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Villa e Lamborghini, ma percepiva il reddito di cittadinanza: smantellato business dei falsi a Siracusa

Villa con piscina trasformata in showroom di griffe false e una Lamborghini Urus sequestrata a un uomo che percepiva il reddito di cittadinanza: la Guardia di Finanza smantella il giro dei falsi tra social e web a Siracusa.
A cura di Davide Falcioni
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Un articolato sistema di commercializzazione di prodotti contraffatti, basato su dirette streaming sui social network e su un sito internet dedicato, è stato smantellato dalla Guardia di Finanza di Siracusa al termine di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica della città siciliana. L’operazione, condotta dal Nucleo di Polizia Economica Finanziaria, ha portato alla denuncia di tre persone per ricettazione e vendita di merce falsa – due residenti a Siracusa e una a Catania – oltre al sequestro di migliaia di articoli contraffatti, beni mobili e disponibilità finanziarie per circa 300 mila euro, tra cui una Lamborghini Urus, e alla chiusura di un sito internet.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il fulcro dell’attività illecita era l’abitazione del principale indagato: una villa con piscina alla periferia di Siracusa, trasformata in uno showroom clandestino allestito come una vera boutique. Qui venivano esposti e messi in vendita capi di abbigliamento, borse, portafogli, orologi e accessori recanti i marchi delle più note griffe dell’alta moda, tutti risultati contraffatti.

Da questa postazione gli indagati trasmettevano dirette in streaming su TikTok e Instagram, seguite da centinaia di potenziali clienti. Durante le trasmissioni la merce veniva mostrata e promossa, mentre i venditori cercavano di mantenere l’anonimato evitando di comparire in volto, ricorrendo a maschere o ad altri stratagemmi per occultare il viso.

Parallelamente all’attività sui social, era stato creato anche un sito internet, appoggiato a un provider statunitense e curato nei dettagli: prodotti suddivisi per categoria e marchio, fotografie in alta definizione, prezzi di vendita e descrizioni pensate per esaltarne la qualità. In particolare, compariva la dicitura “importazione parallela – qualità AA+ come l'originale”, utilizzata con l’evidente intento di rassicurare gli acquirenti sul livello di somiglianza con i prodotti autentici. In pochi mesi il portale aveva acquisito ampia visibilità, contribuendo ad ampliare il bacino di clienti e ad aumentare i profitti dell’organizzazione.

Una volta concluso l’acquisto, la merce veniva spedita tramite corrieri e pagata in contrassegno. Le somme riscosse dai vettori venivano poi versate, con cadenza mensile, sui conti correnti riconducibili agli indagati, alcuni attivi in Italia e altri presso istituti esteri, in Belgio, Irlanda del Nord e Lituania. Il denaro veniva successivamente prelevato in contanti e utilizzato sia per le spese quotidiane sia per l’acquisto di beni di lusso e per viaggi e vacanze.

L’analisi delle spedizioni effettuate negli ultimi cinque anni ha consentito di stimare un volume di vendite, limitatamente al contrassegno, pari ad almeno 12 mila articoli contraffatti immessi sul mercato, per un fatturato illecito complessivo superiore ai due milioni di euro. Dall’inchiesta è emerso anche che due degli indagati avrebbero indebitamente percepito il reddito di cittadinanza, presentando dichiarazioni non veritiere, nonostante un tenore di vita ritenuto incompatibile con il beneficio. Un elemento confermato, secondo gli inquirenti, anche dal sequestro di una Lamborghini Urus del valore di circa 270 mila euro, nella disponibilità di uno dei soggetti coinvolti.

La Guardia di Finanza sottolinea come la contraffazione, oltre a costituire un reato penale, alimenti un circuito di concorrenza sleale che danneggia le imprese operanti nella legalità, sottrae risorse allo Stato e può mettere a rischio la salute dei consumatori, spesso ignari dell’assenza di standard di sicurezza nei prodotti acquistati.

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