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Caso Spataro, il Csm dà ragione a Matteo Salvini: il ministro ‘assolto’

Sullo scontro tra Matteo Salvini e l’ex capo della Procura di Torino Armando Spataro arriva il verdetto del Csm: “non risulta leso in concreto l’indipendente esercizio della funzione”, poiché “le espressioni adoperate dal ministro dell’Interno non appaiono costituire critica all’esercizio della funzione giurisdizionale”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Csm dà ragione al ministro degli Interni Matteo Salvini: sul caso Spataro il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di non aprire una pratica a tutela di Armando Spataro, ex capo della procura di Torino. Secondo la Prima Commissione non sarebbe stata lesa l'indipendenza della funzione giudiziaria del procuratore. "Non risulta leso in concreto l'indipendente esercizio della funzione", poiché "le espressioni adoperate dal ministro dell'Interno non appaiono costituire critica all'esercizio della funzione giurisdizionale", ha spiegato il Csm. Nella delibera, di cui è stato relatore il presidente della Prima Commissione Alessio Lanzi, si sottolinea anche come "l'ampio spazio che ha avuto il dibattito sui fatti" in questione, "sia in seno al Consiglio che al di fuori dello stesso", abbia "già soddisfatto l'esigenza sottesa all'apertura della pratica a tutela, poiché il dibattito stesso e l'attenzione con esso posta alla necessità che il confronto istituzionale proceda sempre con toni misurati e nel rispetto dell'interlocutore risulta, di per sé, aver raggiunto l'effetto cui l'apertura della pratica mirava". 

Lo scontro tra il ministro e il procuratore di Torino Armando Spataro si era consumato poco più di un mese fa: il vicepremier leghista gli aveva anche suggerito di andare in pensione, dopo le critiche ricevute dal procuratore, che lo aveva accusato di aver diffuso in anticipo la notizia di un'operazione contro la mafia nigeriana, che avrebbe potuto compromettere le indagini ancora in corso. "La diffusione della notizia – aveva spiegato Spataro  – contraddice prassi e direttive vigenti nel Circondario di Torino secondo cui gli organi di polizia giudiziaria che vi operano concordano contenuti, modalità e tempi della diffusione della notizie di  interesse pubblico, allo scopo di fornire informazioni ispirate a criteri di sobrietà e di rispetto dei diritti e delle garanzie spettanti agli indagati per qualsiasi reato. Ci si augura che, per il futuro, il Ministro dell'Interno eviti comunicazioni simili a quella sopra richiamata o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso, così rispettando le prerogative dei titolari dell’azione penale in ordine alla diffusione delle relative notizie".

"Basta parole a sproposito – aveva replicato Salvini  – Inaccettabile dire che il ministro dell'Interno possa danneggiare indagini e compromettere arresti. Qualcuno farebbe meglio a pensare prima di aprire bocca".

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