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Danza: oggi è il compleanno della romantica “Sylfiden” di August Bournonville

Il 28 novembre del 1836 al Teatro Reale danese di Copenaghen si tenne la prima rappresentazione della “Sylfiden” di August Bournonville che si esibì in coppia con Lucile Grahn.
A cura di Massimiliano Craus
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La Sylfiden di Alessandra Ferri
La Sylfiden di Alessandra Ferri

I primi anni dell'Ottocento segnarono una svolta nella librettistica di balletto, almeno quanto avvenne per la letteratura coeva che scorreva veloce e determinata sulle pagine di tutta Europa. Fino a quei giorni il balletto si stava costruendo la propria storia, rinunciando una volta per tutte ad essere l'appendice dell'opera e conquistarsi spazi e scenari nuovi. E proprio in questi frangenti, i dettami salienti del primo romanticismo del XIX secolo furono assorbiti a piè pari dagli uomini di cultura coreutica più sensibili a quanto accadeva dentro e fuori i teatri del vecchio continente, compresi il tenore Adolphe Nourrit, lo scrittore Charles Nodier, il compositore Herman Severin von Loevenskjold ed il coreografo Filippo Taglioni. Questi quattro uomini sedettero ad un tavolo e scrissero la prima vera pagina romantica del balletto, con il titolo de "La Silfide" che doveva divenire ben presto il simbolo di quel secolo e dell'intera generazione che l'avrebbe seguita da lì a poco.

E così noi oggi possiamo ancora scrivere di quella silfide e del suo amore romantico per il protagonista scozzese James, promesso sposo di Effie ma invaghito dell'essere alato che compare qua e là per la sua casa. Eh sì, giusto il giorno delle nozze il baldo giovane si fa scoprire intento a danzare invano con la silfide proprio da Effie, dai suoi amici e dalla maga Madge. In quella stessa occasione la maga legge le mani a tutti i presenti e quando giunge il turno di Effie legge ad alta voce che la sua gravidanza sarà dovuta all'amore per Gurn, amico suo e di James. A quel punto il protagonista la caccia via di casa ma la maga gli promette vendetta. Il secondo atto, in realtà il primo atto bianco della storia del balletto, è ambientato in una fitta boscaglia con James alla ricerca della sua silfide fuggita dalla paura di essere scoperta. Qui lo scozzese incontra Madge che gli dona un foulard magico che saprà trasformare la sua silfide in una donna in carne ed ossa. Una volta incontrata tra tante James danza con lei, le copre le spalle con il foulard nel tentativo di renderla umana ma, inaspettatamente, si accorge che invece le sta tarpando le ali fino ad ucciderla. Alla disperazione si aggiunge la beffa: James vede sfumare l'amore etereo con la silfide e le nozze terrene con Effie, nel frattempo accompagnata all'altare da Gurn proprio come predetto dalla maga Madge.

Nei libretti del primo Romanticismo l'uomo non sa più amare

Vittoria Ottolenghi
Vittoria Ottolenghi

Qualche anno addietro, in un'amabile chiacchierata a viso aperto, la decana della critica di danza Vittoria Ottolenghi si divertiva ad ironizzare sulle sorti del protagonista James e del suo primo coreografo Filippo Taglioni. Si parlava naturalmente della parigina "La Silphide" del 1832 creata per la figlia Maria (ennesima artista della dinastia Taglioni), in uno dei primi ruoli in scena accessoriati con le scarpe da punta. Proprio quelle punte amate ed odiate da un mare agitato di ballerine che infrangono i propri sogni sull'amore crudele del primo Romanticismo de "La Silphide" e della successiva "Sylfiden" del 1836. E Vittoria Ottolenghi si divertiva ad ironizzare proprio su questi concetti secolari, schernendo James

di essere stato capace di perdere nel giro di ventiquattro ore ben due donne. Una vera, Effie, ed una finta ma bella come la silfide. Ce ne vuole a farsene scappare due! Per queste ragioni l'amore di quegli anni saliva sulle punte per le prime volte, proprio per alzare la dignità femminile al cospetto degli uomini, almeno apparentemente e sul palcoscenico. E poi quel poveraccio di Filippo Taglioni, il primo coreografo ufficiale della silfide, che s'è fatto fregare il titolo ed il soggetto stesso dal francese di Copenaghen Augurt Bournonville. C'è voluto un niente per rendere celebri titolo e coreografo mentre l'ingenuo Filippo Taglioni si è potuto consolare a vedere la figlia Maria sulle punte all'Opéra. Mica poco, ma niente a confronto con la storia del repertorio scritta dal franco-danese.

Poche righe per sintetizzare un valzer di nomi, personaggi e titoli caro a Vittoria Ottolenghi ed ai tanti ballettomani romantici e romanticoni dell'ultima lacrima. Ci piace ricordare che con la "Sylfiden" si è dato un ordine rigoroso al corpo di ballo sulla scena, definendo per bene le varie file delle ballerine poi riprese in tutte le successive coreografie dell'Ottocento. Così come ci piace ricordare che dopo soli cinque anni nacque l'unico titolo capace di scompaginare il canovaccio romantico, la "Giselle" di Jean Coralli, Jules Perrot ed Adolphe Adam, scansando la "Sylfiden" di August Bournonville per primeggiare nella storia del repertorio. Eppure probabilmente senza la fortuna delle "due silfidi" di Filippo Taglioni ed August Bournonville oggi non staremmo qui a scrivere del primo romanticismo di balletto né della stessa "Giselle".

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