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Castelvetrano, così i poliziotti coprivano la loggia in cambio di un lavoro per le mogli

Ci sono anche tre poliziotti tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione Artemisia della Procura di Trapani dopo la scoperta della loggia massonica capeggiata da Giovanni Lo Sciuto: Salvatore Passanante, ispettore in servizio presso il commissariato di polizia di Castelvetrano, Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe avrebbero coperto la loggia in cambio di un lavoro per le mogli.
A cura di Ida Artiaco
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Tra i 27 arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo di Trapani nell'ambito dell'inchiesta Artemisia, in seguito alla scoperta di una loggia massonica segreta "capace di condizionare la politica e la burocrazia", ci sono anche tre uomini appartenenti alle forze dell'ordine. Si tratta di Salvatore Passanante, ispettore in servizio presso il commissariato di polizia di Castelvetrano, paese di origine del boss superlatitante Matteo Messina Denaro, di Salvatore Virgilio assistente capo della sezione di Trapani della Direzione Investigativa Antimafia e di Salvatore Giacobbe, in servizio presso la questura di Palermo. Come si legge nelle carte della procura della città siciliana, i tre poliziotti avrebbero coperto come meglio potevano il sistema corruttivo della loggia, capeggiata dall'ex deputato regionale dell'Ncd Giovanni Lo Sciuto in cambio, ovviamente, di favori.

A quanto pare, infatti, erano proprio loro a far sapere a Lo Sciuto che era intercettato, come si legge nell'ordinanza del gip del Tribunale di Trapani Emanuele Cersosimo. In particolare, Passanante e Virgilio avrebbero rivelato al politico, che per altro non hai mai nascosto la sua amicizia di vecchia data con Messina Denaro, anzi se ne vantava come è emerso da alcune intercettazioni, notizie riservate di indagine "apprese in ragione del proprio ufficio e concernenti attività di indagine riguardanti le posizioni di Lo Sciuto, di Paolo Genco o di loro conoscenti o affini, e quindi per compiere atti contrari ai doveri d'ufficio". In cambio, avrebbero ottenuto l'assunzione delle rispettive mogli all'Anfe, l'Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati, di cui proprio Genco è presidente. Virgilio avrebbe effettuato anche delle bonifiche in un appartamento nel 2015, fatto di cui Lo Sciuto venne a conoscenza tramite informazioni rivelate da Passananate.

A informare Lo Sciuto delle intercettazioni era anche Salvatore Giacobbe, il quale avrebbe comunicato al capo della loggia di essere oggetto di un'indagine prima della procura di Palermo e poi  di quella di Trapani "nell’ambito di un procedimento penale pendente avente ad oggetto condotte commesse nell’ambito dell'Inps di Trapani". La notizia passata da Giocobbe serviva per accelerare l'accreditamento della "Cooperativa Omega" presso la Regione Siciliana quale centro di accoglienza di minori migranti, di cui la moglie era presidente del consiglio di amministrazione e il suocero vice presidente. Il tramite tra i due, si legge ancora nelle carte della Procura di Trapani, era Giovannantonio Macchiarola, capo della segreteria dell'allora ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano. Un sistema di favori, dunque, che avveniva su più livelli. Inoltre, nell'inchiesta risulta coinvolto anche Francesco Messina Denaro, cugino di secondo grado del boss Matteo, e procuratore speciale per la "Diaverum srl", una società che gestisce laboratori di analisi e centri di emodialisi. Lo Sciuto avrebbe garantito il suo interessamento per un progetto che riguardava la struttura sanitaria e in cambio Francesco Messina Denaro avrebbe assunto una persona che stava a cuore a uno dei fedelissimi di Lo Sciuto, il dottore Orlando.

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