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Conti troppo salati, i ristoranti possono applicare coperto e maggiorazione per il servizio?

In Italia non c’è nessuna legge che vieti esplicitamente di inserire il coperto tra le voci del conto. Tuttavia, se sono presenti eventuali illeciti, i consumatori possono segnalarli e denunciarli alle autorità competenti.
A cura di Ida Artiaco
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Ha fatto il giro dell'Italia intera la notizia del conto, più che salato, pagato da quattro studenti giapponesi in un ristorante di Venezia: ben 1100 euro per aver ordinato una bistecca a testa e una frittura mista, oltre ad acqua e servizio. Ma non sono gli unici. Altre persone, della stessa comitiva, avrebbero speso in un altro locale della città lagunare circa 350 euro per tre piatti di pasta col pesce. Insomma, cifre da capogiro, molto spesso gonfiate da voci, come quella del coperto, che possono diventare un salasso anche per le tasche più pesanti e che rappresenta un unicum nel panorama europeo. Ma pagare il coperto è legale nel nostro Paese? Se sì, a quanto dovrebbe ammontare?

Coperto tassa antica: risale al Medioevo

Bisogna ricordare che con questo termine si intende lo spazio con tutti gli oggetti che vengono predisposti per un singolo commensale: stoviglie, posate, bicchieri, tovaglia e tovaglioli, solo per citarne alcuni. Dunque, una sorta di tassa che include la tipologia qualitativa del servizio reso. Si tratta di un consuetudine, quella di far pagare il coperto, che risale secondo gli esperti addirittura al Medioevo, quando i commensali erano soliti lasciare un contributo al proprietario della locanda dove consumavano il cibo portato da casa servendosi di tavoli, sedie e posate del locale, cioè letteralmente di un "posto al coperto". All'epoca, se si consumavano cibi preparati dal locandiere, il coperto era già incluso nel conto finale. Ovviamente, con il tempo il concetto è stato molto rivisitato, ma la sostanza non è cambiata. Importante è inoltre non confondersi con il servizio, altra voce del conto, che può variare dal 15 al 20 per cento del totale, e che trae origine dal tempo in cui i camerieri non erano contrattualizzati e il personale veniva pagato a percentuale sulle ordinazioni dei clienti e dei tavoli che serviva.

In Italia nessuna legge vieta di aggiungere il coperto al conto

In Italia, tuttavia, nessuna norma nazionale vieta espressamente di aggiungere il coperto tra le voci sullo scontrino. Per cui i ristoratori sono liberi di stabilire i prezzi nelle proprie attività, dal momento che il coperto include anche una serie di servizi non quantificati nel conto, come la professionalità del personale o la qualità del servizio stesso. Esiste soltanto un decreto del 1940 che impone ai pubblici esercenti di "esporre nel locale, in luogo ben visibile al pubblico, la licenza, l’autorizzazione e la tariffa dei prezzi". Questo avviene quasi sempre, anche se la voce relativa al costo del coperto raramente viene menzionata, sebbene debba essere indicata nel listino prezzi.

Cosa fare in presenza di eventuali illeciti

Questo a livello generale. Perché invece, restando nell'ambito locale di comuni e regioni, le cose cambiano. Un esempio su tutti è quello del Lazio, dove una legge regionale del 2006 introduce "il divieto di applicare costi aggiuntivi per il coperto". Anche in altre regioni è stata avanzata la proposta di abolire il coperto da parte di alcune associazioni e gruppi di esercenti commerciali ma nonostante ciò sono ancora molti i ristoratori che non rispettano le regole, oppure che inseriscono nel conto voci equivoche. Dunque, fin quando non sarà approvata una norma nazionale in materia, che renderà illegale farlo pagare, non si potrà obiettare nulla circa la presenza del coperto nel menù, a meno che non siano presenti eventuali illeciti che andranno segnalati alle autorità competenti, e cioè ai vigili urbani.

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