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Come l’intelligenza artificiale potrebbe influenzare il lavoro degli artisti e la loro creatività

L’intelligenza artificiale sostituirà gli artisti? Alle perplessità riguardo questo tema hanno risposto alcuni illustratori che usano Midjourney per la produzione di alcune opere.
A cura di Cristina Somma
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Ruben Curto_Andrea Errico
Due immagini realizzate con l'intelligenza artificiale da due illustratori. La prima da Ruben Curto, la seconda da Andrea Errico

L’intelligenza artificiale potrà sostituire il ruolo dell’artista? In che modo potrebbe comunque influenzarlo? A questa domanda hanno risposto, ai microfoni di Fanpage, alcuni artisti che hanno cominciato a utilizzare l’IA per la realizzazione di alcune immagini che rientrano nei loro progetti creativi. Si tratta di Ruben Curto e Andrea Errico, due illustratori partenopei che hanno scelto di cimentarsi in questa nuova avventura, ma non con lo stesso scopo. Curto utilizza l’AI come esercizio creativo, mentre Errico la sfrutta per alimentare una ricerca estetica.

“Porto avanti da un po' questa pagina Instagram chiamata bronutec.ai – ha spiegato Curto -. Non lo definirei ancora un progetto ma più un gioco. In sostanza mi vengono delle idee, scrivo dei prompt (istruzioni, ndr) per generare immagini su un software chiamato Midjourney e non esce quasi mai quello che voglio. Avere un ottimo livello di controllo delle AI – ha sottolineato Curto – è molto più difficile di quanto possa sembrare. A seconda dell'immagine che viene generata scrivo delle storielle grottesche o fantascientifiche che racconto come fossero articoli specialistici di eventi straordinari. Mi sono imposto di partire sempre da fatti storici realmente accaduti o vere scoperte in ambito astronomico e scientifico, per poi ricamarci sopra delle storie assurde. È di grande stimolo, cerco sempre di piegare il mezzo al mio desiderio creativo (in questo caso la scrittura) pur non essendo ufficialmente un ‘prompter'. Secondo me ognuno dovrebbe trovare il proprio modo di utilizzare questa tecnologia perché possono essere veramente infiniti gli utilizzi che se ne possono fare”.

I software di IA tipo Midjourney, come spiega il filosofo e artista visivo Francesco D'Isa in un'intervista rilasciata a Il Tascabile, non sono androidi antropomorfi con un’intelligenza e una personalità propria, ma modelli algoritmici basati su enormi quantità di dati creati dagli umani, su cui lavorano su base statistica allo scopo di rispondere con successo alle nostre richieste. Secondo D'Isa, che più volte si è occupato del tema testando i diversi software, un’IA come chat GPT, creata con modelli per la creazione di testi, è perfetto per fare riassunti e creare contenuti originali, perché c’è una supervisione umana, ma non è possibile utilizzare GPT come motore di ricerca in quanto è uno strumento basato prevalentemente sulla statistica e il vero e il falso non sono una questione di probabilità.

Così come non è possibile far generare in totale autonomia delle immagini a una IA senza che abbia ricevuto le direttive dall'uomo che la governa. Quindi GPT, ad esempio, funziona per la ricerca solo su cose che già si conoscono e che si possono correggere, come dimostra anche l’esperimento messo in atto e pubblicato sul suo profilo Facebook dall'editorialista del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco che ha cercato sul software la propria storia e si è scontrato con la sua presunta morte e una narrazione che non appartiene alla sua vita.

Stessa cosa vale per il mondo dell'arte. L'elaborazione delle immagini si fonda su una raccolta di milioni di immagini campione che, sulla base delle direttive dell'essere umano, vengono messe insieme e riproposte nello stile desiderato, elaborato dall'IA. Gli ingredienti che rendono possibile la magia, come spiega D'Isa, sono il materiale di partenza, ovvero le immagini o informazioni contenute nel database, il modo in cui viene catalogato, ovvero la descrizione, e la potenza di calcolo della macchina.

L’IA quindi, per adesso, non può totalmente sostituire il ruolo del giornalista e, forse, nemmeno quello dell’artista se, come Ruben, si preferisce una produzione fatta anche di narrazione realistica. Errico invece racconta che AnerAndroid, il nome che ha dato alla sua pagina Instagram su cui pubblica i lavori realizzati con l’IA, è la sua versione digitale: “Un insieme di pensieri, idee e immagini generate senza limiti, preoccupazioni o finalità, con lo scopo unico di essere estetico e ludico”. L’idea di cimentarsi in questa nuova esperienza è nata dall’amore profondo che prova per la tecnologia e la voglia di sperimentare.

“È un’opportunità per sperimentare, giocare, senza limiti tecnici o vincoli legati alla mia identità di disegnatore”, ha raccontato. “Ogni post che realizzo – ha proseguito – è frutto di un esperimento o una ricerca estetica, partendo spesso da bozze realizzate a mano che poi do in pasto alle IA per aggiungere dettagli o realizzare qualcosa di nuovo. Lo scopo è quello di creare immagini suggestive, accattivanti e che mi permettano di esprimere delle idee”. Quindi, queste opere d’arte possono essere considerate frutto di un processo artistico umano, di dominio dell’uomo? La domanda è sorta, in maniera prepotente e scatenando numerose polemiche, dopo che mesi fa un concorso artistico è stato vinto da un’opera realizzata con l’IA.

Molti artisti si sono chiesti se fosse giusto e quanto quell’opera fosse oggettivamente frutto di un processo artistico elaborato dalla mente umana, quindi pari alle altre opere. “L’arte – ha detto Curto – per me non può esistere separata dall’essere umano. Le immagini generate con le IA sono frutto di un processo elaborato che comunque utilizza opere senza le quali è impossibile fornire un livello di qualità adeguato. Colui che contempla e attribuisce un’emozione o un significato all'immagine generata sarà sempre e soltanto l'essere umano”.

L'IA si occupa di velocizzare, se non addirittura eliminare, la fase "artigianale" del processo artistico. Capisco quindi che per questo non sia visto di buon occhio da molti addetti ai lavori, in quanto può mettere da parte molte figure professionali dei vari settori artistici e creativi. Sta di fatto comunque che, seppure per essere bravi artisti bisogna sempre saper essere dei bravi artigiani, non è mica detto che un bravo artigiano debba saper essere per forza anche un bravo artista. Se parliamo di arte quindi non c'è molto da temere anzi, è tutto in fase di scoperta ed evoluzione".

L'evoluzione, soprattutto quella tecnologica, è sempre stata temuta nel tempo, così come ricorda D'Isa. Dai tempi in cui la fotografia cominciò a sostituire i ritratti, modificando così il ruolo dell'artista all'interno della società contemporanea. "Se si concede alla fotografia – scriveva Baudelaire –  di sostituire l’arte in qualcuna delle sue funzioni, essa presto la soppianterà o la corromperà del tutto, grazie alla alleanza naturale che troverà nell’idiozia della moltitudine". Intanto la fotografia, nel tempo, si è trasformata in una nuova forma d'arte, non sostituendo la figura tradizionale dell'artista, ma trasformandola e creandone una nuova. Secondo Curto però in questo caso specifico se si parla di "professioni" è lecito provare timore per il proprio ruolo "all'interno di una catena di montaggio creativa, per quanto riguarda la creazione di fumetti seriali, film o videogiochi che spesso richiedono un lavoro corale di più persone, facilmente sostituibili in futuro".

Errico invece ritiene che l'essere umano abbia effettivamente "limitazioni cognitive" rispetto alla capacità delle IA di "elaborare quantità di dati illimitate" e quella ineguagliabile di raccogliere informazioni. Tuttavia, l'uomo, continua l'illustratore, sarà sempre un passo avanti in quanto è in grado di rielaborare e reinventare ciò che conosce attraverso la propria esperienza, riuscendo a stupire i propri simili con idee sempre innovative. "Non credo – ha detto Errico – che l'IA cambierà il mondo dei fumetti, ma potrebbe aiutare nella ricerca di nuove idee. Il fumetto resta arte sequenziale, resta storytelling, resta esperienza umana e narrazione. Per fare qualcosa di notevole bisognerà sempre ragionare fuori dagli schemi".

Tutti quindi sono d'accordo riguardo la grande innovazione che questa nuova tecnologia porterà al modo degli illustratori di approcciare all'arte, seppure ognuno concepisce questa rivoluzione a suo modo e guarda al futuro con occhi diversi. L'unico problema che sorge e che negli ultimi mesi ha suscitato diverse polemiche è quello riguardante il diritto d'autore. Errico e Curto sono d'accordo: è necessaria una regolamentazione adeguata per tutelare sia chi fa uso di queste nuove tecnologie che chi preferisce restare attaccato alle proprie radici stilistiche e ai mezzi tradizionali. Secondo Curto sarebbe necessario rendere tutto open source affinché chiunque possa avvantaggiarsi delle AI assicurandosi però di non arrecare danni a terzi. "Qualsiasi uso poi commerciale delle opere – sottolinea Curto – dovrebbe essere sempre accompagnato dalla dicitura: "immagine artificiale", in totale trasparenza"

Intanto per ovviare a questo "problema" il 14 febbraio 2023 è nata Egair, un’iniziativa per regolamentare l’utilizzo delle IA promossa, a partire dallo scorso anno, dal fumettista Lorenzo Ceccotti, in arte Lrnz, e MeFu – Mestieri del Fumetto, associazione che ha lo scopo di valorizzare l’operato di autrici e autori di fumetto. Egair propone un manifesto, sottoscritto da artisti come Milo Manara, AleKsi Briclot, Greg Rutkowksi, articolato in cinque punti elaborati per regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale.

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