Emis Killa e il racconto dell’inchiesta ultrà: “Vado in caserma col passeggino e mi dicono che sono indagato”

Il rapper milanese Emis Killa rompe il silenzio sull'inchiesta Doppia Curva che lo ha travolto nei primi mesi del 2025, stravolgendo la sua vita e costringendolo a rinunciare alla prima partecipazione al Festival di Sanremo. In un'intervista al Corriere della Sera, l'artista 35enne racconta la sua versione dei fatti: "Vado in caserma col passeggino e scopro di essere indagato per associazione a delinquere".
Lo choc della notifica: "Credevo fosse una formalità"
Il momento più drammatico arriva quando Emis Killa ricostruisce l'istante in cui ha scoperto di essere indagato per associazione a delinquere nell'ambito dell'inchiesta che ha coinvolto gli ultrà del Milan. "Le prime indiscrezioni non le avevo prese troppo sul serio, perché il mio avvocato non ne sapeva ancora niente", racconta al quotidiano milanese.
Poi sono stato convocato in caserma: ‘Per una notifica', mi hanno detto. Sono arrivato lì tutto sommato tranquillo, col passeggino di mio figlio piccolo, e i carabinieri mi hanno informato che avevo ricevuto ‘un Daspo e un 416'. Quando ho chiesto cos'era un 416 e mi hanno spiegato che ero indagato per associazione a delinquere mi sono pietrificato.
Al centro delle accuse c'è anche un negozio aperto in società con Fabiano Capuzzo, ora condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi. Ma per Emis Killa la realtà è diversa da quella dipinta dagli inquirenti: "Mi sono limitato ad aprire una barberia con un amico che in passato aveva avuto qualche trascorso con la legge. L'ho fatto proprio per aiutarlo a cambiare vita, per me era un gesto bello e nobile. Perché bisogna vederci per forza del marcio?".
Le perquisizioni e i soldi in contanti
Sulla perquisizione che ha portato al ritrovamento di 30.000 euro in contanti, coltelli e un tirapugni, Emis Killa si mostra tranquillo: "I soldi in contanti me li avevano restituiti prima ancora di formalizzare l'indagine, e ho una spiegazione più che lecita per tutto ciò che hanno trovato, comprese le famose armi".
Riguardo alle sue frequentazioni negli ambienti ultrà, il rapper spiega le ragioni che lo hanno portato a preferire la curva alla tribuna: "Io voglio andare allo stadio in curva come un padre di famiglia qualsiasi, come ho sempre fatto, ma è impossibile perché tutti mi chiedono continuamente selfie. Stare in transenna con gli ultrà, dove i tifosi non arrivano così facilmente, per me era anche un modo di ritrovare un po' di normalità".