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Uccise la fidanzata Nadia Orlando: Francesco Mazzega si suicida dopo condanna a 30 anni

Venerdì la Corte d’assise di Appello di Trieste aveva confermato la condanna a 30 anni inflitta in primo grado a Francesco Mazzega, l’uomo che nell’estate del 2017 aveva la fidanzata Nadia Orlando, ventunenne di Vidulis di Dignano (Udine). Il 37enne si è tolto la vita nel giardino della sua abitazione, in Friuli, dove era agli arresti domiciliari.
A cura di Biagio Chiariello
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Francesco Mazzega, condannato a 30 anni per la morte di Nadia Orlando, si è suicidato. L'uomo è stato trovato in fin di vita nel giardino della sua abitazione intorno alle 22 di ieri sera, 30 novembre. Il 37enne di Muzzana del Turgnano, in Friuli, dove era agli arresti domiciliari, si è impiccato nel giardino di casa, ed è deceduto dopo 40 minuti di tentativi di rianimazione da parte dei sanitari. La conferma è arrivata dai carabinieri.

Francesco Mazzega era ai domiciliari

Venerdì in appello era stata confermata la condanna a 30 anni. La drammatica notizia assume un connotato paradossale, in quanto la misura cautelare dei domiciliari invece del carcere era stata adottata dal giudice proprio per evitare la possibilità di un insano gesto in prigione da parte del Mazzega. Nei prossimi giorni i giudici si sarebbero dovuti esprimere proprio sulla richiesta di inasprimento della misura cautelare che avrebbe potuto riportare in carcere il 37enne.

Il delitto di Nadia Orlando

Nadia Orlando fu soffocata la sera del 31 luglio 2017 dal fidanzato e collega di lavoro, Francesco Mazzega. Il delitto avvenne sul greto del fiume Tagliamento a pochi passi da casa della 21enne, poi l’assassino vagò in auto per tutta la notte con il cadavere affianco prima di presentarsi nella sede della Polstrada di Palmanova e confessare l'omicidio. Mazzega, cui il Riesame ha riconosciuto una “pericolosità sociale elevata e del tutto priva di freni inibitori”, era stato descritto come un uomo che vive i rapporti sentimentali “posseduto da un senso patologico di gelosia”. "Non merito perdono. Ho paura anche a chiederlo, vista la gravità di quanto fatto”,aveva detto in aula  in una dichiarazione spontanea resa prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio per la sentenza.

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