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I libri per l’infanzia di Chris Haughton, esplosioni di colori e storie da leggere a ripetizione

Nel nuovo libro di Chris Haughton tre scimmiette sfuggono alle tigri e alle raccomandazioni della madre, confermandolo come uno dei migliori illustratori contemporanei.
A cura di Francesco Raiola
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I libri dell'irlandese Chris Haughton sono un'esplosione di colori, di animali antropomorfi, di storie che hanno sempre un filo conduttore che li lega l'uno all'altro. I libri per l'infanzia sono una delle cose più belle e meno conosciute che il mercato abbia, nel senso che fortunatamente è un settore che ha un bacino forte di lettori, di acquirenti (gli ultimi dati AIE parlano di un mercato che "nel 2021 ha raggiunto quota 286,6 milioni – +19,3% rispetto all'anno precedente – con 24 milioni di copie vendute"), ma che tende a cambi continui. E così quando i figli crescono si tende a perdere di vista autori che hanno segnato momenti importanti della propria vita, per questo è bene ogni tanto farsi un giro tra le case editrici e nelle librerie per tornare a rimanere stupefatti per la bellezza enorme di questi racconti. Una bellezza che è pensata per i bambini ma che fa bene anche agli adulti.

L'illustratore irlandese crea di volta in volta dei personaggi che talvolta si trovano nei guai per aver disobbedito a un ordine di un adulto, per eccesso di curiosità o per la tendenza (adulta) a fare cose scorrette e per questo fallimentari. In "Forse", l'ultimo albo tradotto in Italia e pubblicato sempre da Lapis – del cui roster fa parte Haughton -, succede la prima ipotesi, quella in cui una scimmia adulta dice ai propri figli, che deve lasciare soli per qualche minuto, di poter fare tutto tranne che andare sull'albero di mango perché ci sono le tigri appostate, pronte ad attaccarle. Cosa che, come il lettore potrà immaginare, spinti dalla curiosità e dalla golosità accadrà, come succedeva, per esempio, anche in "Oh, no, George" col cane George che non riusciva a non fare danni.

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Haughton usa schemi che improvvisano su un canovaccio, forme stilizzate, poche parole complessivamente ed espressioni che diventano sorte di cantilene, tipo tormentoni che si ripetono nelle orecchie dei bambini che le leggono o ascoltano. Come in questo caso quando le scimmie non solo si avvicinano alle piante di mango, ma si decidono anche ad avvicinarsi più volte per provarle: "Nessuna tigre di qua, nessuna tigre di là, nessuna tigre all'orizzonte" dicono le tre scimmiette, ripetendo lo schema che, per esempio, avevamo già visto in "Shh, abbiamo un piano", ma anche, in forma diversa, in "Oh no George" e che ancora bisognava perfezionare nel primo albo, "Oh, oh" che racconta di un gufetto che si addormentava, cadeva dalla propria casa sull'albero e vagava nella foresta chiedendo indicazioni per ritrovare la propria madre. La storia finisce in maniera circolare, pronta ad aprire un nuovo scenario simile, altra caratteristica dei libri dell'illustratore irlandese, che più che moraleggiante, gioca con le dinamiche e i tic propri di alcune età.

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