Il lungo viaggio di Bresh nel pop italiano: come si è arrivati da Oro Blu a Mediterraneo

In un'intervista del 2022, in occasione dell'uscita di Oro Blu, Bresh rispondeva alla necessità di un senso di appartenenza nella propria vita così: "Dovrebbe essere messa nella sezione necessità vitali. Tutti noi ricerchiamo un senso di appartenenza, chi con le passioni, chi con una squadra di calcio o una città, o un quartiere in cui si vive. È una parola che deve essere già stata studiata da qualche psicologo, da qualche psicanalista. Ci rende parte di un contesto, capiamo sempre di più chi siamo e cosa ricerchiamo". Un autentico marinaio in viaggio nella tempesta di un filtro, quello tra underground e mainstream, che aveva già squarciato con brani come Angelina Jolie. Facendo un passo indietro, le stimmate della nuova scuola genovese, ritratte anche in un documentario, erano apparse anche sul suo corpo, come su quello delle sue collaborazioni: Tedua, Vaz Tè, Izi e Rkomi.
Ma forse nessuno, neanche lo stesso Bresh si sarebbe aspettato ciò che sarebbe accaduto nel successivo triennio. In una recente intervista per l'uscita del suo nuovo album, Mediterraneo, dello scorso 6 giugno, Bresh sottolineava come il progetto rappresentasse una versione 3.0 dell'album del 2022. Un'annotazione che si avverte principalmente nelle sonorità, in cui proprio Angelina Jolie e Andrea rappresentano i due brani a cui aggrapparsi per formare una tela tra i due progetti. Sì, perché Mediterraneo apre una strada, una visione identitaria e genuina di un pop che ha la necessità di aprirsi a più modelli. Una natura cantautorale che affascina con la parola, raccontando la vita altrui più che la propria. E se l'Oro Blu di Genova si è aperto al mar Mediterraneo, diventando anche una metafora su come sia cambiata la platea di pubblico in attesa della musica di Bresh, la ricerca d'identità si traduce in altro. Come in Aia che tia.
La canzone in dialetto ligure e il racconto di famiglia in Aia che tia
Si tratta del primo brano in dialetto genovese, pubblicato in un album da Bresh. Una scelta che sembra seguire la linea narrativa di Crêuza de mä nell'ultima partecipazione sanremese, in cui si è esibito con Cristiano De Andrè sul palco dell'Ariston. Una decisione coraggiosa ma che si proietta comunque in un momento della discografia italiana in cui esistono alcuni grandi protagonisti, soprattutto urban, che hanno impresso il loro marchio con l'uso del dialetto (vedasi Geolier). Aia che tia potrebbe rappresentare solo una piccola crepa nel sistema, e invece diventa di vitale importanza, e non solo nella promozione del progetto. Sì, perché il volo sopra Genova, il racconto dei marinai (che ritornerà nel disco anche in Altezza Cielo con Kid Yugi) è anche una metafora per raccontare la sua di storia: dal padre che fu scaricatore di merci al porto, al bar di famiglia che venne descritto in passato ne Il bar dei miei e in Marilena con Nader e Tedua.
Dall'Oro Blu al successo di Parafulmini e Nightmares nel 2024
Il sole che sorge alto dalle montagne, ma anche l'amore di Erica, la donna che "si innamora solo di domenica". Potrebbe sembrare un tributo alla Bocca di Rosa di Faber, l'ennesimo simbolo di un cantautorato a cui l'autore tende una mano, una letteratura ancora ricca di immagini e storie. Come quella di Guasto D'Amore, diventata l'inno ufficiale del Genoa, o La tana del granchio che riecheggia nel teatro sanremese. Poi si spengono le luci, perché Mediterraneo è anche una corsa alle radici, anzi forse più un inseguimento. Perché il successo degli ultimi 3 anni, dalla doppia partecipazione sanremese (la prima da ospite), oltre ai grandi successi estivi come con Parafulmini e Nightmares, rispettivamente con Ernia, Fabri Fibra e i Pinguini Tattici Nucleari, raccontano il viaggio in mare aperto del cantante. In questo senso, Popolo della notte combatte l'ipocrisia, quella dei rapporti, della consapevolezza di una guerra alle porte, ma anche di una città come Milano che ospita ormai il cantante da anni.
E quale, se non l'ultimo brano della tracklist, già pubblicato nel 2024, poteva rappresentare meglio lo stallo in cui l'autore stava vivendo. Stiamo parlando di Torcida, che dietro la metafora di un bacio che promette nuova vita, sottolinea la forza necessaria a fare un passo per averla. E anche se il suo volto appare su uno schermo, quasi travolto dal successo, "se urla la gente, Andre non sente, urla la gente, Andre non sente".