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Yara, la mamma di Bossetti insiste: “Mio figlio è innocente, chiederemo nuovo esame dna”

Anche dopo le motivazioni della sentenza d’Appello che ha confermato l’ergastolo per Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, Ester Arzuffi ha detto che continueranno a chiedere una nuova perizia: “Mio figlio è padre di tre figli che vorrebbero riabbracciarlo”.
A cura di Susanna Picone
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“C’è un innocente in carcere, un padre di tre figli che vorrebbero solo riabbracciare il loro papà”. A parlare così, anche dopo che la corte d’assise d’appello di Brescia ha depositato le motivazioni del verdetto nei confronti di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in secondo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio, è Ester Arzuffi, la madre del muratore di Mapello. Una donna che continua a sostenere l’innocenza di suo figlio, che dal carcere ha sempre respinto ogni accusa. La mamma lo ha difeso a spada tratta dopo aver letto le motivazioni dei giudici anche ai microfoni di “Mattino Cinque”: “È un momento di grande apprensione per noi. Lui è un innocente in carcere, padre di 3 figli che vorrebbero solo riabbracciare il loro papà”, ha detto la Arzuffi aggiungendo che “è impossibile pensare come si senta Massimo, in questo momento è sicuramente demoralizzato”. La donna ha detto di continuare a credere nella giustizia: “Noi continueremo a chiedere una nuova perizia per vie legali sul Dna, finché avremo fiato in corpo. Crediamo alla giustizia, e confidiamo nella Cassazione, soprattutto per capire chi è stato davvero a fare del male a quella piccola creatura di Yara”.

Le motivazioni della sentenza e la reazione di Bossetti

Nelle motivazioni della sentenza d’appello che ha appunto confermato l’ergastolo per Bossetti i giudici hanno spiegato che non vi sono più campioni di materiale genetico in misura idonea a consentire nuove amplificazioni e tipizzazioni del dna trovato sul corpo della tredicenne di Brembate Sopra. Parlando del movente, hanno inoltre detto che le finalità dell'aggressione a Yara Gambirasio furono “dai contorni sessuali”. “Non solo l'imputato è raggiunto dalla prova granitica del Dna diretta in quanto rappresentativa direttamente del fatto da provare, collocandolo sul luogo dell'omicidio” ma anche “da una serie di elementi indiretti che uniti tra di loro consentono di giungere a una sicura affermazione di responsabilità”, così ancora i giudici nelle motivazioni. “Non credo al personaggio descritto dal pm, Massimo è innocente”, ha detto intanto il cognato Agostino Comi, che come la Arzuffi ha affermato in televisione di credere nell’estraneità del muratore, ulteriormente messo a dura prova dalla pubblicazione delle motivazioni della condanna.

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