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Elena Ferrante: davvero è così importante sapere chi è?

“Non parteciperò a dibattiti e convegni, se mi inviteranno. Non andrò a ritirare premi, se me ne vorranno dare. Interverrò solo attraverso la scrittura”. Ma c’è chi non si rassegna di fronte alla dichiarazione rilasciata dalla stessa Elena Ferrante, anni e anni fa. Questa volta dietro la misteriosa autrice si nasconderebbe una docente universitaria napoletana, che ha subito smentito. Ma davvero è così importante conoscere l’identità della Ferrante?
A cura di Federica D'Alfonso
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L'amica geniale, Elena Ferrante, Edizioni E/O
L'amica geniale, Elena Ferrante, Edizioni E/O

“Non parteciperò a dibattiti e convegni, se mi inviteranno. Non andrò a ritirare premi, se me ne vorranno dare. Non promuoverò il libro mai, soprattutto in televisione, né in Italia né eventualmente all’estero. Interverrò solo attraverso la scrittura”: parla così Elena Ferrante nell'opera “La Frantumaglia”, pubblicata nel 2003, ma ancora oggi c'è chi non si rassegna all'idea di non sapere di chi sia la penna che è divenuta famosa in tutto il mondo per la saga de “L'amica geniale”. Le ipotesi sulla sua identità si rincorrono da anni: c’è chi dice che sia Goffredo Fofi, chi sostiene che si tratti di Gaetano Quagliariello, chi invece ritiene che sia Domenico Starnone. Per Marco Santagata il misterioso autore è una lei, e si tratterebbe di Marcella Marmo, docente di Storia contemporanea alla Federico II di Napoli. Una tesi senza dubbio interessante se si segue il filo logico del ragionamento dello studioso, ma soprattutto dopo l'uragano mediatico che questo ha generato viene da chiedersi: a chi interessa davvero chi è Elena Ferrante? Conoscere l'identità dell'autore trasforma un brutto libro in un bel libro o viceversa?

Elena Ferrante, secondo Santagata

Marco Santagata, studioso di Dante e finalista all'ultimo premio Strega con “Come donna innamorata”, in un articolo pubblicato sul supplemento del Corriere della Sera La Lettura, ha rivelato l'identità della misteriosa Elena Ferrante. Secondo lo studioso, si tratterebbe di Marcella Marmo, ordinaria di storia contemporanea alla Federico II di Napoli, moglie del medico-pittore Guido Sacerdoti, nipote di Carlo Levi. Ma in base a quali prove?

“Elena Ferrante ha sicuramente frequentato la Normale di Pisa”: lo studioso ha effettuato una sottilissima analisi dei dettagli topografici, degli elementi linguistici, degli errori e dei lapsus contenuti nei romanzi, e ha infine fatto notare come chi si cela dietro lo pseudonimo ha sicuramente frequentato l'istituto toscano.

Nel secondo volume della quadrilogia, “Storia del nuovo cognome”, la protagonista Elena Greco diventa una studentessa della Scuola Normale Superiore di Pisa, ed è questo secondo Santagata il nodo fondamentale della questione. Nella narrazione, rileva il docente, non si trova una conoscenza scolastica della città di Pisa e delle abitudini dei normalisti, ma una conoscenza che lui riconosce come diretta, avendola vissuta in prima persona e avendo dunque la possibilità di rintracciarne indizi a un occhio non avvezzo pressoché impercettibili.

"Io la Ferrante? Sono fantasiosa solo in cucina"

"In effetti fui studentessa a Pisa dal 1964 al 1966" ha spiegato garbatamente la Marmo, "ma non mi sono laureata lì. Lasciai dopo essere stata bocciata da Armando Saitta a un esame. Risposi a ogni domanda, ma sbagliai l'anno di fondazione del Partito Popolare. E comunque non ero l'unica napoletana a studiare lì in quegli anni". La risposta della docente è giunta secca, e perentoria: assurda l'ipotesi che si tratti di lei.

Io la misteriosa Elena Ferrante? Chiunque mi conosce riderebbe davanti a questa notizia. Non sono una scrittrice, ma una docente. Mi definisco una "giudicante analitica" che maltratta e boccia gli studenti perché non sanno dov'è l'India. Sono una persona razionale, in quello che produco non c'è componente artistica.

Della Ferrante ha letto solo il primo volume della saga “L'Amica geniale”, prestato da un'amica. Nella smentita la Marmo ha specificato: "Non compro romanzi che non avrei il tempo di leggere avendo ancora molto lavoro da fare e la casa è già piena di libri".

Ma in fondo, ci interessa davvero?

Alla premiazione dello Strega, nel 2015, al suo posto c’era un punto interrogativo in 3D. Oggi la Ferrante è in lizza, unico autore italiano, per il prestigioso Man Booker Prize, il principale riconoscimento britannico per la letteratura, insieme ai due premi Nobel Kenzaburo Oe e Orhan Pamuk, dopo essere stata indicata dal New York Times come uno dei dieci libri migliori dell'anno. Questi sono soltanto alcuni dei successi che la Ferrante ha collezionato in una carriera lunga, che non inizia di certo con la saga de “L'amica geniale”.

Esordisce nel 1992 con "L'amore molesto" vincendo il premio Procida Isola di Arturo-Elsa Morante e il premio Oplonti d'argento. Il romanzo, selezionato al Premio Strega e al premio Artemisia, è divenuto anche un film per la regia di Mario Martone, così come il romanzo successivo, "I giorni dell'abbandono", edito nel 2002 e finalista al Premio Viareggio, è stato portato alla 62° Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia da Roberto Faenza. Ma è nel 2011 che la scalata narrativa di Elena Ferrante raggiunge la vetta: viene infatti pubblicato il primo volume del ciclo "L'amica geniale", seguito nel 2012 dal secondo volume, "Storia del nuovo cognome", nel 2013 dal terzo, "Storia di chi fugge e di chi resta" e nel 2014 dal quarto e conclusivo "Storia della bambina perduta".

Elena Ferrante è un fenomeno letterario ed editoriale senza precedenti: ecco chi è davvero. L'ipotesi di Santagata ha subito creato scompiglio in tutto l'ambiente editoriale, distogliendo per un attimo l'attenzione da ciò che veramente è importante in questa storia: la qualità letteraria dei suoi libri. Nei fiumi di inchiostro versati per parlare di Elena Ferrante non un solo tratto di penna in più è stato sprecato per raccontarci la sua scrittura, o il perché, letterariamente parlando, sia un fenomeno senza precedenti. Forse dice bene Sandra Ozzola, editrice di E/o che ha pubblicato fin'ora tutte le sue opere, quando ricorda che "tutto il resto è inutile. Ora si torni a parlare dei libri".

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