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Ufficio stampa insulta blogger dopo recensione negativa al libro: “Troppe ragnatele nella f**a”

Capita a tutti di ricevere una recensione negativa a un libro. C’è chi la accetta con stile e chi con acredine, come l’Ufficio Stampa Il Taccuino. Dopo le polemiche scoppiate sui social in seguito agli insulti sessisti rivolti all’autrice del blog, la direzione ha pubblicato delle scuse. Non rivolte però alla ragazza insultata.
A cura di Natascia Grbic
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"Ridicola, fascista e permalosa. Tipica sindrome da troppe ragnatele nella fica accumulate". No, non è la scritta sulla porta del bagno di un autogrill, ma l'insulto sessista dell'Ufficio Stampa ‘Il Taccuino' all'autrice del blog ‘Lettrice per passione'. La sua ‘colpa'? Aver scritto una recensione negativa al libro ‘Vite strappate in Italia dagli anni Settanta a oggi' di Antonella Betti, promosso dallo stesso ufficio stampa. Il vergognoso commento è apparso sia sul profilo Instagram dell'Ufficio Stampa sia su quello Twitter, rimanendo online per diverse ore. Attirando ovviamente l'indignazione di migliaia di persone, che hanno espresso la propria solidarietà alla blogger Daisy, bersaglio dell'insulto.

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Da quanto emerso in queste ore, Daisy non sarebbe stata l'unica a essere insultata dall'Ufficio Stampa de ‘Il Taccuino'. A un ragazzo che ritiene troppo elevati i costi dell'azienda, viene risposto ‘Certo, magari anche un pompino. Ridicolo'. Mentre a una ragazza viene data della ‘stupida troia'.

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In seguito al caos scoppiato sui social, Il Taccuino ha cancellato gli insulti sessisti e pubblicato un primo post di ‘scuse', nel quale si definiva il comportamento dell'Ufficio Stampa ‘probabilmente sbagliato', continuando allo stesso tempo ad apostrofare la blogger come ‘fascista hobbista di poco conto che non è nemmeno una giornalista professionista e che distrugge autori di cui non ha nemmeno ultimato la lettura per sua ammissione'. Fanpage.it ha contattato Francesco Lavorino, direttore de Il Taccuino, per chiedere spiegazione non solo in merito agli insulti sessisti rivolti alla blogger, ma anche per questo post di ‘scuse' che non sono esattamente a 360 gradi. "Purtroppo il post è opera di una persona che questa settimana ha subito un gravissimo lutto, siamo un ufficio stampa serio che ha sempre lavorato bene. Mi sono scusato e domani uscirà un comunicato stampa, ma le reazioni ricevute sono state peggiori del post prodotto". Quando Fanpage.it ha chiesto come mai non si fosse condannato in toto l'insulto alla blogger ma questo sia stato definito ‘probabilmente sbagliato', ci è stato detto di non ‘dire falsità'. Dopodiché la comunicazione si è interrotta.

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Qualche minuto dopo, è stato cancellato anche quest'ultimo post ed è stato sostituito da un altro messaggio: "Uno dei nostri collaboratori, l'autore del post sessista che ieri ha fatto tanto scalpore, purtroppo sta vivendo una fortissima situazione di stress personale in seguito alla perdita del figlio avvenuta la scorsa settimana. Recensire un libro senza averne ultimato la lettura è un gesto molto poco professionale ma la reazione del Nostro collaboratore è stata a dir poco esagerata e cafona. Ci scusiamo enormemente con tutte le donne che si sono sentite offese da quel post.  I messaggi di odio arrivati al nostro collaboratore che ha oggettivamente sbagliato e che sta già soffrendo per motivi personali, sono ben peggiori del post incriminato. Auguri a tutti di una buona e serena domenica lontana dai smartphone!". In seguito è stata aggiunta una stories su Instagram dove si precisa che il collaboratore è stato sospeso in via precauzionale e che Il Taccuino non collaborerà più con ‘blog non riconosciuti giornalisticamente che si permettono di produrre recensioni senza aver letto il contenuto integrale di ciò che recensiscono'.

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Salta subito all'occhio come le scuse siano state rivolte genericamente ‘alle donne che si sono sentite offese' e non alla blogger autrice della recensione, totalmente ignorata dalla direzione dell'Ufficio Stampa. Come se non fosse stata soggetta a un attacco di odio insensato. Anche questo minimizzato dall'azienda, che dalla posizione di carnefice ora si mette in quella di vittima, colpevolizzando la ragazza per aver commentato il libro prima di essere arrivata alla fine. Quando si dice, la toppa peggiore del buco.

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