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Un legame che salva una vita: primo trapianto di fegato robotico a Modena, organo donato da un amico

A Modena il primo trapianto di fegato completamente robotico tra amici: una tecnica finora usata solo a Seoul e Riyadh. Il donatore, unico compatibile, ha deciso di aiutare il suo amico affetto da epatocarcinoma, dimostrando come altruismo, fiducia e tecnologia possano salvare una vita.
A cura di Biagio Chiariello
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Il robot DaVinci
Il robot DaVinci

Un traguardo senza precedenti nel mondo occidentale è stato raggiunto al Policlinico di Modena: per la prima volta, un trapianto di fegato da donatore vivente è stato eseguito con un approccio completamente robotico, sia per chi ha donato sia per chi ha ricevuto l’organo. Una procedura fino ad oggi adottata solo in centri altamente specializzati come Seoul e Riyadh.

Ma dietro l’innovazione tecnologica c’è una storia umana altrettanto straordinaria. Il ricevente, un uomo di 51 anni affetto da epatocarcinoma, ha trovato nel suo amico 52enne, unico compatibile, un donatore disposto a compiere un gesto di altruismo assoluto. Non parenti, ma legati da un legame di fiducia e amicizia che ha reso possibile questo intervento unico. È la prima volta, sui 34 trapianti robotici avviati dal 2021 al Policlinico di Modena, che una procedura del genere avviene tra persone non consanguinee.

L’intervento, avvenuto lo scorso giugno, è stato realizzato con il robot chirurgico daVinci. Le incisioni sul donatore erano di appena otto millimetri, riducendo dolore, cicatrici e tempi di recupero, e garantendo una minore invasività anche per il ricevente.

La tecnica consente di rispettare completamente la parete addominale, favorendo un recupero rapido e incoraggiando la donazione da vivente – spiega il professor Fabrizio Di Benedetto, direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato del Policlinico e docente ordinario di UniMoRe –. Grazie all’ingrandimento ottico e alla stabilizzazione dei movimenti, la precisione nell’esecuzione delle suture è estremamente migliorata”.

Il donatore è stato dimesso quattro giorni dopo, il ricevente dieci, entrambi in buone condizioni generali e rientrati nella propria regione.

Siamo orgogliosi dei nostri professionisti e di un sistema sanitario pubblico capace di unire tecnologia avanzata e competenze eccellenti – sottolinea il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale –. La rete donativa e trapiantologica regionale è solida e sostenuta da 23 sedi donative e dai tre centri trapianto di Modena, Bologna e Parma, che rappresentano un punto di riferimento a livello nazionale”.

L’innovazione non è solo tecnica. Questo intervento segna la crescita del Centro Trapianti di Modena, attivo dal 2000 e autore di oltre 1.500 trapianti di fegato, e la progressiva diffusione della chirurgia robotica per tumori epatici, biliari e pancreatici. L’equipe ha recentemente contribuito a importanti Consensus Conference mondiali, consolidando la reputazione internazionale del centro e promuovendo standard di sicurezza e precisione sempre più elevati, a beneficio di donatori e riceventi.

La vicenda dimostra come la tecnologia possa essere al servizio della generosità umana. Senza la disponibilità del donatore, il legame d’amicizia e la fiducia reciproca, questo risultato pionieristico non sarebbe stato possibile. La storia di questi due uomini è un esempio di altruismo che va oltre la scienza, un gesto che salva vite e dimostra il valore della solidarietà, della medicina avanzata e della speranza.

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