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Bimbo finisce in dirupo non segnalato e muore: Comune dovrà pagare 2,2 milioni

Il caso del piccolo Amos Guzzini, 7 anni, finito in uno strapiombo non segnalato nel comune di Offagna, in provincia di Ancona e finito on il viso sulla recinzione acuminata di una casa sottostante. Ora l’amministrazione dovrà pagare una multa salatissima.
A cura di B. C.
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Il 9 giugno del 1997 il piccolo Amos Guzzini, 7 anni, precipitò in uno strapiombo non segnalato, nascosto tra l'asfalto e un muretto, lungo via Martin Luter King, nel piccolo paese di Offagna, comune di 1.800 abitanti nell'Anconetano. Il bimbo morì dopo 5 giorni di agonia. Oggi, a distanza di diciotto anni da quella tragedia, arriva la sentenza di condanna in sede civile: il comune dovrà risarcire due milioni e 200 mila euro alla famiglia Guzzini, padre, madre, i nonni e le due sorelle di Amos, Noemi e Ambra. Come scrive il Messaggero, il giudice ha individuato come corresponsabili in solido: il comune di Offagna, il geometra comunale Massimo Favillo, allora capo dell'ufficio tecnico, l'ex sindaco Giancarlo Santilli, il proprietario della lottizzazione Sandro Vignoni e, nei limiti del massimale garantito l'Assicurazione Fondiaria Sai.

“Siamo soddisfatti di questa sentenza anche se arriva dopo 18 anni ed è stata segnata dalla mancata volontà del Comune di Offagna di raggiungere un accordo, come più volte proposto – dice l'avvocato Maurizia Alessandra Sacchi che con il collega Andrea Natalini ha seguito il lungo iter penale e civile per conto della famiglia del bambino – Con la condanna in sede civile il Comune sarà ora obbligato a pagare un milione di euro in più, soldi che potevano essere risparmiati se l'amministrazione comunale avesse provveduto subito al risarcimento e, magari, avesse stipulato un'assicurazione congrua. Un danno erariale notevole, per questo stiamo valutando anche la possibilità di un esposto alla Corte dei Conti”. L’avvocato Scacchi evidenzia come tutto ruoti attorno a quel tratto di strada, che “i residenti avevano segnalato più volte al Comune, ma nessuno aveva provveduto a transennarla e indicarne le insidie con un cartello”. Diciotto anni ci sono voluti per veder chiusa una vicenda dolorosissima: in primo grado era stati assolti tutti gli imputati, sentenza ribaltata da ben due Corti di Appello e dalla Cassazione. Alla fine nonostante la prescrizione abbia evitato i reati penali, la responsabilità del danno civile in capo alla pubblica amministrazione e ai pubblici dipendenti è stata comunque riconosciuta.

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