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“Violentata e filmata dopo una serata alcolica”, assolti a Ravenna: “Il fatto non costituisce reato”

Era una notte di ottobre del 2017 quando la ragazza 18enne era stata portata a spalla fino a un appartamento di Ravenna dopo una serata alcolica. Lì, secondo l’accusa, era stata violentata e filmata con un cellulare.
A cura di Susanna Picone
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Due giovani sono stati assolti dall’accusa di violenza sessuale di gruppo su una ragazza di 18 anni. Uno dei due era accusato di aver abusato della ragazza in un appartamento di Ravenna, l'altro di avere incitato e filmato tutto con il cellulare. Si tratta di un 30enne di origine romena e un 31enne di origine senegalese in passato calciatore semi-professionista in forza al Ravenna. I fatti risalgono alla notte tra il 5 e il 6 ottobre del 2017 quando la giovane donna, dopo una serata alcolica in un locale in città, era stata portata a spalla fino a un appartamento del centro e lì, secondo l’accusa, era stata messa sotto alla doccia e aveva poi subìto abusi sessuali.

Dopo la denuncia, i video di quei momenti erano stati sequestrati dalla polizia e i due ragazzi erano stati raggiunti da altrettante ordinanze di custodia in carcere. Successivamente però il tribunale del Riesame di Bologna, sulla base anche dell'interpretazione di quei filmati, li aveva scarcerati ritenendo che la ragazza, sebbene "in uno stato di non piena lucidità", fosse "pienamente in grado di esprimere un valido consenso al rapporto sessuale" e lo avesse espresso. Ora i due uomini sono stati assolti dal collegio penale del Tribunale della città romagnola "perché il fatto non costituisce reato". La Procura aveva chiesto per entrambi la condanna a nove anni di reclusione.

La tesi del rapporto consensuale e dei filmati realizzati in contesto di una serata gioviale, è stata di fatto quella portata avanti dalle difese (avvocati Carlo Benini e Silvia Brandolini per il 30enne e Raffaella Salsano e Francesco Papiani per il 31enne). Per il Pm Angela Scorza la giovane invece "non era in grado di prestare un consenso libero" e "le sue condizioni sono state strumentalizzate per soddisfare pulsioni sessuali”. Il fatto che avesse presentato denuncia dopo un po’ di tempo dai fatti lo si doveva "alla necessità di ricostruire cosa fosse successo quella sera, sentendo le persone che c’erano, perché lei non lo ricordava". È plausibile, dopo le motivazioni della sentenza, un ricorso in appello della Procura.

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