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Cancellare il termine ‘razza’ dalla Costituzione? No, e vediamo perché

C’è un motivo molto preciso per cui è importante che la Costituzione continui a parlare di razze.
A cura di Giorgio Moretti
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Negli episodi precedenti

Attilio Fontana, in lizza per la presidenza della Regione Lombardia, ci ha voluto chiarire quella che secondo lui è una sfida del futuro: "Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se la nostra società deve essere cancellata". Razza bianca, il polverone si solleva massiccio. "Uscita infelice", ha detto poi per giustificarsi. Ma è stata una giustificazione misera: per poter pronunciare qualcosa del genere è necessario avere pronto "razza bianca" come categoria mentale, altrimenti non ti scappa. Inoltre Fontana ne ha dato ragione con un riferimento alto: "dovremmo cambiare anche la Costituzione, che è la prima a dire che esistono delle razze". Ma davvero?

La Costituzione razzista

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali." Articolo 3, primo comma, della Costituzione. Il concetto di "razza" è qui evocato per negare che possa essere la base di una qualunque discriminazione. Nel farlo, secondo Fontana e non solo, ammetterebbe così che le razze esistono, e quindi eccoli presi in castagna i criticoni: se sbaglia Fontana a parlare di razza bianca, sbaglia anche la Costituzione.
Non pochi di coloro che hanno pubblicamente criticato Fontana hanno così rilanciato che sì, anche la Costituzione andrebbe cambiata davvero per eliminare ogni riferimento al concetto di razza, un retaggio obsoleto e antiscientifico. Comprensibile nel '48, non certo oggi.
Ricapitolando: Fontana parla di "razza bianca", afferma che però anche la Costituzione parla di "razza", e così in molti giungono alla posizione che Fontana ha fatto un'affermazione razzista e la Costituzione va cambiata. Ma (oltre a essere politicamente quasi impossibile) cambiare quell'articolo eliminando la parola "razza" sarebbe un errore.

Ebbene, le razze esistono

Non da un punto di vista scientifico. L'idea che esistano differenti razze umane è stato sconfessato dalla scienza in maniera precisa, puntuale ed eloquente (peraltro uno dei contributi più sostanziosi e solidi a questa negazione è opera di un celebre genetista italiano, Luigi Luca Cavalli-Sforza). Alla fine, è emerso con evidenza che non esistono criteri univoci in grado di discernere la specie umana in razze. Ma il fatto che le razze non esistano nella realtà scientifica non significa che non esistano come categoria di pensiero, del pensiero razzista, che esiste ed è molto vigoroso e pervicace.

Anche se le razze non sono accettate come categoria scientifica, il pensiero razzista esiste: la Costituzione lo conosce bene, e afferma che tale pensiero non potrà essere base per alcun tipo di discriminazione, finché la sua guardia durerà. La Costituzione non è uno studio scientifico, ma è un atto politico. Sa che il problema non è una certa considerazione misurata dell'etnia caucasica, ma il tifo o lo spregio dell'idea di razza bianca, o nera, o via dicendo: la categoria da sorvegliare è la razza, e va chiamata col suo nome. Perché il razzismo si fonda sulla convizione diabolica che una razza esiste.
La Costituzione non è una stanza d'ospedale per diritti convalescenti, non possiamo dire "Che cosa sporca e antiscientifica questa parola, la voglio fuori dalla mia Costituzione". Lo scopo della Costituzione è essere un atto politico, e l'atto politico è anche chiamato a sigillare demoni, chiamandoli col loro nome, per quanto sia sudicio, per quanto faccia paura. Non si deve temere di pronunciare il nome di Voldemort.

L'art. 3 della Costituzione non è pubblicabile su una rivista internazionale di genetica, ahinoi. Ma è quell'incantesimo che, vòlto contro la tendenza del razzismo, la svuota di potere. Perciò quella parola, da tenere nella nostra Costituzione, è così preziosa.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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