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Bce, dietro le dimissioni di Stark c’è una Germania che non vuole più pagare i debiti degli altri

Le dimissioni di Stark potrebbero far presagire una condotta precisa da parte dei tedeschi, non più disposti a “pagare i debiti” degli altri Stati europei.
A cura di Alfonso Biondi
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Stark

Tensione nella Bce. Ieri pomeriggio il tedesco Jürgen Stark, membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea, ha rassegnato le sue dimissioni. Ufficialmente si tratta di "motivi personali", ma quelli che lo conoscono, quelli che sanno come la pensa sanno che Stark ha lasciato perché in aperta polemica con le decisioni dell'Eurotower. Già, perché il 63enne economista tedesco non ha mai sposato la linea della Bce di "rastrellare" sul mercato azionario i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, né avrebbe più potuto sostenerla. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata l'approvazione in agosto dell'acquisto di Btp (titoli italiani) e Bonos (titoli spagnoli); una decisione presa a larghissima maggioranza, 23 voti su 27, che ha irritato notevolmente Stark, nonostante Trichet l'avesse etichettata come una misura temporanea.

"Finanziare i deficit e tener basso il costo dell'interesse sul debito degli Stati non è compito della Banca centrale" andava ripetendo da tempo l'ex membro del consiglio esecutivo. E ora il rischio, concreto, è che le sue dimissioni possano preannunciare una precisa condotta della Germania, sempre meno disposta a farsi carico dei problemi degli altri Stati. Anche per questo motivo, ieri si è assistito a un venerdì nero delle borse europee, soprattutto di Milano e Madrid che hanno perso rispettivamente il 4,93% e il 4,44%.

L'avversione della Germania all'acquisto di titoli di Stato da parte della Bce è un fatto ormai assodato; oltre a Stark, infatti, qualche mese fa s'era dimesso anche  Axel Weber, presidente della Bundesbank in aperta polemica con la Banca centrale europea sempre per gli stessi motivi. A rendere la situazione più chiara anche le dichiarazioni dell'economista Hans Werner Sinn, presidente dell'istituto di ricerca Ifo, secondo cui la Bce "ha infranto la regola d'oro che la Germania aveva posto come condizione per abbandonare il marco: la proibizione di fornire finanziamenti agli Stati".

Prima Grecia, poi Portogallo, poi Irlanda, poi Spagna, poi Italia: l'Eurotower ha comprato titoli di Stato per 130 miliardi di euro. Ma sarà più in grado di farlo? Jean Claude Trichet ha parlato sempre di misure straordinarie o temporanee, destinate ad esaurirsi con l'entrata in vigore del Fondo salva Stati, prevista per ottobre. L'augurio per la Germania è  che le cose stiano davvero così, anche perché "l'operaio tedesco non ne vuol sapere di pagare il conto del pescatore greco".

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