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Bruce Sterling, il Cyberpunk, e il futuro: “È molto peggio di quello che immaginavamo”

Il romanziere americano, 69 anni, è stato il padre del Cyberpunk insieme a William Gibson. I due, insieme a una schiera di altri autori, hanno ridefinito i canoni della fantascienza influenzando per più di trent’anni il mondo del cinema e dei videogiochi. Tante le previsioni sul futuro che Sterling ha azzeccato, prima fra tutte quella sul clima.
A cura di Gianluca Orrù
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Lo scrittore americano Bruce Sterling
Lo scrittore americano Bruce Sterling

Capelli bianchi e lunghi con il mullet, come si dice negli USA, e baffi da motociclista, l'aria tranquilla e sua moglie Jasmina Tesanovic, serba ma "milanese adottata", che lo segue ovunque. Il guru della fantascienza e della cultura Pop mondiale Bruce Sterling è a Torino per uno speech su Primo Levi e la sua Fantascienza, direttamente da Ibiza dove si è trasferito in questi anni per seguire la crescita di sua nipote Frida, che adesso ha tre anni. Ha comunque conservato una casa in città, in zona Campidoglio, dopo aver vissuto per anni a San Salvario.

"Ho fatto moltissime previsioni in quanto autore di fantascienza – racconta Bruce Sterling a Fanpage.it – e molti pensano che io sia un astrologo o abbia poteri demoniaci. La verità è che alcune previsioni le ho azzeccate e altre le ho sbagliate. Tra quelle azzeccate c'è il cambiamento climatico, che però mai mi sarei immaginato sarebbe arrivato tanto velocemente. Siamo a ottobre a Torino e ci sono ancora trenta gradi, è pieno di zanzare e questo, il 2023, è l'anno più caldo della storia. Ma state tranquilli perché lo ricorderemo come si ricordano i bei vecchi tempi andati, perché questo sarà l'anno più freddo del XXI secolo".

Tra le previsioni che non si sono verificate c'è lo sviluppo delle periferiche per la realtà virtuale e la realtà aumentata. "Per molto tempo sono stato un fanatico sostenitore di queste tecnologie – racconta Bruce – ma sono quarant'anni che ci provano, investendo letteralmente miliardi di dollari, eppure questa tecnologia è lontana dall'essere popolare come il cinema o i videogiochi. Non so davvero dire il perché, però mi sento di dire che al momento è assurdo pensare di incontrarsi in VR per fare business. Al momento questa tecnologia è come un biglietto per fare un giro in giostra, divertente certo, ma non lo faresti tutto il giorno".

È inevitabile parlare di Cyberpunk e della sua attualità. Sterling non scrive più racconti e romanzi cyberpunk e si sta concentrando su altro. "Mi interessano molto Primo Levi e la sua Fantascienza – spiega – mi interessa l'Italia e mi interessa Torino, perché qui puoi trovare ben conservate opere di oltre 2000 anni fa e documenti su come quelle opere sono state concepite e sviluppate. Mi piace il modo che ha l'Italia di conservare il proprio passato".

"L'ultima cosa che ho scritto che assomiglia un po' al Cyberpunk – prosegue – che ha quelle vibrazioni, è un racconto non fiction che si chiama Money in the Bank, che parla di cryptovalute, di quel mondo, con quel gergo, ma le somiglianze si fermano lì, è un racconto che parla dell'oggi, della sottocultura crypto".

Ma il cyberpunk, secondo Bruce Sterling, non era soltanto ‘fantascienza a livello della strada', che suona meglio in inglese ‘street level science fiction', ma era proprio quel mondo degli anni '80, quelle aspettative che gli anni '80 avevano dato allo sviluppo delle tecnologie, alla pervasività di quella che sarebbe stata la rete.

"Noi cyberpunk, prima dell'arrivo del word processing, ci spedivamo i nostri testi con delle lettere scritte a mano o battute a macchina, le spedivamo letteralmente. Quando sono arrivati i computer, abbiamo iniziato a mandarci delle e-mail. Non so se questa sensazione possa essere trasmessa a queste generazioni. Per noi il word processing era uno strumento simile alla console di un dj, campionavamo dei brani e li remixavamo, riscrivendoli. Una cosa che adesso costituisce un problema morale non da poco. Basti pensare a quanti autori stanno facendo causa alle AI perché copiano e remixano i loro testi, masticandoli e risputandoli fuori come facevamo noi".

"Il Cyberpunk oggi? Beh il punk è un cosa generazionale e la parola cyber sembra una cosa che farebbe tuo zio. Non è più eccitante come un tempo e non puoi continuare a mangiare una torta del 1987. Voglio dire, si potrebbe fare un romanzo storico sul 1987 e potrebbe essere interessante, ma io non ho alcuna intenzione di farlo".

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