su ciò che scrivo. E non è perché sono infelice quando quello che scrivo viene trasposto in un film, anzi, il successo negli Stati Uniti non fa che giovare a me e ai miei libri, e in effetti in questo momento non solo Presunto Colpevole, ma anche altri tre miei lavori sono in fase di sviluppo a Hollywood. Insomma, non è che non mi piace il modo in cui lavora Hollywood, ma per spiegarti, ad esempio, io avevo scritto un libro a tempo fa che si chiama Il sospetto e sai cosa è successo?

Cosa?

Che quando l'ho scritto, a Hollywood non gliene fregava niente. Poi a un certo punto, poco fa, l'hanno opzionato per farci qualcosa. Allora, quello che mi chiedo è come mai si svegliano un giorno e cambiano idea? Se è così fantastico ora, perché non era così fantastico quando uscì? La verità è che le persone a Hollywood non sanno cosa vogliono. Quindi, come posso provare a scrivere quello che vogliono loro? La mia risposta è sempre stata scrivere quello che voglio scrivere e prima o poi i venti che spazzano Hollywood faranno sì che tornino da me in qualche modo.

Ha votato quattro libri di Elena Ferrante nella lista dei dieci libri del XXI secolo del New York Times. Cosa ha amato di quei libri?

Per quanto riguarda Ferrante ho fatto un errore strategico, nel senso che ho piazzati quattro libri nella top 10, invece di metterli solo una volta. Se fossi stato un pochino più furbo, mi sarei conservato tre posti liberi per citare altri libri che mi piacciono (ride, ndr). A parte gli scherzi, devo dire che sono dei libri molto belli, mi piacciono tantissimo e mi ricordano molto, ad esempio, la scrittura di William Faulkner.

Cosa, in particolare?

C'è questo mondo interiore dei personaggi che esce frase dopo frase costantemente in tutto il libro, in tutti i libri, ed è abbastanza inusuale, se vogliamo. Abbiamo un contesto, quello napoletano, che non è necessariamente positivo per queste donne perché ha un impatto su quello che è poi la loro vita e in un certo senso non riescono a sfuggire a quella che è stata la loro formazione, da dove provengono, però devo dire che leggere questi libri è qualcosa che ho adorato, ho adorato tantissimo come sono scritti e sono sicuro che li adoreranno anche le generazioni a venire.

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