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Opinioni
Elezioni politiche 2018

Cosa abbiamo capito della legge elettorale (e a chi conviene)

La nuova legge elettorale è complicatissima, soprattutto per la parte dell’assegnazione dei seggi. Abbiamo provato a capirci qualcosa e a scoprire chi ci guadagna.
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Come noto, alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 si voterà con il Rosatellum bis, la legge elettorale approvata alla scadenza della legislatura ed entrata ufficialmente in vigore il 12 novembre del 2017. È un sistema misto, per circa un terzo maggioritario e per circa due terzi proporzionale. In poche parole: alla Camera, per quanto riguarda l’Italia, saranno assegnati 232 seggi con il maggioritario e 386 con il proporzionale, mentre 12 saranno assegnati nelle circoscrizioni estere; al Senato saranno assegnati 102 seggi con il maggioritario, 207 con il proporzionale e 6 nelle circoscrizioni estere.

L’Italia è stata divisa in collegi uninominali, in cui ogni coalizione o partito ha presentato il proprio candidato, e collegi plurinominali (63, in 27 circoscrizioni per la Camera; 33 in 19 circoscrizioni per il Senato), con listini che possono ospitare fino a 6 candidati. In ogni collegio uninominale sarà eletto solo ed esclusivamente il candidato che prenderà un voto più degli altri. L’attribuzione dei seggi per quanto riguarda la quota proporzionale è più complessa e avverrà su base nazionale, secondo un meccanismo che proveremo a spiegare nel dettaglio e che costituisce una delle ragioni di una profonda polemica.

Prima, però, spiegare come gli elettori saranno chiamati a esprimere il proprio voto. Le schede saranno due, una per la Camera dei deputati e l’altra per il Senato della Repubblica.

Ogni scheda riporta il nome del candidato al collegio uninominale, evidenziando i partiti che lo sostengono e i nomi che compongono i listini proporzionali dei partiti stessi. Si vota tracciando un solo segno: o sul candidato al collegio uninominale, o su una delle liste che sostengono il candidato. Saranno “tollerati” anche i voti espressi con due segni, al candidato e al partito, purché la lista scelta faccia parte della stessa coalizione che sostiene il candidato. In altre parole, non è possibile effettuare il cosiddetto voto disgiunto.

La legge è stata molto criticata dal punto di vista della funzionalità, dell'equilibrio fra rappresentanza e governabilità e del rispetto della volontà degli elettori. Le maggiori complessità sono relative ai meccanismi di attribuzione dei seggi e dalla modalità con cui sono "distribuiti" i voti all'interno delle coalizioni.

Torniamo infatti alla modalità di voto e leggiamo cosa dice la nuova legge.

Se l’elettore traccia “con la matita sulla scheda un segno, comunque apposto, sul rettangolo contenente il contrassegno della lista e i nominativi dei candidati  nel collegio  plurinominale” allora “il voto è valido a favore della lista e ai fini dell'elezione del candidato nel collegio uninominale”. È il caso standard: voto valido per il candidato di collegio all’uninominale e per il partito prescelto al proporzionale. Se il candidato CAIO è sostenuto dalle liste Fanpage.it e The Jackal, mettendo una X sul simbolo di Fanpage.it si dà il voto a CAIO per l’uninominale e a Fanpage.it per il proporzionale. Chiaro, no?

C’è però il secondo caso, ovvero quello in cui “il segno sia tracciato solo sul nome del candidato nel collegio uninominale”. In questa situazione “i voti sono ripartiti tra le liste della coalizione in  proporzione ai voti ottenuti da ciascuna nel collegio uninominale”. Se cioè l’elettore mette la X solo sul nome CAIO, il voto andrà ovviamente a CAIO per il collegio uninominale e sarà “diviso” tra Fanpage.it e The Jackal “in proporzione” al numero di voti presi dalle liste nel proporzionale. In pratica, le due liste si divideranno “proporzionalmente” anche i voti dati dall’elettore solo al candidato all’uninominale. Il meccanismo di calcolo è incredibilmente complesso, con resti e quozienti che saranno determinati dagli uffici elettorali regionali e nazionali. E, come spiega Maccagno su YouTrend, non sarà affatto semplice capire dove scatteranno i seggi per i singoli partiti, in particolare per quel che concerne la Camera.

Per i partiti coalizzati, banalmente, il voto di un elettore può avere "peso" diverso per la componente proporzionale, ovvero del 100% se la X è apposta sul simbolo della lista, di una quota "proporzionale" se la X è apposta sul nome del candidato all'uninominale.

Ci sono però alcune questioni da tenere a mente, relativamente alle soglie di sbarramento. Come noto, le soglie di sbarramento sono del 10% per le coalizioni e del 3% per le liste (a meno che non abbiano raggiunto il 20% in una singola Regione o che siano espressione di minoranze linguistiche).

Ciò significa che se la lista The Jackal non raggiungesse il 3% dei voti, non potrebbe essere rappresentata in Parlamento (ovviamente sempre per la quota proporzionale). I voti dati alla The Jackal, però, concorrerebbero al risultato nazionale della coalizione e dunque sarebbero in qualche modo "fagocitati" dalla lista Fanpage.it. Allo stesso modo accadrebbe per coalizioni con più liste che non raggiungessero il 3% dei voti: i loro consensi regalerebbero agli altri partiti alleati più seggi al proporzionale.

Ma c’è un ulteriore problema: “Non concorrono alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione i voti espressi a favore delle liste collegate che abbiano conseguito sul piano nazionale un numero di voti validi inferiore all'1 per cento del totale”. Ciò significa che se la lista The Jackal non raggiungesse l’1% dei voti la coalizione non beneficerebbe di tali consensi per accrescere la propria “cifra elettorale nazionale”. Tradotto: meno seggi col proporzionale anche alla lista Fanpage.it.

Che conseguenze ha questo meccanismo elettorale? La soglia di sbarramento del 3% potrebbe favorire i grandi partiti all’interno di coalizioni, considerando che potrebbero accaparrarsi anche i consensi indirizzati ai loro alleati, nel caso in cui essi ottenessero dal’1% al 3% dei consensi. Sotto l’1%, invece, i voti potrebbero andare “sprecati”, per la coalizione. Ragion per cui un grande partito potrebbe teoricamente essere interessato a portare un suo alleato minore “sopra l’1% ma sotto il 3%”. Va detto che la norma "dell'1%" è stata pensata per evitare la proliferazione di liste farlocche all'interno delle coalizioni, una delle caratteristiche del Porcellum.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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