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Ci sono 350mila carte d’identità elettroniche difettose

L’ANCI ha reso noto che, a causa di un difetto nel chip, ci sono 350mila nuove carte d’identità elettroniche che non sono utilizzabili e vanno cambiate il prima possibile. Il danno per le casse dello Stato è ingente e si aggira intorno ai 50 milioni di euro (e le stime sono ancora provvisorie).
A cura di Redazione
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A riportare la notizia è Il Messaggero, che cita una lettera di Antonio Decaro Presidente dell'ANCI, l'associazione nazionale dei comuni italiani. In circolazione, "prodotte, confezionate e inviate" dal Poligrafico dello Stato, ci sarebbero oltre 350mila carte d'identità elettroniche difettose, che già stanno creando problemi ai cittadini e andrebbero sostituite al più presto. Stando a quanto scritto da De Caro, al momento della produzione del chip elettronico contenuto nelle nuove carte di identità, sarebbe stata utilizzata una versione vecchia e buggata del software messo a punto del Poligrafico dello Stato. L'errore sarebbe stato determinato dalla mancanza di controlli e dal fatto che le tessere siano state inviate ai comuni senza un check definitivo.

Di fatto, dunque, le carte di identità sarebbero inutilizzabili e potrebbero creare problemi soprattutto nel caso in cui dovessero essere utilizzate per superare dei controlli alle frontiere. Infatti, a causa del difetto nel chip, i dati personali non sarebbero leggibili e non si potrebbe dunque ottenere il via libera alla frontiera.

Si tratta, dunque, da un problema da risolvere con urgenza, come spiega Decaro: "Prima di tutto bisogna comunicare la problematica a tutte le frontiere; informare i cittadini interessati e sostituire loro il documento difettoso senza altri costi per i cittadini stessi e le amministrazioni locali". L'ANCI ha quantificato anche il danno erariale, che ammonta a oltre 50 milioni di euro, con l'aggiunta dell'aggravio del lavoro per i Comuni, già sobbarcati di richieste e, in molti casi, incapaci di espletarle in tempi brevi. Sono moltissime, infatti, le denunce sui tempi biblici di attesa, a volte anche di 4 mesi, per gli appuntamenti necessari a ottenere il rilascio della carta di identità elettronica.

La replica del Poligrafico Zecca dello Stato:

In relazione all’articolo pubblicato su Il Messaggero in data 20 maggio 2018 sulle
350.000 CIE con chip difettoso, si rileva l’infondatezza di numerose affermazioni
riportate nel testo, anche per evitare un inutile allarme per i cittadini.
Nessun cittadino italiano è stato respinto alle frontiere in quanto le circa 350.000
carte emesse nel periodo ottobre 2017 – febbraio 2018 con
dati non riportati correttamente in una parte secondaria del microprocessore, sono
perfettamente funzionanti. Queste carte mantengono inalterata la loro
caratteristica di strumento sicuro di identificazione fisica e digitale, come tutte le
altre CIE, dal momento che assicurano la verifica di autenticità dei dati obbligatori
normalmente letti durante i controlli (i dati personali, la foto, le impronte e la firma
digitale del Ministero dell’Interno). Esistono alcuni dati secondari che pur essendo
riportati correttamente sul fronte della carta, non sono correttamente riportati sul
chip.
Al fine di evitare rischi di disagio per i cittadini, nel caso delle CIE valide per
l’espatrio, il Poligrafico con tutte le Amministrazioni di riferimento, ha avviato tutte
le procedure previste a livello nazionale ed internazionale per la corretta gestione di
questi documenti in caso di attraversamento di frontiere con la compilazione di
white list di queste CIE, che potranno quindi continuare ad essere utilizzate.
Il Poligrafico già a febbraio 2018 ha individuato la criticità risolta attraverso
un’accurata analisi del processo di produzione (e non un audit), risolvendola in 24
ore ed ha predisposto un piano di sostituzione gratuita delle carte difettose nei
prossimi 12 mesi ai cittadini che comunque manifestassero la volontà di sostituire la
propria.
Infondata è anche la stima dei costi riportata nell’articolo.

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