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Belluno, 15enne legato e stuprato con un tubo mentre era ricoverato al centro per l’asma

La violenza di notte ad opera di un gruppo di coetanei dell’adolescente, tutti pazienti della rinomata struttura veneta per migliorare la propria respirazione. A processo il vigilante che non ha impedito l’abuso.
A cura di Antonio Palma
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Per curargli quell'asma che lo affliggeva da tempo, i genitori lo avevano accompagnato in una struttura rinomata per il trattamento di simili problematiche e per l'accoglienza dei più giovani con questi problemi: l'Istituto Pio XII di Misurina, ad Auronzo di Cadore, immerso tra montagne, alberi  sentieri. Proprio quel paesaggio rilassante e quella struttura accreditata con il Servizio sanitario nazionale come centro per la cura e la riabilitazione dell’asma infantile, avrebbero però fatto da scenario a una terribile violenza nei suoi confronti: un abuso sessuale da parte dei coetanei. Vittima dell'abuso un quindicenne che sarebbe stato legato al letto e quindi sodomizzato con un tubo da altri ragazzini, tutti pazienti e ospiti della struttura per migliorare la propria respirazione.

I fatti risalgono alla fine di luglio del 2013 quando, durante una notte, tre ragazzi ospiti della struttura si sarebbero intrufolati nella stanza della vittima di nascosto. Dopo averlo sorpreso e immobilizzato a letto, legandogli mani e piedi con lo scotch, avrebbero costretto l'adolescente a subire violenze sessuali, utilizzando anche un paletto di ferro. L a vicenda ora è al centro del processo che si è aperto mercoledì davanti al Tribunale di Belluno.

Imputati non sono i tre ragazzini, tutti veneti che si erano conosciuti nell'istituto, ma il sorvegliante notturno che col suo comportamento avrebbe permesso di agire al branco di adolescenti accusati invece di violenza sessuale davanti al Tribunale dei minori di Venezia in un processo separato. Il trentaduenne vicentino, che all’epoca dei fatti aveva il compito di controllare la struttura durante la notte, è accusato di omessa vigilanza ma anche di aver causato la violenza sessuale col suo comportamento. Il giudice ha fissato al prossima udienza al 10 ottobre per ascoltare i vari testimoni di accusa e difesa mentre la parte offesa non si è costituita parte civile.

La Struttura: "Noi parte lesa"

L'ente che gestisce la struttura precisa:

"I presunti episodi di bullismo risalenti all'estate del 2013, al vaglio della magistratura, sono stati prontamente segnalati al Tribunale dei Minori di Venezia proprio dall'opera Diocesana stessa, informata dal personale dipendente, consentendo così l'inizio delle indagini, sfociate, oggi, nel procedimento penale riportato.
Inoltre l'Opera Diocesana ha prontamente segnalato alle famiglie delle persone coinvolte la notizia del verificarsi dei presunti atti di bullismo oggi oggetto di processo penale, dandone sempre contestuale evidenza e comunicazione anche all'autorità giudiziaria competente.
L'opera Diocesana è parte lesa in questa vicenda e non è stata oggetto di nessun provvedimento giudiziario, risultando totalmente estranea ai fatti.
L'opera Diocesana ha appreso solo oggi, a distanza di cinque anni, della conclusione delle indagini e dell'inizio del processo.

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