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Guide turistiche, le sorti della professione in Italia in mano alle decisioni dell’Europa

Le guide locali si vedono sottrarre i propri diritti di esercizio, fagocitati dalla liberalizzazione del mercato dettata dalle norme europee e ad avere la peggio saranno i turisti. Martedì 14 marzo la prima manifestazione da parte delle guide turistiche abilitate per la corretta illustrazione del territorio.
A cura di Silvia Buffo
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Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha annullato i decreti del Ministero dei Beni Culturali, che limitavano l'esercizio della professione di guida turistica. La ragione, secondo il TAR, è che attraverso quei decreti si violavano le norme europee sulla concorrenza e sulla circolazione dei lavoratori. Inoltre via anche le limitazioni necessarie per esercitare nei siti di particolare interesse, che sul territorio nazionale sono 3.176, i quali richiedevano una abilitazione specifica. Cambia tutto e non mancano polemiche e indignazioni da parte degli addetti ai lavori. Intanto la Federagit invita a partecipare alla manifestazione "contro la deregolamentazione della professione e per una legge che tuteli la qualificazione professionale delle guide e la corretta illustrazione del patrimonio culturale", prevista per martedì 14 marzo, a Roma, in piazza Montecitorio, dalle 10 alle 14.00. Una vera e propria mobilitazione per la corretta illustrazione del territorio.

Oggi le guide turistiche straniere esercitano sul nostro territorio come quelle italiane. È giusto?

Così torna in vigore la legge 97: l’abilitazione alla professione di guida turistica è valida sull’intero territorio nazionale e le guide turistiche straniere, abilitate nei loro paesi, potranno esercitare sul territorio italiano, in conformità alla libera prestazione dei servizi riconosciuta dall’Unione Europea. Questo potrebbe creare non poche polemiche sul diritto o meno di stare sul mercato, dato che si sa quanto sia complicato prepararsi a sostenere l'esame da guida turistica, una formazione estremamente faticosa, che in molti casi richiede anni e anni di studio. Un sacrificio notevole per chi ha l'ambizione di praticare tale professione in Italia, ma a dettare le regole del gioco è ormai l'Europa. Ma non si resta con le mani in mano, c'è in corso già una prima mobilitazione, è stato lanciato l'ashtag #localguidepride.

I primi a rimetterci saranno i turisti

I turisti protranno essere guidati sul campo da chi magari ha una formazione solo libresca del sito da illustrare e non da chi invece è del luogo, allo stesso tempo i tour operator stranieri potranno scegliere di rivolgersi alle loro guide, bypassando quelle italiane. Inevitabile che si parli anche di un enorme conflitto di interessi economico. L'approccio local di una guida sarebbe è il primo biglietto da visita per un turista esigente, poiché le informazioni si contesuallizzano e si incastrano con suggerimenti gastronomici, alloggi e altre attività commerciali. E in questo senso la qualità del servizio è direttamente proporzionale all'autentica appartenenza al luogo della guida in questione.

La liberalizzazione e il collasso della qualità

In un regime di liberalizzazione la concorrenza aumenta, con conseguente dilagare del crollo di qualità: si gareggera per competere nel mare delle offerte, dettate dal mercato a discapito dello studio e della formazione. Il turista esigente saprà sempre distinguere la qualità, ma il turista medio è colui che deve essere guidato e spesso e volentieri è allo sbaraglio. La condizione del viaggio in genere non sempre consente di arrivare nel luogo informati e di avviare una ricerca dettagliata della guida esatta. Pertanto garantire ai viaggiatori una visita guidata professionale dovrebbe essere un fatto etico. Il problema da parte del TAR è affrontato solo in termini di mercato.

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