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Udine, svastica disegnata sulla porta di casa di una sopravvissuta ad Auschwitz

Ignoti ieri sera hanno infatti disegnato una svastica sulla casa dove visse Arianna Szorenyi, a San Daniele del Friuli. La donna il 16 giugno 1944 fu deportata assieme ai familiari ad Auschwitz. Disegnata con un pennarello nero accanto alla porta, il simbolo del nazismo è stato successivamente ricoperto con un cuore.
A cura di Davide Falcioni
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Ancora un grave episodio di antisemitismo, questa volta in Friuli: ignoti ieri sera hanno infatti disegnato una svastica sulla casa dove visse Arianna Szorenyi, a San Daniele del Friuli. La donna il 16 giugno 1944 fu deportata assieme ai familiari ad Auschwitz. Disegnata con un pennarello nero accanto alla porta, il simbolo del nazismo è stato successivamente ricoperto con un cuore. Nella cittadina si sono già avuti episodi di intolleranza: il 30 gennaio lettere antisemite erano state recapitate a consiglieri di minoranza con la scritta: "Dopo 75 anni l'ebreo è sempre ebreo". Oggi davanti la casa di Szorenyi è stata organizzata una manifestazione. Sulla vicenda indaga la Digos.

Chi è Arianna Szorenyi

Arianna Szörényi Giovanella è nata a Fiume il 18 aprile 1933 da Adolfo Szörényi, ebreo di origini ungheresi, e Vittoria Pick, triestina e cattolica, entrambi impiegati di banca che furono costretti a lasciare la città e il lavoro dopo le leggi razziali del 1938 e i bombardamenti sulla città di Fiume. La famiglia decise di trasferirsi a San Daniele e il 16 giugno del 1944, mentre gli uomini erano al lavoro, Arianna (11 anni) insieme alla madre ed alle sorelle, venne arrestata da un gruppo di SS; tutti i componenti della famiglia furono interrogati, costretti a consegnare ogni oggetto e poi deportati prima nel campo di concentramento di San Sabba, quindi a Trieste e infine ad Auschwitz.

Nel campo di sterminio polacco Arianna superò la prima selezione, fu condotta alle docce per essere spogliata e tatuata con il numero di immatricolazione 89.219, quindi accompagnata con la madre e le sorelle in una baracca del campo di Birkenau. Nell’ottobre 1944 Arianna, separata dalla madre e dalle sorelle, fu trasferita in un kinderblock femminile, una baracca adibita all’alloggio di bambine e ragazzine. La bambina fu costretta a prendere parte a una lunga marcia nel gennaio del 1945, vide l'esecuzione di molti prigionieri e lei stessa rischiò la morte, ma un soldato SS decise di risparmiarla, caricandola su un vagone aperto diretto al campo di Ravensbruck. Dopo la liberazione di Auschwitz Arianna tornò a casa e scoprì che della sua famiglia era sopravvissuto, oltre a lei, un solo fratello. Nel 1952, ormai maggiorenne, si trasferì a Milano dove lavorò come sarta e si sposò nel 1960.

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